Trenta, cinquanta o venti miliardi? Se per il governo è chiara la cifra da stanziare per far fronte all’emergenza coronavirus (7,5 miliardi di euro) meno per il leader della Lega Matteo Salvini, che in una serie di tweet ha chiesto prima dieci miliardi, poi il doppio, quindi 50 e infine, nell’ultima giravolta, torna indietro a 30.

Il primo tweet sulle cifre “secondo stime della Lega” risale al 25 febbraio, pochi giorni dopo la scoperta dei primi focolai nel Lodigiano e sui colli Euganei.

Il 29 febbraio, con un altro tweet, raddoppia e parla di una cifra pari a “20 miliardi di euro” uniti all’impegno “a una serie di riforme e la modifica dei vincoli economici attualmente in vigore”. Cifra che sale ancora nel giro di pochi giorni. Il 2 marzo da Foligno, in Umbria, Salvini fa un video in cui chiede di “rinviare, o meglio cancellare, pagamenti, cartelle, sanzioni e adempimenti fiscali. Non solo nelle ‘zone rosse’, ma in tutta Italia. E poi aggiunge: “Voglio aiutare i nostri imprenditori, i nostri albergatori, perché questa non è una mazzata da 3,6 miliardi di euro come dice il Governo. Qua con non meno di 50 miliardi di euro non si fa nulla”. Salvo poi fare marcia indietro (di ben 20 miliardi) il 6 marzo, con un tweet: “I 7,5 miliardi sono un punto di partenza lontanissimo dalle reali esigenze del Paese: ne servono almeno 30”.

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