Il titolo di apertura del quotidiano torinese è netto sulla contrarietà degli esperti rispetto alle misure adottate dal governo per quanto riguarda l'attività scolastica. Le ragioni di questa contrarietà, però, sul giornale non ci sono. Anzi. L'infettivologo del Sacco di Milano ha detto in un'intervista: "Solo così si limita la diffusione"
“Scuole chiuse, no degli scienziati”. Il titolo di apertura de La Stampa di giovedì 5 marzo è netto sulla contrarietà degli esperti rispetto alle misure adottate dal governo per quanto riguarda l’attività scolastica. Il senso è chiaro: se la scienza boccia la politica, vuol dire che la scelta della politica non ha base scientifiche. La conferma della tesi direttamente dall’occhiello del titolo scelto dal quotidiano torinese: “Gli esperti: mossa inefficace“. Queste tesi degli scienziati, però, su La Stampa in edicola oggi non ci sono, nonostante il titolo d’apertura.
Anzi. Sfogliando il giornale, a pagina 3 (quella più importante per i quotidiani) il lettore viene colpito dal titolo dell’intervista a Massimo Galli, primario e infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, la struttura che più di tutte in Lombardia è in prima linea nel contenimento dell’emergenza coronavirus. Commentando i provvedimenti adottati dal governo, Galli dice a La Stampa: “Sono scelte impopolari ma solo così si limita la diffusione del virus”. Tradotto: messaggio diametralmente opposto a quello del titolo di prima pagina. A questo punto lo spaesato lettore decide di leggere l’intera intervista. E trova la domanda che stava cercando: “Professore, era davvero necessario chiudere le scuole in Italia?”. La risposta, per chi ha letto la prima pagina, è spiazzante: “In un’aula i ragazzi passano molte ore e questo impedisce sia il distanziamento di un metro l’uno dall’altro sia la riduzione dell’affollamento, che si verifica al momento dell’entrata a scuola, dell’uscita e durante la ricreazione. Se è vero – continua il dottor Galli – che i bambini e gli adolescenti sono, vedendo i numeri, appena toccati da questa infezione per motivi che non sono ancora chiari, è anche vero che non è improbabile che facciano da ‘amplificatori’ della diffusione del Covid19. Soprattutto – conclude il primario del Sacco – nei confronti dei nonni che, come sappiamo, sono per età tra le persone che più rischiano nel momento del contagio”.
La questione delle scuole chiuse, del resto, è stata affrontata oggi dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, che ha definito le misure del governo “coerenti con l’obiettivo che stiamo perseguendo di ridurre la probabilità che il virus circoli tra le persone”. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, ha spiegato a sua volta che il provvedimento “è un sacrificio necessario“, anche se non esistono “dati certi in merito agli effetti sul contenimento dei contagi” e non è da escludere una nuova valutazione “sulla durata necessaria della sospensione dell’attività scolastica”. E poi: “Quanto deciso in Consiglio dei ministri non differisce dalle considerazioni espresse dal Comitato tecnico scientifico“.