Il 29enne marocchino era accusato di autoaddestramento ai fini di terrorismo internazionale. Secondo gli ermellini che hanno accolto il ricorso dell’avvocato Francesco Iacopino, dall’inchiesta della Dda di Catanzaro “non emergevano legami” tra l’imputato e il Califfato
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a 4 anni e 6 mesi di carcere emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro nei confronti di Hamil Mehdi, il ventinovenne marocchino accusato di autoaddestramento ai fini di terrorismo internazionale. Secondo i giudici di Cassazione che hanno accolto il ricorso dell’avvocato Francesco Iacopino, dall’inchiesta della Dda di Catanzaro “non emergevano collegamenti” tra l’imputato “e le fazioni terroristiche”. Mehdi era stato arrestato nel gennaio 2016 a Luzzi, in provincia di Cosenza, dove viveva con la famiglia. Secondo gli inquirenti, l’imputato sarebbe stato un aspirante foreign fighter, in procinto di unirsi alle milizie del Califfato. Nel luglio 2015, Digos e Servizio centrale antiterrorismo erano stati allertati quando Mehdi era stato bloccato a Istanbul con uno zaino in cui le autorità turche avevano trovato un paio di pantaloni militari, un tappetino per la preghiera e un libro sui comportamenti del buon musulmano che vuole rispettare il Corano. Oltre a questo, il giovane extracomunitario aveva 800 euro in contanti e due telefoni cellulari.
Il marocchino, infatti, stando alle accuse, voleva andare in Siria e in Iraq ma prima sarebbe stato solito autoaddestrarsi per il combattimento e mantenere contatti telefonici con esponenti dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico. Contatti che però, secondo la Suprema Corte non c’erano: “Non venivano individuati – scrivono gli ermellini nella sentenza – i collegamenti esistenti tra il ricorrente e l’ambiente jihadista, che, secondo la prospettazione accusatoria, avrebbe dovuto consentirne l’inserimento nelle fila dell’Islamic State of Iraq and Syria, che costituiva la ragione del viaggio in Turchia dell’imputato”. Sia dal viaggio a Istanbul che da quello programmato, ma ancora non organizzato, in Belgio “non è possibile – è scritto nella sentenza– ricavare alcuna indicazione utile a confermare l’inserimento di Hamil nel contesto jihadista posto a fondamento del giudizio di responsabilità censurato”. Con la decisione della Cassazione, quindi, il processo torna indietro davanti a una nuova Corte d’Assise d’appello di Catanzaro che sarà chiamata a valutare per la seconda volta gli elementi a carico di Hamil Mehdi.