Prima guerra mondiale, Seconda guerra mondiale, Coronavirus. Per la terza volta nei suoi 113 anni di storia, la ‘Classicissima di Primavera‘, la corsa che apre la stagione del ciclismo, non si correrà. O almeno non si correrà in primavera. E non sarà l’unico appuntamento a saltare: annullate anche la Tirreno-Adriatico e il Giro di Sicilia. La notizia era nell’aria già da qualche giorno, ora è diventata ufficiale con una nota degli organizzatori. Rcs Sport, a seguito del diniego delle autorizzazioni da parte di alcuni organi competenti, “comunica di dover annullare la Tirreno-Adriatico nelle date 11-17 marzo. Inoltre, verificato che non esistono le condizioni per garantire quanto previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana del 4 marzo 2020, e per garantire la salvaguardia della salute pubblica e della sicurezza di tutte le persone coinvolte, RCS Sport ha deciso di annullare la Milano-Sanremo nella data 21 marzo e Il Giro di Sicilia nelle date 1-4 aprile. RCS Sport – si legge ancora – attraverso la Federazione Ciclistica Italiana, chiederà all’UCI di ricollocare le tre corse in altra data del calendario ciclistico internazionale, così come già fatto per Strade Bianche e Strade Bianche Women Elite”. E qui si apre un altro capitolo, perché ricollocare una corsa ciclistica non è come recuperare una giornata del campionato di calcio. Il calendario dell’Unione ciclistica internazionale, infatti, è contraddistinto da tappe fisse in un ordine quasi religioso. Non a caso la Sanremo è la Classicissima di primavera proprio perché si è sempre corsa in primavera.
Trovare uno spazio nei mesi successivi sarà molto complicato. Il rischio annullamento, quindi, è davvero concreto, come è concreto il pericolo che le ripercussioni per l’emergenza coronavirus impattino anche sul Giro d’Italia. La partenza della corsa rosa è in programma per sabato 9 maggio da Budapest, con la prima tappa in territorio nazionale prevista in Sicilia (la Monreale-Agrigento) per il 12 maggio. Insomma: un mese e mezzo dopo la Milano-Sanremo. La speranza è che la situazione sia risolta o quantomeno sotto controllo entro quella data, altrimenti è facile pronosticare che anche il Giro d’Italia potrebbe subire rinvii, menomazioni di percorso o, nella peggiore delle ipotesi, la cancellazione. Perché la realtà è questa: se salta la Sanremo può saltare tutto. Lo dice la storia della corsa, che giocoforza segue quella dell’Italia. Con una differenza non di poco conto rispetto al Giro, che essendo una corsa a tappe (e non in linea come la Classicissima) durante i momenti più complicati del Novecento è stato costretto a fermarsi più volte: per quattro anni di seguito dal 1915 al 1918 a causa della Prima guerra mondiale, per un lustro dal 1941 al 1945 in concomitanza con il secondo conflitto mondiale. La Sanremo, invece, ha una storia diversa e spesso ha rappresentato la capacità del popolo italiano di provare a resistere, al netto di regimi (che hanno provato a cavalcarne il mito) ed equilibri geopolitici mondiali: non si è corsa solo in tre occasioni, nel 1916, nel 1944 e nel 1945.
Si diceva: storia di ciclismo e storia d’Italia. Perché la Classicissima questo è: nata nel 1907 dopo il fallimento di un’analoga corsa ma a piedi (su percorso di 293 km un fallimento quasi ovvio), l’anno dopo venne riproposta ma su “velocipede“. Il primo vincitore fu Lucien Petit-Breton, a una media di oltre 26 km/h. In seguito la Classicissima fu appannaggio di Costante Girardengo (poi cantato da Francesco De Gregori in “Il Bandito e il Campione“), che la vinse ben sei volte. Record ineguagliato fino all’avvento del Cannibale, Eddy Merckx, per sette volte vincitore. Fu anche teatro dell’epico scontro delle vite sportive di Coppi e Bartali, con il secondo che per pura testardaggine, e qualche problema fisico del primo, vinse il derby italiano 4-3. Numeri, nomi e luoghi tra cronaca, leggenda e storia. Che si ferma per la prima volta non per una guerra ma per un’epidemia. Marzo 2020 e il Covid-2019 verranno ricordati anche per questo.