Apparentemente una normale busta di carta gialla, di quelle usate per corrispondenza e documenti: ma all’interno conteneva un ordigno rudimentale pronto ad esplodere. A Roma si indaga su misteriosi plichi bomba, che questa settimana hanno già ferito tre donne: l’ultimo, il quarto, è stato recapitato in un appartamento in zona Baldo degli Ubaldi, nel quartiere Boccea. La persona a cui era destinata non l’ha aperto e ha subito contattato i carabinieri. Sul posto sono intervenuti anche gli artificieri e il Ris di Roma. Indagano i carabinieri del Nucleo investigativo: la mano dietro le buste, dicono, potrebbe essere sempre la stessa. In Procura è stato aperto un fascicolo di indagine per attentato con finalità di terrorismo e lesioni.
La prima busta era esplosa a Fiumicino, in un grande centro di smistamento della corrispondenza, domenica sera: era destinato a un’epidemiologa ex dipendente dell’Università di Tor Vergata, ma è esploso tra le mani dell’addetta postale che lo stava maneggiando. Un’altra busta è arrivata in un’abitazione del quartiere Nuovo Salario, ferendo un’impiegata dell’Inail 54enne, mentre la terza è arrivata alla Balduina, colpendo un’altra donna: una 68enne ex dipendente dell’Università del Sacro Cuore, ustionata alle mani e al volto.
Le tre donne non si conoscono tra loro e non ci sono elementi a legarle tra loro: il loro indirizzo privato però era evidentemente noto a chi ha spedito i pacchi, probabilmente sempre lo stesso. Le indagini non escludono nessuna pista, nemmeno quella anarchica. Al termine di un vertice in Procura fra pm e gli investigatori del Ros e della Digos è emerso che dietro questi gesti potrebbero esserci frange antimilitariste che vogliono protestare contro gli accordi siglati dalle università di Tor Vergata e della Cattolica del Sacro Cuore con l’Aeronautica militare e con il Corpo d’Armata di Reazione Rapida della Nato. Al momento però non sono arrivate rivendicazioni.