Per far fronte alle esigenze “straordinarie e urgenti” derivanti dalla diffusione del coronavirus, dopo gli appelli dei giorni scorsi il governo ha ufficialmente autorizzato le Regioni a richiamare in servizio medici e infermieri in pensione. La misura è prevista nel primo decreto per fronteggiare l’emergenza, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 2 marzo. Mercoledì, poi, il ministro dell’Università e Ricerca Gaetano Manfredi ha firmato l’ordinanza che fissa la nuova data per la seconda sessione dell’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di Medico chirurgo, che era stata rinviata: si svolgerà il 7 aprile.

I medici e infermieri in pensione potranno ricevere incarichi “con durata non superiore ai sei mesi, e comunque entro il termine dello stato di emergenza”. Le Regioni e province potranno reclutarli nel rispetto dei vincoli di spesa già previsti, “verificata l’impossibilità di utilizzare personale già in servizio e di assumere personale, anche facendo ricorso agli idonei in graduatorie in vigore”. Secondo il segretario nazionale della Federazione nazionale dei medici di famiglia (Fimmg), Silvestro Scotti, “ad oggi siamo a circa 70 medici di medicina generale in quarantena, ergo circa 100mila pazienti potenzialmente senza il loro medico”. “Gli operatori sanitari sono circa il 12% del totale dei contagiati dal coronavirus”, ha detto l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.

Oggi il Ministero della Salute ha emanato una circolare che punta ad aumentare del 50% i posti letto di terapia intensiva e del 100% quelli in pneumologia. Il Comitato tecnico scientifico ritiene “necessario ridistribuire il personale sanitario destinato all’assistenza, prevedendo un percorso formativo ‘rapido’ qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici da dedicare alle aree di sub intensiva“. Viene raccomandato l’utilizzo dei corsi Fad (formazione a distanza) disponibili presso l’Istituto superiore di sanità. Si farà ricorso anche alle strutture private accreditate. Il loro utilizzo dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da Coronavirus.

Per mantenere un’adeguata performance assistenziale delle equipe sanitarie che operano nelle zone colpite da Covid-19, dice la circolare, “deve essere pianificato un programma di turnazione, reclutando anche operatori che svolgono attività in altre aree del Paese meno sottoposte a carichi assistenziali legati alla gestione dei pazienti affetti da Covid-19″.

Tutti gli interventi chirurgici programmati saranno sospesi e rimodulati negli ospedali al verificarsi di un primo caso in quell’area.La ratio del provvedimento, spiega il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli, “è quello di mantenere liberi i posti nelle terapie intensive per fare fronte alle urgenze legate al nuovo coronavirus”.

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