In questi giorni di emergenza coronavirus Milano è apparsa come svuotata. Poca gente in metropolitana, ancora meno nei locali. Le ordinanze ministeriali, le scuole chiuse, il telelavoro e la paura spingono le persone a restare a casa. A sfrecciare per le strade però sono rimasti i cosiddetti rider, i fattorini delle consegne a domicilio, che armati di bici e zaino termico attraversano la città per portare cibo, spesa e acquisti vari a chi non se la sente di uscire. Anche loro stanno risentendo del calo dei consumi – e conseguentemente degli ordini – e si ritrovano con poche chiamate per lavorare oltretutto in un contesto di potenziale rischio di contagio. Spesso infatti, chi è incaricato della consegna non si limita a citofonare al cliente, ma la porta fino dentro casa o in ufficio, venendo in contatto con diversi ambienti in giorni in cui sono sempre di più i casi di contagio accertati non solo nel capoluogo lombardo, ma in tutta Italia. Oltretutto c’è poi il “problema” della firma digitale che il destinatario deve fare con il dito sul display del corriere.
Se le aziende sono subito corse ai ripari assumendo nuovi protocolli di consegna e informando i propri clienti delle misure messe in atto per tutelare la loro sicurezza, lo stesso non è stato fatto nei confronti dei rider, che – pur essendo stati riconosciuti dalla Cassazione come lavoratori subordinati con la sentenza 1663 del 24 gennaio scorso – si sono dovuti organizzare autonomamente, decidendo se continuare a lavorare nonostante la paura di contrarre il Covid-19 o ritirarsi e perdere magari quella che è la loro principale se non addirittura unica fonte di guadagno. A denunciarlo sono il sindacato di categoria Deliverance Milano e i collettivi di precari del mondo del delivery, che hanno lanciato un appello al al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo per chiedere maggiori tutele in questo frangente di emergenza e di avere “accesso agli ammortizzatori e agli strumenti di sostegno al reddito”.
Amazon – Neanche i corrieri di Amazon si fermano ma si adeguano con nuove misure di sicurezza e prevenzione. “Abbiamo chiesto ai dipendenti e ai dipendenti dei nostri fornitori qualora non si sentissero bene di rimanere a casa e consultare un medico – spiega Amazon Italia a Ilfattoquotidiano.it -. Oltre ad aver incrementato le attività di pulizia in tutti i nostri siti, abbiamo chiesto ai dipendenti di disinfettare e pulire frequentemente le proprie postazioni di lavoro, e ai nostri fornitori di servizi di consegna di pulire i veicoli, all’inizio e alla fine di ogni turno con materiali disinfettanti/detergenti. Abbiamo comunicato ai dipendenti e ai dipendenti dei nostri fornitori che tutti devono lavarsi le mani con acqua e sapone, se non dovessero essere immediatamente disponibili, utilizzare un disinfettante per le mani con almeno una percentuale del 60% di alcol. Per quanto riguarda le mascherine, stiamo seguendo le linee guida fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità. Naturalmente, se un dipendente o un dipendente dei nostri fornitori desidera indossarle, è libero di farlo e può trovarne disponibili presso i nostri depositi di smistamento in Italia”.
Deliveroo, Glovo e Just Eat – Le principali società che hanno in gestione le consegne da locali e ristoranti delle regioni interessate dal contagio si sono mosse con strategie diverse, finalizzate da una parte a garantire la sicurezza di clienti e lavoratori e dall’altra a cercare di incentivare i consumi per alleviare i ristoratori già provati dalle ordinanze restrittive e dalla psicosi. Così ad esempio Glovo ha mandato una mail informativa a tutti i suoi iscritti spiegando che “abbiamo rafforzato ulteriormente le nostre procedure standard per continuare con le consegne in piena sicurezza. Tutto quello che arriva a casa tua è contenuto in sacchetti chiusi riposti all’interno di zaini che i nostri corrieri sono stati invitati a mantenere come sempre igienizzati – si legge nella nota -. I nostri partner sono da sempre impegnati quotidianamente a rispettare tutte le norme igienico-sanitarie. Un impegno che è stato intensificato in questi giorni e per cui siamo loro grati. Abbiamo scelto di semplificare le procedure di consegna: non ti verrà richiesta la firma digitale quando riceverai i nostri ordini a casa”. Deliveroo e Just Eat invece, si sono limitate a lanciare iniziative promozionali, avvisando via mail di aver attivato dal 2 all’8 marzo con alcuni locali partner la possibilità di effettuare ordini con il costo di consegna fisso a 1 euro.
