A proposito di Avanguardia nazionale, Gianni Flamini nel suo Lo scambio (Nutrimenti, 2012) ci ricorda che nel 1991:
Buttare tutto all’aria è anche la passione di Stefano Delle Chiaie fin dai tempi ormai lontani che lo videro fondatore del gruppo radicale neofascista Avanguardia nazionale. Adesso seguita a coltivare quella passione facendo il capo della Lega nazionalpopolare, che il 5 ottobre [1991] tiene un forum a Pomezia con l’intervento anche di un manipolo di vecchi camerati. La Lega (…) si propone di “collegare i movimenti di protesta” per affossare “questa situazione ormai marcia”. Quest’altra bellicosa intenzione è resa nota ai primi di dicembre a Milano dove la Lega nazionalpopolare viene ufficialmente presentata. Del nome di Delle Chiaie rigurgitano le cronache del terrorismo nazionale e perfino internazionale avendo fatto il latitante per quasi diciassette anni. (…) Adesso Delle Chiaie è in società anche con l’avvocato Stefano Menicacci, ex deputato dell’Msi e gran fondatore di leghe, ragion per cui ha finito per trovarsi nelle immediate vicinanze del leghista Umberto Bossi, che ha partecipato alla fine del 1990 a una manifestazione a Perugia organizzata dalla Lega umbra di Menicacci.
Come in un frullato di casi della vita, Menicacci è stato a sua volta presentato una dozzina di anni prima a un garbato e dovizioso brasiliano di nome Roberto Da Silva. Glielo aveva raccomandato un senatore del suo stesso partito e lui l’aveva introdotto a Foligno. Là Da Silva aveva ottenuto la residenza e il brevetto da pilota d’aereo, alloggiava in un buon albergo e faceva vita spensierata e da farfallone spendendo e spandendo e mostrandosi in compagnia, oltre che con Menicacci, anche con il procuratore della Repubblica di Bologna Ugo Sisti. Fumo negli occhi. (…) Mentre faceva il bellimbusto a Foligno era latitante e ricercato.
Quando si dice la combinazione. Proprio mentre Delle Chiaie presenta la Lega nazionalpopolare a Milano, Paolo Bellini prende alloggio a Enna. È appena uscito dal carcere, e dall’albergo, il 6 dicembre, telefona al vecchio compagno di galera Antonino Gioè, boss di Altofonte. (…) Riuscirà a imbastire una tela di ragno tale che quasi strapperà gli applausi al magistrato di Firenze Pierluigi Vigna (poi procuratore nazionale antimafia), secondo il quale Bellini “è un uomo che ha saputo inserirsi in un ventennio di vicende criminali italiane perché ha le caratteristiche ideali del mercenario della malavita: sangue freddo nell’uccidere, fantasia, sa pilotare gli aerei, conosce le lingue. Come collaboratore ha reso un buon servizio allo Stato”. Non sarà comunque facile capire quale buon servizio.