Il presidente Alberto Fernandez ha mantenuto, almeno fino ad oggi, la promessa che aveva fatto in campagna elettorale: legalizzare l’aborto. Per ora si tratta solo di parole ma dovrà tenere conto che nel discorso dell’altro ieri in Parlamento, il passaggio più lungamente applaudito, deputati in piedi, qualche lacrima e molta commozione, è stato proprio quello che ha riguardato la presentazione di una legge sull’aborto. Insomma come a dire che la maggior parte degli argentini, sono quasi anestetizzati di fronte ai discorsi sui provvedimenti economici che il paese deve prendere per affrontare l’ennesima crisi, ma è ancora sensibile ai passi da affrontare per affermare il rispetto dei diritti civili.
La differenza con due anni fa, quando il Senato rifiutò la legge, è sostanziale. In questo caso, infatti, il Presidente della Nazione presenterà un progetto di legge del potere esecutivo, mentre nel 2018, Macri aveva per così dire solo “abilitato” la discussione in Parlamento, spinto dalla società civile che già da alcuni anni proponeva un aborto legale sicuro e gratuito. Fernandez inoltre presenterà un’altra iniziativa parlamentare, che instaurerà il cosiddetto Piano dei 1000 giorni per garantire l’attenzione e la cura della vita e della salute delle donne incinte e dei loro figli nei primi anni di vita, con l’idea che non debba ricorrere all’aborto per motivi economici, nessuna donna povera. Insomma nei prossimi dieci giorni, verrà presentato un progetto di legge di interruzione volontaria di gravidanza che legalizzi l’aborto entro le prime 14 settimane e permetta alle donne di accedere al sistema di salute pubblica.
E’ un fatto storico per l’Argentina, si tratta infatti della prima volta che un Presidente invia un progetto di legge di questa caratteristica al congresso e che dimostra la volontà politica che questo si converta in legge. Il testo è già pronto. E’ stato elaborato da un gruppo guidato da Wilma Ibarra, che alcuni anni fa è stata autrice del progetto di Legge del matrimonio egualitario, insieme ai funzionari e ai rappresentanti del dicastero della salute delle donne, dei generi e delle diversità. La proposta recupera i concetti base che sono sorti duranti i lunghi dibattiti del 2018. Come già avvenuto in altri paesi, si inquadra l’interruzione volontaria di gravidanza come un problema di salute pubblica. In questa legge che verrà presentata, ci sarà anche un forte impulso all’educazione sessuale, come strumento efficace di prevenzione alle gravidanze indesiderate.
Dal 1921 l’Argentina penalizza l’aborto nella maggior parte delle situazioni. Cento anni dopo la giurisprudenza rende evidente che la punibilità è inefficace dal punto di vista preventivo. L’aborto esiste anche in Argentina, lo sanno tutti, e come spesso succede chi può permetterselo va in una clinica privata. Le altre, le più povere, si rifugiano in qualche scantinato dove si provvede alla pratica dell’aborto con mezzi di fortuna. Molte si salvano, parecchie muoiono dissanguate.
Nella casa Rosada sperano che Maximo Kirchner, il figlio della vicepresidente Cristina, abbia un ruolo centrale per trovare i voti nel Congresso. Tra i deputati i numeri sono favorevoli, nel Senato, bisognerà convincere qualche resistente. Si spera che il ministro della Salute, Gines Gonzales Garcia, giochi un ruolo fondamentale per difendere il progetto di legge. Un ruolo importante lo giocherà anche la mobilizzazione della “strada”che già tanto ha fatto negli anni scorsi per la campagna Nazionale per il diritto all’aborto.
Intanto domenica 8 marzo “los panuelos verdes” si riuniranno di fronte alla Cattedrale metropolitana, proprio nel momento in cui la gerarchia cattolica realizzerà una messa contro la legge sull’aborto, di fronte alla Basilica de Lujan. Colpisce come in Argentina, dove da anni esiste il cosiddetto matrimonio egualitario, ossia tra persone dello stesso sesso, dove è stato riconosciuto a un bimbo di 5 anni di cambiare sul suo documento di identità il genere e di vedersi riconosciuto come bimba, un paese dove i gay e le lesbiche possono adottare e dove lo possono fare anche i single, ci sia questa furiosa battaglia contro l’aborto legale, sicuro e gratuito.
Colpisce e forse neppure troppo, se si pensa che proprio da qui è partito il movimento di Ni Una Menos, le donne che combattono contro la violenza e gli omicidi. Un paese ancora fortemente maschilista anche nei suoi “tratti” esterni. Dove le decisioni sul corpo delle donne, devono ancora essere prese da altri, la Chiesa il giudice, il Governatore di una provincia. In molti ora si chiedono che dirà Francesco? Il Papa accetterà passivamente – così come ha detto l’ex ambasciatore argentino in Vaticano, Eduardo Felix Valdez – un mondo che sta marciando in quella direzione?