È indagato per omicidio volontario il carabiniere di 23 anni in servizio nel bolognese che nella notte tra sabato e domenica ha ucciso a colpi di pistola il 16enne Ugo Russo, reagendo a un tentativo di rapina di due minorenni in via Generale Orsini a Napoli, nel borgo di Santa Lucia. Il ragazzino si era avvicinato all’auto del militare, che stava parcheggiando, a bordo di uno scooter, e impugnava una simil Beretta finta, identica a un’arma vera. Era in compagnia di un 17enne, prima sentito dagli inquirenti e poi fermato domenica sera dalla procura dei Minori con l’accusa di tentata rapina. L’iscrizione per il reato previsto e punito dall’articolo 575 del codice penale è avvenuta in queste ore, mentre ieri si è svolto l’interrogatorio del carabiniere. Pur non essendo ancora formalmente indagato, il militare era stato sentito in presenza del difensore, l’avvocato Enrico Capone.
Si tratta di un atto tecnico, dovuto, disposto dai magistrati della Procura di Napoli che lavorano sul caso – procuratore aggiunto Rosa Volpe, pm Simone De Roxas, con il coordinamento del procuratore capo Giovanni Melillo – anche per consentire al legale dell’indagato di predisporre atti difensivi e nomine di consulenti di parte in vista degli atti istruttori irripetibili. A cominciare dall’autopsia del ragazzino, che insieme alla perizia balistica e agli accertamenti sulla pistola usata dal carabiniere servirà a ricostruire la dinamica dell’accaduto, e stabilire il numero dei colpi esplosi, sui quali non c’è chiarezza assoluta, forse tre, forse quattro. Solo un paio di proiettili avrebbero colpito il ragazzo, deceduto poco dopo il ricovero al Vecchio Pellegrini, dove era giunto in condizioni disperate.
La procura ha deciso di procedere per omicidio e solo dopo l’iscrizione inizierà a valutare le circostanze esimenti già esposte nel primo interrogatorio, che potrebbero mutare e alleggerire l’ipotesi di reato oppure scagionare da ogni accusa. L’uomo, che era uscito con un’amica, ha detto di essersi qualificato come carabiniere e di aver esploso dei colpi con la sua pistola d’ordinanza soltanto dopo essere stato minacciato dall’arma del rapinatore puntata alla tempia – una simil Beretta finta ma del tutto uguale a quella vera – e dopo aver ascoltato il rumore dello ‘scarrellamento’. Quindi avrebbe sparato temendo di essere in imminente pericolo di vita. È stata sentita anche l’amica del militare. Che però era già scesa dall’auto, prima che iniziasse la manovra di parcheggio.
Il ragazzino aveva addosso un altro orologio Rolex e una catenina. A trovarli, negli indumenti della giovane vittima sono stati i medici del pronto soccorso dove il ragazzo, esanime, è stato portato dopo essere stato colpito. L’ipotesi è che avesse compiuto un altro colpo prima di avvicinarsi all’auto del carabiniere.