L'agente penitenziario ha avuto contatti praticamente solo con il proprio compagno di stanza (alloggia nel carcere alla periferia della città), visto che rientrava da un periodo di ferie in una località del Meridione. Per questo anche il suo compagno è stato sottoposto a tampone, ma risulterebbe comunque privo dei sintomi
Il Coronavirus arriva anche nelle strutture penitenziarie. E’ accaduto a Vicenza, dove un agente è risultato positivo, presentando una forma di polmonite, accompagnata da forte febbre. Immediato il ricovero nel reparto terapia intensiva dell’ospedale di San Bortolo. Inizialmente è stato posto in coma farmacologico, per favorirne la respirazione con l’aiuto di macchinari. Successivamente, visto che le sue condizioni sono migliorate, gli apparecchi sono stati staccati. Rimane ricoverato nel reparto, ma fra alcuni giorni potrebbe uscire dalla prima fase di intervento terapeutico.
La notizia ha creato notevole allarme perchè il carcere è una struttura chiusa e se il virus finisce all’interno c’è il rischio di una quarantena totale, che in questo caso coinvolgerebbe 400 detenuti e 200 agenti. L’agente penitenziario ha avuto contatti praticamente solo con il proprio compagno di stanza (alloggia nel carcere alla periferia della città), visto che rientrava da un periodo di ferie in una località del Meridione. Per questo anche il suo compagno è stato sottoposto a tampone, ma risulterebbe comunque privo dei sintomi del coronavirus.
“Il coma farmacologico – ha spiegato Luigi Bono, segretario provinciale di Vicenza del sindacato autonomo polizia penitenziaria – serve per aiutarlo nella respirazione. E’ una situazione complessa, ma in via di miglioramento. Riceviamo tante telefonate da colleghi preoccupati. Chiediamo che si proceda a una verifica immediata delle condizioni sanitarie degli operatori penitenziari in servizio a Vicenza e dei detenuti presenti nella struttura”.
Dopo queste prime dichiarazioni, un medico della struttura sanitaria si è recato in carcere dove ha incontrato, a gruppetti di 10 persone, il personale in servizio, per illustrare la situazione. Nel frattempo, al’esterno è stata innalzata una tenda per il “triage”. L’accesso alla struttura penitenzaria è stato ridotto al minimo. I colloqui con i familiari sono stati per il momento annullati. Ma siccome arrivano nuovi detenuti e gli avvocati hanno necessità di conferire con loro, la struttura mobile serve per un controllo sulle condizioni di salute di chi entra.
“La situazione è abbastanza sotto controllo, è in atto un monitoraggio. Visto quello che sta succedendo chiediamo la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale a tutto il personale” ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del Sappe, commentando il caso di positività al coronavirus. “Nell’ambiente carcerario l’emergenza coronavirus comporta diversi aspetti di difficile gestione. Pensiamo ad esempio al problema degli arresti. Hanno bloccato i colloqui, ma resta il fatto che si continuano a portare all’interno delle carceri le persone arrestate, potenziali portatrici di questa patologia”.