Cronaca

Coronavirus, diario dall’isolamento/11 – Perché chiudono solo le scuole? Sarà una beffa per chi è rimasto due settimane in quarantena

Su ilfattoquotidiano.it continua il racconto della quotidianità di una giornalista di Casalpusterlengo, colpita come i suoi concittadini dai provvedimenti restrittivi per evitare il contagio. "Dopo la forte ansia dei primi giorni della quarantena, pensavo che pian piano mi sarei tranquillizzata, che le cose si sarebbero sistemate. Invece, con il passare del tempo, mi sembra di tornare in un clima di maggiore incertezza"

Inevitabilmente i nostri ritmi rallentano. Ci svegliamo più tardi, pranziamo più tardi. Gli orari si sono spostati in avanti.

Stamattina, durante la passeggiata, abbiamo incrociato il camioncino delle consegne a domicilio. C’eravamo solo io e i bambini in giro, l’autista (con mascherina e tuta monouso) era un perfetto sconosciuto ma ci è venuto spontaneo salutarci reciprocamente. Siamo tutti sulla stessa barca.

Mi ha chiamata anche la banca. La filiale della nostra cittadina è chiusa, ma hanno trovato una mia telefonata in segreteria e hanno voluto sapere di cosa avessi bisogno. L’efficienza.

Questa mattina siamo riusciti a prendere le mascherine chirurgiche distribuite gratuitamente alle popolazioni dei comuni della zona rossa dalla protezione civile. Promessa mantenuta.

E oggi abbiamo festeggiato in casa, in intimità, il compleanno di mio marito con una torta surgelata acquistata al supermercato: non so nemmeno se le pasticcerie di paese sono aperte. Questa è pigrizia. Ma per rendere questa giornata speciale avevamo già programmato che fosse il festeggiato a fare il regalo ai bimbi. E abbiamo giocato per ore con le nuove costruzioni.

Infine ho chiamato l’ufficio vaccini perché per lunedì 9 avevo in programma il richiamo dell’antitetanica. Chiaramente anche per loro è tutto bloccato. Dunque si rimanda.

Ho letto anche che si sta valutando la chiusura delle scuole fino a metà marzo. Solo le scuole? Che senso ha?

I bambini restano a casa, ma se i genitori devono andare a lavorare (e magari sono pure pendolari, quindi prendono i mezzi e stanno a contatto con tantissime altre persone) non rischiano ugualmente di essere contagiati e di contagiare a propria volta i ragazzi? Una beffa per chi per due settimane è rimasto in quarantena, venire “liberato” in zone dove non sono state prese le stesse precauzioni.

Dopo la forte ansia dei primi giorni della quarantena, pensavo che pian piano mi sarei tranquillizzata, che le cose si sarebbero sistemate. Invece, con il passare del tempo, mi sembra di tornare in un clima di maggiore incertezza.