Il rigurcito neofascista viaggia sulla rete. E sul web cerca di assoldare nuovi militanti, soprattutto tra i più giovane. È l’allarme lanciato dai servizi segreti nella “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza” inviata al Parlamento. Sono emersi “insidiosi rigurgiti neonazisti, favoriti da una strisciante, ma pervasiva propaganda virtuale attraverso dedicate piattaforme online. I profili più esposti, come emerge dalla casistica delle azioni, sono quelli dei più giovani. C’è il rischio che anche ristretti circuiti militanti o singoli simpatizzanti italiani possano subire la fascinazione dell’opzione violenta”, scrivono gli 007. “Il monitoraggio informativo – prosegue la relazione dell’intelligence – ha posto in luce come accanto a formazioni strutturate e ben radicate sul territorio, si sia mossa una nebulosa di realtà skinhead ed aggregazioni minori, alcune delle quali attive soltanto sul web. Una galassia militante frammentata, che si è caratterizzata per una comunanza di visione su alcuni temi, quali la rivendicazione identitaria e l’avversione all’immigrazione, al multiculturalismo e alle Istituzioni europee, oltre che per momenti di corale, quanto estemporanea, convergenza in occasione di appuntamenti politico-culturali e commemorativi sul “fascismo delle origini”.
Tornano i rigurciti neonazisti – La relazione, presentata dal direttore dal direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis), Gennaro Vecchione, alla presenza del premier Giuseppe Conte, spiega che “l’attività degli organismi informativi in direzione della destra radicale ha necessariamente tenuto conto di uno scenario di fondo che, confermando gli allarmi lanciati nei più qualificati consessi internazionali d’intelligence, ha fatto registrare gravissimi attentati, a partire da quello di Christchurch del 15 marzo, e una molteplicità di episodi di violenza motivati dall’intolleranza religiosa e dall’odio razziale”. L’analisi dei servizi segreti, lunga 124 pagine, è molto dettagliata: “Le maggiori compagini, cronicamente attraversate da dissidi interni ed impegnate in processi di riorganizzazione, hanno proseguito nell’opera di accreditamento e inserimento nel tessuto sociale, con iniziative propagandistiche e mobilitative, specie nelle periferie urbane, volte a coinvolgere i contesti giovanili e le fasce popolari più svantaggiate, cavalcando tensioni e problematiche socio-economiche, legate all’emergenza abitativa e occupazionale, alla questione migratoria e alla sicurezza. Una inclinazione, non nuova, ad innestarsi sulle situazioni di disagio, polarizzandole, che non ha mancato di produrre effetti rilevanti per l’ordine pubblico, come avvenuto nella Capitale, nei casi in cui le contestazioni contro i centri di accoglienza e l’assegnazione di alloggi a stranieri e Rom sono sfociate in scontri di piazza. Specifiche iniziative sono state promosse a tutela della “famiglia tradizionale” e contro una presunta “islamizzazione” della società. Si è inoltre consolidata la tendenza ad ampliare gli spazi di mobilitazione verso il fronte ambientalista e animalista”.
La minaccia anarco-insurrezionalista – L’intelligence spiega anche di aver lavorato sul fronte della minaccia anarco-insurrezionalista: “Si tratta di ambienti dalle proiezioni offensive imprevedibili che, anche nel 2019, si sono distinti per aver concretizzato, dichiarato o coltivato propositi ritorsivi connessi a sviluppi investigativi e giudiziari a carico di militanti d’area. Tra le più insidiose prassi operative dell’anarco-insurrezionalismo resta il ricorso al sabotaggio – sottolinea ancora la relazione – tradottosi in attacchi incendiari contro cabine dell’alimentazione elettrica situate in alcuni tratti nevralgici della linea ferroviaria nazionale, come ad esempio l’episodio del 22 luglio ai danni dello snodo ferroviario dell’Alta Velocità di Rovezzano e quello del 6 novembre nei pressi della stazione Roma-Tiburtina. Sebbene l’anti-repressione abbia costituito tematica centrale e trainante per l’intero circuito militante, non sono mancati slanci mobilitativi in chiave antimilitarista, ambientalista e contro il ‘dominio tecnologicò, in linea con la propensione dell’area ad attivarsi su più fronti nella prospettiva finale di un ‘abbattimento del sistemà”, conclude la relazione sempre riguardo all’anarco-insurrezionalismo.
