Calcio

Coronavirus, anche il calcio femminile è chiamato a fare la sua parte

di Paolo Di Padua

Iperinformazione, disinformazione, paure e pregiudizi. L’emergenza sanitaria che sta vivendo il nostro paese ha generato un confuso maelstrom di emozioni. Il calcio femminile è chiamato, come tutti, a fare la sua parte.

Il calcio al tempo del coronavirus. Questo potrebbe essere il titolo di un ipotetico libro che spieghi la complessa situazione di questi giorni. I media nazionali hanno cavalcato l’onda di diverse emozioni, passando da un allarmismo assoluto a minimizzare il problema, per poi riprendere posizioni catastrofiche.

Il mondo dello sport e del calcio in particolare non è passato indenne da questo caos mediatico. Sono volati gli stracci tra i vertici della Lega di Serie A e alcuni dirigenti di club, dimostrando ancora una volta che il panorama calcistico italiano maschile è incapace di far prevalere una visione d’insieme e il benessere comune sui propri personalistici interessi. Il calcio femminile, al contrario, ha risposto in maniera più organica e coesa all’emergenza, anche se non sono mancati equivoci e alcune incomprensioni.

A farne le spese, se così si può dire, è stata la nazionale di Milena Bertolini, impegnata in questi giorni nel torneo di Algarve. La nostra Ct è stata costretta a rivedere le sue convocazioni, perché alcune società per tutelare la salute delle proprie tesserate hanno chiesto e ottenuto di non far partire le proprie giocatrici. In prima linea il Milan, che ha bloccato la partenza di tutte le proprie tesserate per gli impegni con le nazionali e che ha privato l’Italia del talento di Bergamaschi, Giacinti, Fusetti e Tucceri.

Più complicata la situazione di Stefania Tarenzi dell’Inter. L’attaccante era stata lasciata a riposo già dal proprio Club, per precauzione, nell’ultima gara di campionato contro il Bari del 22 febbraio. In un primo momento sembrava che la nerazzurra dovesse rinunciare alla chiamata in Azzurro, ma ricevuto l’ok dallo staff sanitario della nazionale si è potuta aggregare regolarmente al gruppo. Gruppo che non è stato immune ai comprensibili timori di un possibile contagio, in vista della trasferta in Portogallo, ma che è stato comunque tranquillizzato dall’intervento delle istituzioni sportive e dai medici della squadra azzurra.

Diversa la disavventura capitata al difensore svedese della Juventus, Linda Sembrant. In volo per raggiungere il raduno della propria Nazionale, impegnata anch’essa nel torneo di Algarve, la calciatrice è stata fermata all’aeroporto di Monaco in Germania per 11 ore, con la sola motivazione di provenire dall’Italia. La calciatrice sta bene e non è stata contagiata in alcun modo. Una disavventura dettata forse da un’eccessiva prudenza da parte delle autorità tedesche e da un po’ di disinformazione.

Tornando nei confini nazionali, la Divisione Calcio femminile non aveva di certo preso sottogamba il problema, rinviando nei giorni scorsi la partita fra Fiorentina e Milan valida per la 22a giornata di serie A e tre delle quattro gare, valide per il ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia. In ottemperanza al Dpcm del 4 marzo la Divisione ha poi stabilito la disputa a porte chiuse delle partite di serie A, serie B e Coppa Italia TimVision, fino al 3 aprile. Entrambi i gironi del campionato primavera salteranno il turno previsto per l’8 marzo. La serie C ha invece optato per il rinvio delle giornate previste l’8 e il 15 marzo.

Un altro caso un po’ equivoco, con tanto di polemica a seguito, è capitato alle ragazze del Cittadella in occasione del match di serie B contro il Napoli, lo scorso 23 febbraio. Le venete, arrivate in Campania sabato 22, avevano soggiornato regolarmente in albergo. La domenica, dopo il consueto allenamento di risveglio muscolare, si sono recate al campo sportivo in pullman, ma sono state bloccate sul mezzo per ordine del sindaco di Casamarciano. In seguito a una lunga serie di discussioni, alle ragazze è stato concesso di scendere giù dal bus e di palleggiare con le avversarie.

La gara è stata rinviata: una decisione che sembra dettata più dalla paura che da un’effettiva validità preventiva, dal momento che le calciatrici venete erano entrate in contatto con le persone del luogo. Incredibilmente ha destato notizia e scalpore la decisione delle calciatrici del Padova di continuare i propri allenamenti. Una decisione assolutamente normale e che non contrasta in alcun modo nemmeno con le disposizioni del recente Dpcm.

Non sta di certo a noi entrare nel merito della correttezza o dell’adeguatezza di queste misure o una valutazione sull’effettiva pericolosità del virus. Per usare una metafora sportiva potremmo però azzardare che il Covid-19 è un avversario sicuramente ostico e da non sottovalutare, ma non impossibile da battere. Occorre però mettere in campo impegno, spirito di sacrificio e un po’ di sano buon senso.