Esselunga – La catena di supermercati Esselunga – che fornisce un servizio di consegna della spesa a domicilio – dopo esser stata presa d’assalto in Lombardia nei primi giorni di psicosi da coronavirus, ha fatto sapere in una nota di aver modificato il proprio protocollo di consegna. Così ora “per una maggiore sicurezza gli autisti non entreranno nelle case e le spese saranno consegnate davanti alla porta“. Anche in questo caso la firma digitale al momento della consegna non è più richiesta, così da poter garantire la distanza di sicurezza tra il corriere che consegna la merce e il cliente. Non solo, per tutti gli over 65 anni, “dal 7 marzo fino a Pasqua, il contributo di consegna della spesa diventerà gratuito sia per l’e-commerce Esselunga a Casa sia per le consegne dai negozi all’abitazione, in tutte le zone dove Esselunga è presente con il servizio”.
La denuncia: “Consegne diminuite del 50% e nessuna tutela dalle piattaforme” – “Nessuno ha dotato i rider di mascherine o guanti, gli è stata solo inoltrata una mail informativa con i divieti e le limitazioni previste per chi viene dalle zone rosse ma non c’è alcun riferimento a come comportarsi per chi risiede o opera nelle cosiddette zone gialle, come ad esempio Milano. Chi vuole la mascherina deve comprarsela da solo“, spiega a Ilfattoquotidiano.it Angelo, membro di Deliverance Milano sottolineando come il vero problema però sia il calo del lavoro. “In queste due settimane stiamo ricevendo decine di segnalazioni di fattorini che lamentano un drastico calo delle richieste: stanno facendo circa il 50% delle consegne in meno rispetto al solito, all’incirca una ogni ora se non addirittura una ogni due. E per loro che vengono pagati ancora sulla base delle consegne effettuate significa una perdita economica considerevole. Oltretutto non tutti riescono a fare neanche quell’unica consegna al giorno, perché Glovo, Deliveroo, Uber e le varie piattaforme vedendo il calo degli ordini hanno ridotto la flotta di persone da incaricare – prosegue -. Per questo abbiamo sollecitato il governo sulla necessità di istituire strumenti di sostegno per questa categoria già poco tutelata. Deliveroo prevede teoricamente un indennizzo minimo nel caso in cui un rider non riceva nessun incarico per tutta la giornata ma nella realtà questi soldi non si vedono mai”. “Chi paga per tutto questo? Deliveroo fornirà i materiali per la prevenzione? Si assicurerà che tutti i fattorini siano messi in condizione di prevenire il contagio? Retribuirà le ore di lavoro aggiuntivo per disinfettare il materiale? Pagherà i lavoratori che presentano sintomi sospetti? Sono domande retoriche, sappiamo già la risposta”, rilancia Riders Union Bologna. “Per Deliveroo il COVID-19 non cambia nulla. Per loro l’importante è continuare a fare business con i costi della prevenzione tutti a carico dei lavoratori. Anche in momenti come questi, i fattorini devono subire l’umiliazione di essere lavoratori ‘diversi’“. Un appello accolto dal Comune di Bologna, con l’assessore al Lavoro Marco Lombardo che, di concerto con il sindaco Virginio Merola, ha chiesto alle piattaforme di consegna di cibo a domicilio che operano sul territorio di dotare i fattorini di idonei strumenti di protezione per il coronavirus a partire da guanti, disinfettanti e mascherine.
