E’ primavera, svegliatevi bambine! Una popolare canzone così ci riportava la freschezza primaverile. Qui in Trentino, invece, ci sta pensando un orso, che si è appena svegliato dal letargo invernale. Un orso famoso, tanto da meritarsi il nomignolo di Papillon, mitico galeotto che più volte è evaso dalle colonie carcerarie della Guyana francese, poi riuscendoci definitivamente.

E dato che, solitamente, come madre Natura prevede da secoli, gli orsi in primavera si risvegliano, udite udite, così ha fatto anche M49 alias, appunto, Papillon.

E quindi, la provincia di Trento, che nell’estate scorsa aveva catturato l’orso e se lo era lasciato scappare, si ritrova di nuovo con il medesimo problema circolante nei boschi; va ricordato, peraltro, che gli orsi erano confinati nella parte di destra Adige fino a quando il caro Papillon, fuggito da un parco della forestale, ubicato sull’altra sponda del fiume dove era stato portato dall’uomo, ha “contaminato” anche una parte di territorio che non vedeva presenza di orsi da secoli.

E cosa fa un orso quando si sveglia dopo il letargo? Come ho già detto più volte… fa l’orso!

Rimane in vigore l’ordinanza emessa, che prevede la cattura dell’animale fuggitivo, con in secondo ordine anche la possibilità di abbatterlo. E ora riprenderemo a seguire le orme di questo povero orso, che altro non ha fatto che ciò che madre Natura gli ha messo nel dna, fino a portarlo allo stress, così magari potrebbe davvero diventare pericoloso? Ma non sarebbe meglio spegnere i riflettori e lasciarlo in pace, cosicché possa trovare la sua stabilità nel territorio e sparire per sempre dai rapporti con l’uomo?

È vero che l’orso M49 ha causato danni e pure aggredito altri animali (non l’uomo), ma fa parte della normale interazione tra l’animale e l’ambiente circostante. Va peraltro ricordato che la provincia di Trento ha attive molte forme di risarcimento, anche cospicuo, per agricoltori e allevatori che subiscono danni da parte dei grandi predatori. E non mi si venga a dire che gli allevatori si sentono lesi negli affetti quando sono colpiti i loro animali da un altro animale che sta più in alto nella scala della catena alimentare. Non credibili, perché allevano tali animali proprio come carne da macello.

Dietro questa vicenda ritorna ancora l’inadeguatezza dell’uomo, che vuole gestire a suo piacere l’ordine delle cose che madre Natura ha stabilito da millenni. Avviene ora nel voler gestire la vita di questo orso, che è diventato simbolo di libertà, di voglia di vivere unita ad astuzia e velocità di sparizione. Un orso simbolo di quel naturale percorso delle cose che sarebbe bene rispettare, anziché volerlo piegare sempre al volere umano. Forse, sarebbe molto più utile ritirare il provvedimento di cattura e abbattimento e lasciare andare a vita naturale questo animale che, lo ricordo, fa sempre e solo l’orso!

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