Ed eccoci qui. In attesa di sapere cosa dovremo fare la prossima settimana. Le scuole saranno chiuse: e tutto il resto?

Fortunatamente l’azienda di mio marito ha concordato con lui un’altra settimana di smartworking. Se potessero farlo anche tanti altri, sarebbe sicuramente più rassicurante.

Io lavoro da casa e studio, ma senza una certezza di quando verranno riprogrammati gli esami all’università sto facendo un po’ fatica a organizzarmi.

Devo dire che in questi giorni mi sta facendo una certa impressione vedere che in alcune zone d’Italia la vita sta procedendo tutto sommato come sempre: colazioni al bar, shopping, vacanze.

Mentre qua siamo al fronte, confinati in casa, senza vedere nemmeno i nostri cari: ci sono davvero delle famiglie divise, a una manciata di chilometri di distanza ma separate dal confine della zona rossa. Pazienti, spesso anziani, ricoverati negli ospedali di Lodi o Piacenza, che non possono ricevere le visite dei parenti, nemmeno quelli più stretti.

E’ un sacrificio che in tanti stanno facendo con coscienza, anche se ci sono sempre le voci fuori dal coro.

Oggi si resta in casa: una fitta pioggia ci ricorda che viviamo in una zona dove il clima non è proprio un granché. Ma, viste le previsioni, da domani fino a domenica avremo sicuramente qualche raggio di sole a darci sollievo. Incroceremo qualcuno per strada, ci saluteremo a distanza, indecisi se scambiare anche qualche parola… Tanto, poi, l’argomento principale è sempre quello…

In compenso in questo particolare periodo non è mai stato così consolante stringere amicizia sui social. E per fortuna capita di mettersi in contatto con persone che mai e poi mai avresti immaginato di ritrovare sulla tua strada. Come il mio ex editore, che dopo aver stretto amicizia su Fb, ha voluto sentirmi anche al telefono. Quando lavoravo per lui ero una ragazzina, credo di non aver mai avuto occasione di parlare con lui, se non per un “buongiorno” in ascensore. Surreale. Quante volte ho già usato questo aggettivo nel mio diario dalla quarantena?

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