Meno spaventati rispetto a una settimana fa, ma più preoccupati per le ripercussioni economiche e per l’allarmismo generato: questa la fotografia del rapporto degli italiani con il coronavirus scattata dall’Istituto Ixè per Cartabianca. Quasi la metà (49%) si dice “moderatamente preoccupata” e il 14% “seriamente preoccupato”: sommati, arrivano al 63%, mentre il 25 febbraio scorso – pochi giorni dopo la notizia dei casi nel Lodigiano e in Veneto e l’adozione dei primi provvedimenti restrittivi – erano il 74%. Cresce, di conseguenza, la quota di italiani che ritiene che nel Paese si sia generato un eccessivo allarmismo (59%) e si rafforza la convinzione che questa situazione avrà gravi ripercussioni economiche (64%).
Oggi, il 22% è “poco preoccupato” e il 15% per nulla: il 37% degli italiani quindi non è particolarmente spaventato dal diffondersi dell’epidemia. Il 25 febbraio la percentuale era più bassa di oltre dieci punti, il 26%. Nel complesso gli italiani giudicano corrette le misure messe in campo dal Governo: la risposta sanitaria del Governo viene ritenuta “abbastanza adeguata” dal 66% degli intervistati, e “totalmente adeguata” dall’11%. Solo il 20% non la ritiene valida, sommando chi la boccia completamente e chi la reputa “abbastanza inadeguata”.
Sale nettamente invece la preoccupazione per le future ripercussioni economiche del coronavirus: dopo la chiusura imposta a palestre, musei e locali delle zone più colpite nella prima settimana, si riparte a fatica, con un inevitabile calo dei consumi. Colpito in particolare il turismo e il settore dell’accoglienza. Il 64% pensa perciò che le ripercussioni saranno “gravi” e il 28% moderate. Solo il 5% pensa che saranno “trascurabili” e il 3% non saprebbe dirlo. La scorsa settimana solo il 52% temeva ripercussioni gravi e il 39% le riteneva ‘moderate’.
Un altro punto centrale del sondaggio è la percezione del pericolo, tra allarmismo e sottovalutazione. La maggioranza pensa che la preoccupazione sia eccessiva: secondo il 59% tra gli italiani prevale l’allarmismo, per il 29% la percezione del rischio è “corretta” e solo per il 10% la popolazione sta “sottovalutando” il pericolo. Il 25 febbraio poco meno della metà (il 47%) riteneva che ci fosse “eccessivo allarmismo” e il 33% riteneva che invece la situazione fosse percepita correttamente.
Infine, agli intervistati è stato chiesto anche un parere su come è stata gestita l’informazione: negli ultimi giorni si è parlato infatti molto di “infodemia”, la gestione incontrollata – e spesso contraddittoria – delle notizie. Per il 62%, le informazioni ricevute fino ad ora sono state “adeguate” – in leggero calo rispetto al 25 febbraio, quando era il 65% – il 34% invece pensa di no e il 4% non sa dirlo.