Per la prima volta si inserisce nella legislazione comunitaria l’obiettivo di zero emissioni nette da raggiungere al più tardi entro il 2050. Allo stesso tempo, però, la proposta di legge sul clima europea adottata oggi dalla Commissione europea non si tradurrà in vincoli nazionali. Istituzioni comunitarie e Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per raggiungere insieme l’obiettivo. Non solo. A essere messo in discussione è proprio il target, giudicato poco ambizioso. “Senza obiettivi al 2030 basati sulla scienza, né misure per porre fine ai sussidi ai combustibili fossili, ci stiamo preparando al fallimento. Il momento di agire è ora, non tra 10 anni”, ha dichiarato il responsabile delle politiche per il clima di Greenpeace Europa, Sebastian Mang, alla vigilia della presentazione del testo.
Critiche sono arrivate anche da Climate Action Network, Friends of the Earth Europa e da 34 attivisti che in una lettera aperta alle istituzioni hanno scritto: “Emissioni nette zero entro il 2050 per l’Ue equivale alla resa. Significa arrendersi”. Sottolineando che questa proposta non è in linea con le raccomandazioni del panel intergovernativo dell’Onu sui cambiamenti climatici. Tra i firmatari anche l’attivista svedese Greta Thunberg, accolta oggi al suo arrivo alla Commissione europea dalla presidente, Ursula von der Leyen, e dal vicepresidente esecutivo, Frans Timmermans, al suo arrivo a Bruxelles, dove ha partecipato al collegio dei commissari Ue.
LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE – Oltre all’obiettivo zero emissioni entro il 2050, il testo prevede anche, entro settembre, una proposta per aumentare il taglio della CO2 al 2030, ampi poteri alla Commissione per aggiustare la ‘traiettoria’ di riduzione delle emissioni ogni 5 anni (come richiesto dal trattato di Parigi), con il 2021 come orizzonte per proporre modifiche ai regolamenti europei sul clima, dal mercato Ets all’efficienza energetica, dalle rinnovabili alle emissioni in agricoltura e trasporti. La Commissione europea ha anche avviato una consultazione pubblica per un ‘patto sul clima’ per coinvolgere regioni, comunità locali, società civile, scuole, imprese e cittadini. La legge sul clima dovrà essere esaminata dal Consiglio e dall’Europarlamento prima di diventare legalmente vincolante.
GRETA E GLI ALTRI – Secondo Greta Thunberg e i suoi ‘colleghi’, però, “non abbiamo bisogno solo di obiettivi per il 2030 o il 2050, ne abbiamo bisogno per il 2020 e ogni mese e anno a venire”. Il problema è, infatti, tutto nel tempo. “Un’idea molto popolare tra i politici è di ridurre le nostre emissioni a metà entro il 2030 – hanno scritto nella lettera – ma così avremo solo una probabilità stimata del 50% di rimanere al di sotto di un aumento della temperatura media globale di 1,5 gradi. Anche un bambino – sottolineano – può capire che queste probabilità sono troppo rischiose e noi, in quanto giovani che dovremo convivere con le conseguenze di questa crisi che non abbiamo creato, le riteniamo inaccettabili. E ci rifiutiamo di accettarle”.
LA RICHIESTA DI ACCELERARE I TEMPI – Di fatto, l’Italia e altri undici Paesi hanno scritto alla Commissione per accelerare i tempi sull’aumento del taglio delle emissioni al 2030, mentre il presidente della commissione ambiente dell’Eurocamera, Pascal Canfin, ha già indicato che si batterà per ottenere vincoli a livello nazionale. Anche per Legambiente “per fronteggiare l’emergenza climatica si deve andare oltre il 55% già proposto da diversi governi europei e dall’Europarlamento e ridurre le emissioni di almeno il 65% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, in coerenza con le indicazioni dell’Emissions Gap Report delle Nazioni Unite”. Secondo il rapporto, per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C, dal 2020 al 2030 le emissioni dovranno essere ridotte del 7,6% all’anno.
In Europa, negli ultimi cinque anni, le emissioni sono diminuite appena dello 0,25% annuo. Per Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, “un primo segnale chiaro e forte deve già venire dal Consiglio Ambiente che si riunisce domani a Bruxelles e che ha in agenda sia la Legge sul Clima che il Green Deal Europeo. L’Italia deve sostenere con forza la necessità di avviare da subito il processo di revisione degli attuali impegni di riduzione al 2030. Non è possibile attendere fino a settembre”. Anche perché c’è necessità di farlo prima del Consiglio Europeo di giugno. “Solo così l’Europa potrà arrivare – conclude Ciafani – al vertice Ue-Cina, in programma il prossimo settembre a Lipsia e per la prima volta a livello di capi di Stato e di governo, con una proposta in grado di spingere la Cina a sottoscrivere un accordo ambizioso in vista della Cop26 di Glasgow”.