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Migranti, scontri al confine tra Grecia e Turchia: “Atene spara sui rifugiati”. Il governo smentisce. Altri due militari turchi morti in Siria

I migranti hanno lanciato pietre contro la polizia di frontiera greca che ha risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti. Fonti ufficiali parlano di almeno un ferito, mentre il prefetto della provincia frontaliera turca di Edirne parla di almeno un migrante morto

La Turchia non indietreggia e porta avanti lo scontro con l’Europa su due fronti. Il primo è quello di Idlib, l’ultima roccaforte dei ribelli siriani dove sta sostenendo gli insorgenti per respingere l’offensiva del regime di Damasco, sostenuto da Russia, Iran e Hezbollah libanesi. Il secondo è quello al confine greco, dove continuano ad arrivare migliaia di rifugiati provenienti dal paese sul Bosforo che le forze di sicurezza di Atene stanno continuando a respingere, con numerosi scontri che si sono registrati tra migranti e forze di sicurezza di Atene.

Migranti, un ferito negli scontri con la polizia. Prefetto turco: “Grecia ha ucciso un uomo”
Dopo la visita dei presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio Ue al confine, accompagnati dal primo ministro greco, Kyriakos Mītsotakīs, numerosi scontri tra migranti e forze di sicurezza di Atene sono avvenuti in prossimità del confine. I migranti hanno lanciato pietre contro la polizia di frontiera greca che ha risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti. Testimoni riferiscono inoltre di aver udito diversi spari. Sulla sponda turca del confine sono giunte numerose ambulanze. Atene ha inoltre diffuso un video in cui compare un poliziotto turco che spara gas lacrimogeno verso la frontiera greca.

Si segnala al momento almeno un ferito, colpito da un proiettile alla gamba mentre alcuni migranti cercavano di attraversare le recinzioni nei pressi del valico di frontiera di Pazarkule (Kastanies sul lato greco). Il prefetto della provincia frontaliera turca di Edirne ha però accusato la polizia del vicino europeo di aver “sparato utilizzando anche proiettili veri” e sostiene che nelle violenze è morto almeno un migrante, con altri cinque che sono rimasti feriti.

Secondo il racconto delle autorità turche, una delle persone è stata colpita alla testa, una nella zona inguinale, una al torace e tre ai piedi. Quella ferita al torace, che non è stata ancora identificata, è poi deceduta in ospedale. Agli scontri hanno assistito membri della commissione Diritti umani del Parlamento di Ankara che erano giunti stamani sul posto per un’ispezione. Un’inchiesta sull’accaduto è stata inoltre aperta dalla procura locale. La Grecia “nega categoricamente” di aver sparato contro i migranti al confine greco-turco.

“La Grecia tratta i migranti in modo orribile e poi incolpa la Turchia”, ha detto il direttore delle comunicazioni della presidenza turca, Fahrettin Altun, nel giorno in cui il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, incontra il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, e l’Alto rappresentante per la Politica Estera europea, Josep Borrell, con il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, vedono il vicepresidente, Fuat Oktay. “Oggi ogni Paese europeo che cerca di rimandare indietro i rifugiati a cui ha chiuso i confini, picchiandoli e affondando le loro barche, viola la Dichiarazione universale dei diritti umani. La Grecia affonda i gommoni lasciando morire i bambini a bordo”, ha aggiunto lo stesso Erdoğan in un discorso al gruppo parlamentare del suo AkParti, ad Ankara.

Il leader ha chiesto alla Grecia di non usare la violenza contro le persone al confine, che lui stesso ha deciso di inviare come strumento per minacciare l’Ue, sia per la questione dei finanziamenti legati all’accordo sul contenimento dei flussi migratori del 2016 che per chiedere sostegno nel teatro siriano: “Abbiamo aperto le porte ai rifugiati che vogliono andare in Europa – ha continuato – Questa decisione è in linea con il diritto internazionale. Invitiamo tutti i Paesi Ue, e in particolare la Grecia, a rispettare i rifugiati che giungono nel loro territorio, conformemente alla Dichiarazione universale dei diritti umani”.

Ue, 700 milioni per aiutare la Grecia: 350 subito
In un tweet del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, Peter Stano, l’Ue ha risposto alle dichiarazioni del Sultano: “Bisogna ristabilire la collaborazione, cercando nuove soluzioni ed evitando passi unilaterali”. Ma il presidente di Ankara ha dichiarato che “se i Paesi europei vogliono risolvere la questione (dei migranti, ndr), devono sostenere gli sforzi della Turchia per soluzioni politiche e umanitarie in Siria”.

