“Riconsiderare il caso e mitigare la sentenza”, spiegano in un comunicato Pupi Avati e l’ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici). La lettera è stata firmata da molti nomi del cinema
Vittorio Cecchi Gori è troppo vecchio e malato per andare in galera. Il coro del mondo dello spettacolo attorno all’ex produttore oggi 78enne, condannato a 8 anni e 5 mesi per bancarotta fraudolenta, alcuni giorni fa, è unanime. “Riconsiderare il caso e mitigare la sentenza”, spiegano in un comunicato Pupi Avati e l’ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici). “Caro Vittorio, ho avvertito, in sintonia con gli autori dell’ A.N.A.C. e con tutti i cineasti che vorranno condividere questa mia, la necessità di scriverti per dirti pubblicamente e in modo incondizionato la nostra vicinanza in queste ore difficili della tua vicenda umana”, ha scritto Avati. “Non è nostra intenzione contestare in alcun modo gli aspetti giuridici che hanno determinato le sentenze che ti riguardano – continua nella nota l’autore di Zeder ricordando come Vittorio e il padre Mario siano stati “assi portanti della storia del nostro cinema” e che i migliori autori del cinema italiano abbiano ottenuto successi internazionali grazie alla loro società di produzione.
“Pensiamo quindi che si debba tenere opportunamente conto della tua età e delle tue precarie condizioni di salute – prosegue la nota – Contiamo su un’oculata e tempestiva riconsiderazione del tuo caso che mitighi la sentenza e che ti restituisca a quel minimo di serenità che sappiamo meriti. Noi del così variegato e conflittuale cinema italiano in questa circostanza ci troviamo in piena sintonia nel dirti tutto il nostro affetto e soprattutto la nostra solidarietà”. La nota raccoglie le firme di decine tra registi, attori, produttori cinematografici italiani. Tra questi Stefania Sandrelli, Marco Bellocchio, Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone, Paolo Virzì, Gigi Proietti, Leonardo Pieraccioni, Fausto Brizzi. Ma anche la presidente dei David di Donatello, Piera De Tassis e il neo direttore della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto.
Nei giorni scorsi erano già girati diversi appelli in difesa di Cecchi Gori da parte di star del cinema nostrano. Ricky Tognazzi aveva twittato in maniera più esplicita: “Andare in galera a 78 anni per un reato finanziario è una vergogna”. Christian De Sica aveva ribadito il concetto in un’intervista all’Adnkronos: “Mi sono meravigliato, a quel signore che ha ucciso quel ragazzo (il riferimento è all’omicidio di Marco Vannini da parte del padre della fidanzata, Antonio Ciontoli ndr) hanno dato 5 anni e a Vittorio Cecchi Gori 8 per bancarotta. Che poi Cecchi Gori è stato fregato da tutti nella vita. Non capisco come ragiona la nostra giustizia. E poi portare in carcere un povero vecchio malato è un po’ una follia”. Infine era stato Marco Risi, regista de Il Muro di gomma a chiosare: “Per una volta la penso come Giuliano Ferrara (“Chiedo scusa, ma Vittorio Cecchi Gori è del 1942. E’ minimamente sensato imbastigliarlo?” ndr), Vittorio Cecchi Gori è stato male un anno fa, ha avuto un ictus. Questa cosa rischia di farlo stare veramente male lì dentro. Spero che riesca a starci, ma spero anche gli diano gli arresti domiciliari”.