L’appello dei rider al presidente Conte – Il collettivo di precari del mondo del delivery intanto ha lanciato un appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo per chiedere maggiori tutele in questo frangente di emergenza e di avere “accesso agli ammortizzatori e agli strumenti di sostegno al reddito“. In una nota diffusa sulla pagina Facebook Deliverance Milano si legge che in seguito all’emergenza Covid 19 “nelle relative misure preventive” imposte da Governo e Regioni “non sono state ancora previste le protezioni e i dispositivi di sicurezza dovuti ai fattorini delle consegne a domicilio, tenendo conto non soltanto dei rischi a cui un corriere è soggetto normalmente ma anche di quelli a cui è esposto in questa fase delicata”. Il collettivo spiega che dall’esplosione dall’inizio dell’epidemia “le piattaforme hanno dimezzato le ore e le paghe ai rider, giustificandosi con il calo delle consegne dovuto alla paura dei clienti” e ricordando che “la maggioranza dei lavoratori risulta essere senza contratto”, nonostante la Corte di Cassazione abbia loro riconosciuto “pieni diritti e tutele da subordinati”. Per questo “chiediamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro Nunzia Catalfo di dare seguito e concretezza alla discussione già avviata tra le parti sociali per avere accesso agli ammortizzatori e agli strumenti di sostegno al reddito annunciati, affinché nessuno dei lavoratori coinvolti da questo periodo di dissesto economico, soprattutto i meno tutelati, venga lasciato indietro”.
Cronaca
Coronavirus, il problema delle consegne a domicilio: le misure per rider e clienti. “Ordini diminuiti del 50% e zero tutele”
Se le aziende sono subito corse ai ripari assumendo nuovi protocolli di consegna e informando i propri clienti delle misure messe in atto per tutelare la loro sicurezza, lo stesso non è stato fatto nei confronti dei rider, che - pur essendo stati riconosciuti dalla Cassazione come lavoratori subordinati con la sentenza 1663 del 24 gennaio scorso - si sono dovuti organizzare autonomamente
In questi giorni di emergenza coronavirus Milano è apparsa come svuotata. Poca gente in metropolitana, ancora meno nei locali. Le ordinanze ministeriali, le scuole chiuse, il telelavoro e la paura spingono le persone a restare a casa. A sfrecciare per le strade però sono rimasti i cosiddetti rider, i fattorini delle consegne a domicilio, che armati di bici e zaino termico attraversano la città per portare cibo, spesa e acquisti vari a chi non se la sente di uscire. Anche loro stanno risentendo del calo dei consumi – e conseguentemente degli ordini – e si ritrovano con poche chiamate per lavorare oltretutto in un contesto di potenziale rischio di contagio. Spesso infatti, chi è incaricato della consegna non si limita a citofonare al cliente, ma la porta fino dentro casa o in ufficio, venendo in contatto con diversi ambienti in giorni in cui sono sempre di più i casi di contagio accertati non solo nel capoluogo lombardo, ma in tutta Italia. Oltretutto c’è poi il “problema” della firma digitale che il destinatario deve fare con il dito sul display del corriere.
Se le aziende sono subito corse ai ripari assumendo nuovi protocolli di consegna e informando i propri clienti delle misure messe in atto per tutelare la loro sicurezza, lo stesso non è stato fatto nei confronti dei rider, che – pur essendo stati riconosciuti dalla Cassazione come lavoratori subordinati con la sentenza 1663 del 24 gennaio scorso – si sono dovuti organizzare autonomamente, decidendo se continuare a lavorare nonostante la paura di contrarre il Covid-19 o ritirarsi e perdere magari quella che è la loro principale se non addirittura unica fonte di guadagno. A denunciarlo sono il sindacato di categoria Deliverance Milano e i collettivi di precari del mondo del delivery, che hanno lanciato un appello al al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo per chiedere maggiori tutele in questo frangente di emergenza e di avere “accesso agli ammortizzatori e agli strumenti di sostegno al reddito”.
