L’Antitrust che ha deciso di imporre a Tim una sanzione pecuniaria di circa 116 milioni di euro perché ha posto in essere una strategia “anticoncorrenziale preordinata a ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti” per le infrastrutture della rete a banda ultralarga. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha spiegato che la sanzione bilancia “la necessità di garantire la necessaria deterrenza rispetto a possibili future condotte con l’esigenza che la sanzione non sia ingiustificatamente afflittiva“. L’Antistrust ha inoltre stabilito che Tim potrà pagare la multa entro il primo ottobre prossimo, vista l’attuale emergenza per il coronavirus. La sanzione però non chiude lo scontro tra Open Fiber e Tim sul cosiddetto piano Cassiopea. “L’entità dei danni subiti dai ricorrenti sarà accertata dall’Autorità Giudiziaria Ordinaria e non dipende dal valore della sanzione”, precisa Open Fiber in una nota dopo la notifica della multa.

L’Antitrust spiega di aver dovuto sanzionare le strategie di Tim “volte a ritardare nelle aree dove ce ne sarebbe stato più bisogno lo sviluppo della fibra nella sua forma più innovativa, ovvero l’Ftth (Fiber To The Home)”. Si tratta delle così dette aree “bianche”, quelle aree dove, in assenza di sussidi, il mercato non giustificherebbe un’infrastruttura innovativa. In particolare, le condotte di Tim “sono risultate indirizzate a preservare il suo potere di mercato nella fornitura dei servizi di accesso alla rete fissa e dei servizi di telecomunicazioni alla clientela finale”, sottolinea il Garante.

“Tim – si legge nella nota diffusa dell’Autorità – ha posto ostacoli all’ingresso di altri concorrenti, impedendo sia una trasformazione del mercato secondo condizioni di concorrenza infrastrutturale, sia il regolare confronto competitivo nel mercato dei servizi al dettaglio rivolti alla clientela finale. L’Autorità ha accertato che Tim ha ostacolato lo svolgimento delle gare, indette nell’ambito della Strategia nazionale banda ultra-larga del Governo”. In particolare, Tim “ha deciso una modifica non profittevole dei piani di copertura di tali aree durante lo svolgimento delle gare ed ha intrapreso, contestualmente, iniziative legali strumentalmente rivolte a ritardare le medesime”. “Tale comportamento – spiega l’Antitrust – appare particolarmente grave in quanto i suddetti ritardi producono i loro effetti in una situazione complessiva che vede il nostro Paese già strutturalmente indietro di ben 18 punti percentuali rispetto alle altre economie europee in termini di copertura della Ftth. Penultimo, seguito solo dalla Grecia“.

L’Autorità evidenzia infatti che a fine 2016, “momento dell’avvio della strategia anti-competitiva“, solo il 18% circa delle unità immobiliari era coperta da una rete in fibra ottica, un dato al di sotto della media dell’Ue, pari al 22%. Un divario che non si è attenuato nei due anni successivi, quando le stesse percentuali di copertura sono passate rispettivamente al 23% per l’Italia e al 29% per l’Ue. Più evidente ancora il divario di prestazioni che si registra in termini di tasso di penetrazione tra gli utenti. A dicembre 2016, meno del 3% delle linee fisse a banda larga attive in Italia supportava velocità di download superiori a 100Mbps, laddove la media Ue era già pari al 17%. Gli stessi dati, a fine 2018, erano pari rispettivamente al 18% e al 30%.

Tim ha inoltre operato “una rimodulazione della propria offerta di servizi di accesso alla rete in fibra ottica, valida per l’intero territorio nazionale, tesa a prosciugare preventivamente il bacino di domanda contendibile dagli altri operatori, anche attraverso un abbassamento al di sotto del livello di costo dei prezzi di alcuni servizi. Sul mercato dei servizi di telecomunicazioni alla clientela finale, Tim ha immesso in commercio offerte promozionali inclusive di elementi idonei a legare contrattualmente il cliente per una durata temporale eccessiva“.

La replica della società: “Sanzione ingiustificata, presenteremo ricorso”
In serata è poi arrivata la replica di Tim, affidata a un comunicato stampa in cui si parla di sanzione ingiustificata e in cui si preannuncia il ricorso. “Tim prende atto della decisione assunta oggi dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per comportamenti risalenti ad anni fa nei confronti della quale presenterà ricorso alla giustizia amministrativa” si legge nella nota in cui è evidenziato che “il provvedimento suscita perplessità, anche perché le presunte condotte anticompetitive di TIM vengono valutate in maniera del tutto diversa dal Regolatore del settore (AGCOM)”. Nella fattispecie, a detta di Tim “l’AGCOM si è in più occasioni occupata dei temi trattati nell’istruttoria, adottando regolamentazioni specifiche su gran parte delle fattispecie oggetto del provvedimento”. In tal senso, “l’Autorità Antitrust ha comunque valutato positivamente il fatto che TIM ha immediatamente bloccato gli investimenti nelle Aree Bianche, non ha mai commercializzato i propri servizi ultrabroadband e ha rinunciato a tutti i contenziosi in essere sulle gare Infratel coinvolgenti Open Fiber“. Nel sottolineare il parere dell’Antitrust, Tim ha posto in evidenza che “inoltre, l’Autorità ha riconosciuto il valore delle importanti iniziative realizzate recentemente da TIM per favorire lo sviluppo della concorrenza, anche infrastrutturale, nel mercato della banda ultralarga“.

Da qui l’elenco: “Il lancio di un piano per la realizzazione di reti in fibra in 39 città, invitando i concorrenti interessati al coinvestimento, per ridurre costi e tempi di completamento, e l’introduzione di nuove e più convenienti offerte per i concorrenti per la realizzazione di reti proprietarie in fibra”. La difesa d’ufficio prosegue nel ricordare che “inoltre TIM, a fronte dei rilievi mossi dall’AGCM, ha dimostrato con dati di fatto e analisi di terzi indipendenti che le azioni contestate non hanno prodotto alcun effetto distorsivo sul mercato“. Scendendo nello specifico della sanzione, Tim ha anche sottolineato che “la principale contestazione oggetto della decisione fa riferimento a un progetto di investimento nelle aree a fallimento di mercato (cosiddette Aree Bianche), considerato da AGCM abusivo nei confronti di Open Fiber che, in tali aree, dovrebbe costruire con soldi pubblici un’infrastruttura in fibra che arrivi nelle case (così come richiamato dall’AGCM), cosa che invece non è avvenuta come anche evidenziato in diverse sedi istituzionali”. In conclusione – ha evidenziato infine la società – “desta stupore ricevere una sanzione per aver ipotizzato di investire risorse private nell’ammodernamento del Paese per il conseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, pur adeguando puntualmente la propria offerta alle prescrizioni regolamentari. Purtroppo, gli unici danneggiati in questa vicenda sono gli abitanti delle Aree Bianche che ancora non sono collegati alla rete in fibra”.

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