Proprio per sostenere la Grecia in vista della nuova ondata migratoria, la Commissione europea ha proposto un pacchetto di aiuti fino a 700 milioni di euro: 350 sono “immediatamente disponibili” per la gestione della frontiera, in particolare per aumentare la capacità di accoglienza, mentre altri 350 dovrebbero arrivare da un emendamento al bilancio che la Commissione presenterà.

Nella proposta si chiede anche agli Stati membri di fornire gli equipaggiamenti e il personale necessari a Frontex perché possa lanciare due interventi rapidi ai confini terrestri e marittimi tra Grecia e Turchia, oltre a gestire un piano di rimpatri che non hanno diritto di restare nel Paese. Ai membri Ue verrà anche chiesto di rispondere alle esigenze della Grecia, tramite il meccanismo Ue di Protezione Civile, di ricevere equipaggiamenti medici, tende, coperte e altri articoli necessari, oltre a 160 esperti in procedure di asilo.

L’Ue ha inoltre annunciato 170 milioni di euro di aiuti umanitari per continuare ad assistere le persone più vulnerabili in Siria. Lo riferisce una nota del servizio di azione esterna della Ue, precisando che, di questi, “60 milioni di euro” serviranno “per far fronte alla crisi umanitaria nel nord-ovest della Siria”. I finanziamenti Ue annunciati oggi aiuteranno la popolazione siriana in tutto il paese.

Siria, altri due militari turchi e nove di Damasco uccisi a Idlib
Nel suo discorso, Erdoğan ha anche aggiunto che “come non lasceremo il nostro Paese ai terroristi, non lasceremo il popolo siriano innocente alla mercé del regime criminale e dei suoi sostenitori. Con le nostre ultime operazioni militari abbiamo dimostrato ancora una volta di essere un Paese che sa combattere, ma che non vuole la guerra”. Ha infatti aggiunto che la Turchia spera di “ottenere un cessate il fuoco il più rapidamente possibile”. Speranza che potrebbe avverarsi nel vertice di domani, nel corso del quale vedrà, tra gli altri, anche il presidente russo, Vladimir Putin.

Gli scontri però continuano e due soldati turchi sono rimasti uccisi e 6 feriti a Idlib. I militari di Ankara hanno “immediatamente risposto” al fuoco nemico, ha fatto sapere il Ministero della Difesa turco, provocando, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, la morte di nove militari lealisti. L’attacco, dicono, è avvenuto con dei droni, nella zona di Saraqeb. Salgono così ad almeno 39 i soldati turchi uccisi a Idlib nell’ultima settimana, mentre Ankara sostiene di aver “neutralizzato” (cioè ucciso o ferito) 3.138 combattenti di Damasco dall’inizio dell’operazione ribattezza Scudo di Primavera, il 27 febbraio scorso.

Il presidente della Turchia, che ieri ha ospitato nel Paese l’inviato speciale di Donald Trump per la Siria, James Jeffrey, ha poi rivelato di aver chiesto agli Stati Uniti un sostegno per la campagna di Idlib attraverso l’invio di armi e munizioni.

Agli attacchi nei confronti della coalizione a sostegno del governo siriano di Bashar al-Assad ha risposto il Ministero della Difesa russo, accusando la Turchia di aver violato la legge internazionale schierando una divisione meccanizzata nella zona di Idlib: “Nessuno in Occidente nota le azioni di Ankara che ha dispiegato in violazione del diritto internazionale un gruppo offensivo grande quanto una divisione meccanizzata al fine di ‘garantire con tutti i mezzi l’adempimento dell’accordo di Sochi'”, ha dichiarato il portavoce Igor Konashenkov. La divisione potrebbe essere composta da 14mila militari, 250 carri armati e altre 300 unità corazzate, fa sapere Interfax.

Dmitry Peskov, portavoce di Putin, ha invece dichiarato che “sono in programma piani per discutere la crisi di Idlib con Erdogan. Ci aspettiamo che si raggiunga un’intesa sull’origine di quella crisi, sulle ragioni di quella crisi, sulle ricadute di quella crisi e sul pacchetto di misure congiunte necessarie per porvi fine”.