Amazon – Neanche i corrieri di Amazon si fermano ma si adeguano con nuove misure di sicurezza e prevenzione. “Abbiamo chiesto ai dipendenti e ai dipendenti dei nostri fornitori qualora non si sentissero bene di rimanere a casa e consultare un medico – spiega Amazon Italia a Ilfattoquotidiano.it -. Oltre ad aver incrementato le attività di pulizia in tutti i nostri siti, abbiamo chiesto ai dipendenti di disinfettare e pulire frequentemente le proprie postazioni di lavoro, e ai nostri fornitori di servizi di consegna di pulire i veicoli, all’inizio e alla fine di ogni turno con materiali disinfettanti/detergenti. Abbiamo comunicato ai dipendenti e ai dipendenti dei nostri fornitori che tutti devono lavarsi le mani con acqua e sapone, se non dovessero essere immediatamente disponibili, utilizzare un disinfettante per le mani con almeno una percentuale del 60% di alcol. Per quanto riguarda le mascherine, stiamo seguendo le linee guida fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità. Naturalmente, se un dipendente o un dipendente dei nostri fornitori desidera indossarle, è libero di farlo e può trovarne disponibili presso i nostri depositi di smistamento in Italia”.
Deliveroo, Glovo e Just Eat – Le principali società che hanno in gestione le consegne da locali e ristoranti delle regioni interessate dal contagio si sono mosse con strategie diverse, finalizzate da una parte a garantire la sicurezza di clienti e lavoratori e dall’altra a cercare di incentivare i consumi per alleviare i ristoratori già provati dalle ordinanze restrittive e dalla psicosi. Così ad esempio Glovo ha mandato una mail informativa a tutti i suoi iscritti spiegando che “abbiamo rafforzato ulteriormente le nostre procedure standard per continuare con le consegne in piena sicurezza. Tutto quello che arriva a casa tua è contenuto in sacchetti chiusi riposti all’interno di zaini che i nostri corrieri sono stati invitati a mantenere come sempre igienizzati – si legge nella nota -. I nostri partner sono da sempre impegnati quotidianamente a rispettare tutte le norme igienico-sanitarie. Un impegno che è stato intensificato in questi giorni e per cui siamo loro grati. Abbiamo scelto di semplificare le procedure di consegna: non ti verrà richiesta la firma digitale quando riceverai i nostri ordini a casa”. Deliveroo e Just Eat invece, si sono limitate a lanciare iniziative promozionali, avvisando via mail di aver attivato dal 2 all’8 marzo con alcuni locali partner la possibilità di effettuare ordini con il costo di consegna fisso a 1 euro.
Esselunga – La catena di supermercati Esselunga – che fornisce un servizio di consegna della spesa a domicilio – dopo esser stata presa d’assalto in Lombardia nei primi giorni di psicosi da coronavirus, ha fatto sapere in una nota di aver modificato il proprio protocollo di consegna. Così ora “per una maggiore sicurezza gli autisti non entreranno nelle case e le spese saranno consegnate davanti alla porta“. Anche in questo caso la firma digitale al momento della consegna non è più richiesta, così da poter garantire la distanza di sicurezza tra il corriere che consegna la merce e il cliente. Non solo, per tutti gli over 65 anni, “dal 7 marzo fino a Pasqua, il contributo di consegna della spesa diventerà gratuito sia per l’e-commerce Esselunga a Casa sia per le consegne dai negozi all’abitazione, in tutte le zone dove Esselunga è presente con il servizio”.
