In attesa che il tribunale di Bologna aggiunga ulteriori elementi a questa incredibile biografia, proviamo a ricapitolarne alcuni tra gli aspetti più istruttivi attraverso le ricostruzioni di alcuni giornalisti che, negli ultimi vent’anni, si sono occupati di lui: Piero Messina, Rita Di Giovacchino, Gianni Flamini e Maurizio Torrealta. Cominciamo con una breve citazione di Piero Messina tratta da Il cuore nero dei servizi segreti (RCS, 2012):

Originario di Reggio Emilia, Bellini compare nella cronaca nera italiana a partire dalla metà degli anni Settanta. Estremista di destra cresciuto nelle fila di Avanguardia nazionale, nel 1976 diventa latitante per sfuggire a un mandato di cattura per il tentato omicidio del fidanzato della sorella. Fuggito in Sudamerica, ricompare nel 1981, quando i carabinieri arrestano a Pontassieve, in provincia di Firenze, un certo Roberto Da Silva, cittadino brasiliano, fermato alla guida di un camion pieno di mobili rubati. Riuscirà a mantenere quella falsa identità per sei mesi anche in carcere, prima di essere tradito dall’esame delle impronte digitali. Due anni dopo Bellini finisce al centro dell’inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna, ma sarà scagionato. Nel 1988, viene arrestato con l’accusa di aver ucciso Giuseppe Fabbri, un restauratore di mobili di Scandicci. Anche per questa vicenda sarà assolto.

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Paolo Bellini, l’ex terrorista nero nelle pagine dei giornalisti che si sono occupati di lui

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