“Terroristi non arrivano sui barconi” – Sul fronte esterno gli 007 confermano quanto affermato in passato: mon ci sono al momento segnali che i combattenti jihadisti abbiano o stiano utilizzando i canali migratori per raggiungere l’Europa. Per quanto riguarda la rotta tunisina, l’esistenza di “reti criminali italo-tunisine” coinvolte oltre che nel traffico di migranti anche nel contrabbando di tabacchi e nel traffico di droga. Gli 007 segnalano inoltre due fenomeni connessi alla tratta: il ricorso alle ‘navi madre’ e un aumento degli sbarchi fantasma. Nonostante la “possibile contiguità” tra cellule jihadiste presenti nell’area della Tripolitania occidentale e “facilitatori” impegnati nel gestire i migranti che dal Sudan raggiungono Zuwara, in Libia – dicono i servizi d’intelligence – “allo stato attuale non sono state rilevate evidenze circa l’utilizzo strutturale dei canali migratori clandestini per l’invio di jihadisti in Europa”. Quello che invece segnalano gli 007 è che il conflitto in Libia “non ha depotenziato le organizzazioni che gestiscono la tratta” che, anzi, hanno mostrato “particolare duttilità nell’adeguare il proprio modus operandi”. Piuttosto, ha “indebolito il presidio sul territorio” da parte delle autorità e portato alla “chiusura di alcuni centri di raccolta, con relative ripercussioni sulla capacità di gestione dei migranti”. Ecco perché nella Relazione si ribadisce che c’è la “necessità, concreta e urgente, che l’Europa risponda ad un fenomeno che la investe nella sua interezza esprimendo una posizione unitaria e condivisa”. Gli uomini di Aise e Aisi, infine, ribadiscono due aspetti relativi alle gestione dei migranti emersi nel 2019: da un lato il “frequente ricorso a ‘navi madre’, che effettuano un primo tratto di traversata sfuggendo ai controlli e che, in prossimità delle acque territoriali italiane trasbordano i migranti sui barchini”. Una rimodulazione, spiegano, dovuta alla riduzione della presenza delle navi delle Ong e alla sospensione della missione europea Sophia. Dall’altro il “consolidamento” del fenomeno degli “sbarchi autonomi” o “sbarchi fantasma”, non più solo dalla Tunisia ma anche dalla Libia.
“Flessioni nell’economia a causa del coronavirus” – Nella relazione viene menzionato anche il Coronavirus: “La crescita dell’economia mondiale ha subìto un significativo rallentamento, facendo registrare, con un incremento di appena il 3%, il dato più basso dal 2009, con possibili, ulteriori flessioni nel 2020, anche a seguito dell’epidemia Coronavirus e di quanto emerso negli ultimi mesi dell’anno, con un insieme di cambiamenti di segno prevalentemente sfavorevole ed un ripiegamento dei principali indicatori congiunturali dell’area Ue, pur a fronte di una politica monetaria accomodante”. Sempre sul fronte economico “ha catalizzato l’attenzione dell’intelligence il segmento delle telecomunicazioni, con riferimento tanto alle prospettive connesse alla tecnologia 5G, quanto all’integrità e allo sviluppo dell’attuale sistema infrastrutturale, connettore indispensabile in un ambiente sempre più digitalizzato. Il nostro Paese ha scelto di estendere al 5G l’ambito del cosiddetto ‘Golden Power‘, prescrivendo agli operatori di notificare i contratti per l’acquisizione di beni e servizi connessi a quelle reti conclusi con fornitori extra-europei – si osserva nella relazione – In tale contesto, il governo può opporre il veto all’acquisizione o imporre prescrizioni di sicurezza, la cui attuazione è oggetto di specifico monitoraggio”.
“Attenzione su acquisizioni straniere”- Sempre su questo fronte hanno catalizzato le attenzioni degli 007 tutte quelle manovre di acquisizione di imprese nazionali in vario modo suscettibili di “determinare una perdita di know how e di competitività” con riflessi sulle capacità produttive e sulle prospettive occupazionali sono state alla “prioritaria attenzione” dell’intelligence italiana.”La ricerca informativa – prosegue la relazione – è stata orientata soprattutto ad approfondire natura e matrice degli investitori esteri, tenuto conto che, quanto più azionariato e governance risultano riferibili ad entità pubbliche e/o opache, tanto più elevato è il rischio che i ‘deal’ si prefiggano anche finalità ‘altrè, pure di ordine non convenzionale. A fronte di uno scenario geo-economico mondiale caratterizzato da fragilità e volatilità, sulle quali si innesta una competizione internazionale sempre più accesa e agguerrita, l’impegno del comparto intelligence a presidio dell’economia nazionale è stato volto a garantire l’afflusso in sicurezza di capitali nel nostro tessuto produttivo, a supportare l’internazionalizzazione delle imprese italiane e a preservare le filiere industriali”, si aggiunge nella relazione.