La denuncia: “Consegne diminuite del 50% e nessuna tutela dalle piattaforme” – “Nessuno ha dotato i rider di mascherine o guanti, gli è stata solo inoltrata una mail informativa con i divieti e le limitazioni previste per chi viene dalle zone rosse ma non c’è alcun riferimento a come comportarsi per chi risiede o opera nelle cosiddette zone gialle, come ad esempio Milano. Chi vuole la mascherina deve comprarsela da solo“, spiega a Ilfattoquotidiano.it Angelo, membro di Deliverance Milano sottolineando come il vero problema però sia il calo del lavoro. “In queste due settimane stiamo ricevendo decine di segnalazioni di fattorini che lamentano un drastico calo delle richieste: stanno facendo circa il 50% delle consegne in meno rispetto al solito, all’incirca una ogni ora se non addirittura una ogni due. E per loro che vengono pagati ancora sulla base delle consegne effettuate significa una perdita economica considerevole. Oltretutto non tutti riescono a fare neanche quell’unica consegna al giorno, perché Glovo, Deliveroo, Uber e le varie piattaforme vedendo il calo degli ordini hanno ridotto la flotta di persone da incaricare – prosegue -. Per questo abbiamo sollecitato il governo sulla necessità di istituire strumenti di sostegno per questa categoria già poco tutelata. Deliveroo prevede teoricamente un indennizzo minimo nel caso in cui un rider non riceva nessun incarico per tutta la giornata ma nella realtà questi soldi non si vedono mai”. “Chi paga per tutto questo? Deliveroo fornirà i materiali per la prevenzione? Si assicurerà che tutti i fattorini siano messi in condizione di prevenire il contagio? Retribuirà le ore di lavoro aggiuntivo per disinfettare il materiale? Pagherà i lavoratori che presentano sintomi sospetti? Sono domande retoriche, sappiamo già la risposta”, rilancia Riders Union Bologna. “Per Deliveroo il COVID-19 non cambia nulla. Per loro l’importante è continuare a fare business con i costi della prevenzione tutti a carico dei lavoratori. Anche in momenti come questi, i fattorini devono subire l’umiliazione di essere lavoratori ‘diversi’“. Un appello accolto dal Comune di Bologna, con l’assessore al Lavoro Marco Lombardo che, di concerto con il sindaco Virginio Merola, ha chiesto alle piattaforme di consegna di cibo a domicilio che operano sul territorio di dotare i fattorini di idonei strumenti di protezione per il coronavirus a partire da guanti, disinfettanti e mascherine.
L’appello dei rider al presidente Conte – Il collettivo di precari del mondo del delivery intanto ha lanciato un appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo per chiedere maggiori tutele in questo frangente di emergenza e di avere “accesso agli ammortizzatori e agli strumenti di sostegno al reddito“. In una nota diffusa sulla pagina Facebook Deliverance Milano si legge che in seguito all’emergenza Covid 19 “nelle relative misure preventive” imposte da Governo e Regioni “non sono state ancora previste le protezioni e i dispositivi di sicurezza dovuti ai fattorini delle consegne a domicilio, tenendo conto non soltanto dei rischi a cui un corriere è soggetto normalmente ma anche di quelli a cui è esposto in questa fase delicata”. Il collettivo spiega che dall’esplosione dall’inizio dell’epidemia “le piattaforme hanno dimezzato le ore e le paghe ai rider, giustificandosi con il calo delle consegne dovuto alla paura dei clienti” e ricordando che “la maggioranza dei lavoratori risulta essere senza contratto”, nonostante la Corte di Cassazione abbia loro riconosciuto “pieni diritti e tutele da subordinati”. Per questo “chiediamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro Nunzia Catalfo di dare seguito e concretezza alla discussione già avviata tra le parti sociali per avere accesso agli ammortizzatori e agli strumenti di sostegno al reddito annunciati, affinché nessuno dei lavoratori coinvolti da questo periodo di dissesto economico, soprattutto i meno tutelati, venga lasciato indietro”.
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Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.