“Si può escludere che, in un futuro ancora indeterminato, rinuncerà al pontificato con motivazioni simili a quelle del suo predecessore? No, non lo si può affatto escludere. È stato lui stesso a chiarircelo, in modo come al solito molto diretto”. A scriverlo è Lucio Brunelli, ex vaticanista del Tg2 e direttore per l’informazione di Tv2000 e Inblu Radio, le emittenti della Cei, nel suo ultimo libro Papa Francesco come l’ho conosciuto io (San Paolo). Lungi dall’essere soltanto una carrellata di ricordi autobiografici, il volume traccia un ritratto, per molti versi inedito, di Jorge Mario Bergoglio, dell’uomo, del sacerdote, del cardinale divenuto vescovo di Roma.
Un libro che si lascia leggere tutto d’un fiato, ricco di notizie importanti per chi è abituato a raccontare il mondo vaticano, ma che ha anche il valore prezioso, soprattutto di questi tempi, di restituire al lettore il volto autentico di Bergoglio. Di quel prete argentino e gesuita profondamente austero e mistico, ma tutt’altro che distaccato, isolato e inavvicinabile. Anzi, emerge il ritratto di un uomo che ha a cuore il valore dell’amicizia disinteressata, oggi bene sempre più raro, e che sa coltivare i rapporti sinceri. Nonostante i molteplici impegni di un cardinale e perfino di un Papa. Ma anche di un vescovo profondamente legato al suo popolo, ai suoi poveri e ai suoi preti, chiamato improvvisamente al vertice della Chiesa cattolica.
Eppure Brunelli, autore del celebre scoop sul conclave del 2005 nel quale svelò che era stato proprio Bergoglio e non il confratello Carlo Maria Martini il vero sfidante di Joseph Ratzinger, non risparmia colpi di scena. Come quando si domanda, e da cronista molto esperto risponde con chiarezza, se un domani anche Francesco seguirà Benedetto XVI sulla strada delle dimissioni: “Farà lo stesso. Se e quando dovesse sentire che il suo corpo e la sua mente non saranno più in grado di sostenere l’impegno gravoso del papato. Solo il buon Dio conosce il se e il quando. Il resto sono congetture. Qualche amico in Argentina, ad esempio, pensa che il viaggio del Papa nella sua patria sarà l’ultimo dei suoi viaggi, perché Francesco da Buenos Aires annuncerà le dimissioni e non farà più ritorno a Roma. ‘Leggende, fantasie’ ha commentato lui, quando gli ho riferito questi pensieri”.
Il vaticanista è anche convinto che “se un giorno le sue condizioni di salute gli imporranno davvero le dimissioni, non credo, ma di questo con lui non ho mai parlato, che continuerà ad indossare l’abito bianco. Ho sempre pensato poi che lui preferirebbe il titolo di ‘vescovo emerito di Roma’ a quello di ‘Pontefice emerito’. Un piccolo indizio lo vidi nel suo primo saluto ai fedeli dalla loggia delle benedizioni, la sera del 13 marzo 2013. All’inizio del discorso volle invitare i romani accorsi in piazza San Pietro a recitare una preghiera per Benedetto XVI, che definì il ‘nostro vescovo emerito’”.
Brunelli ricorda, inoltre, che “nei discorsi successivi Francesco non chiamerà più Benedetto ‘vescovo emerito’ ma userà sempre l’appellativo ufficiale, ‘Pontefice emerito’. Un gesto di riguardo verso il suo predecessore, che aveva stabilito così. Ma resto convinto che Francesco, per sé, preferirebbe il titolo che più richiama alla funzione del Papa in quanto vescovo della Città eterna; una formulazione, ‘vescovo emerito di Roma’, forse anche meno ingombrante per il Papa che verrà dopo di lui, il futuro successore dell’apostolo Pietro”.
Proprio in tema di conclave, Brunelli ricorda come lo stesso Francesco “confidò ai giornalisti di aver votato per Ratzinger ‘per la sua libertà nel dire le cose’, riferendosi alla famosa meditazione della via crucis sulla ‘sporcizia nella Chiesa’”. E rivela che, alla fine del 2007, Bergoglio gli “raccontò che il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, gli aveva proposto a nome del Papa un importante incarico in Vaticano. Ma lui era molto felice di fare il vescovo a Buenos Aires, lo appagava il contatto direttore con la gente. Rispose a Bertone che ringraziava di cuore il Santo Padre ma che lui, se possibile, declinava l’invito. ‘Dica a Sua Santità che se vengo in Vaticano mi suicido’, raccontava con tono scherzoso ma non troppo. Non si sentiva adatto per la burocrazia curiale”. Ma nel 2013 è tornato in Vaticano da Papa. Per sempre?