È stato il giudice Benedetto Ruberto che, accogliendo la richiesta dell’avvocato Fausto Soggia, ha revocato all’alto ufficiale la misura degli arresti domiciliari: per Nervi, sospeso dalla Marina militare dal suo incarico al vertice dell’Arsenale, sarebbero sostanzialmente decadute le esigenze cautelari
È tornato in libertà il Contrammiraglio Cristiano Nervi, direttore dell’Arsenale di Taranto arrestato nell’inchiesta per gli appalti pilotati nella base navale di Taranto. È stato il giudice Benedetto Ruberto che, accogliendo la richiesta dell’avvocato Fausto Soggia, ha revocato all’alto ufficiale la misura degli arresti domiciliari: per Nervi, sospeso dalla Marina militare dal suo incarico al vertice dell’Arsenale, sarebbero sostanzialmente decadute le esigenze cautelari tanto che lo stesso procuratore aggiunto Maurizio Carbone ha dato parere favorevole alla sua liberazione. Liberi anche gli imprenditori Giacinto Pernisco, difeso dagli avvocati Salvatore Sibilla ed Egidio Albanese, e Gianluca Pletto, difeso esclusivamente dall’avvocato Albanese.
Sorprendente, infine, è apparsa la revoca dei domiciliari per Fabio Greco, imprenditore che rispetto agli altri due, occupava nell’inchiesta una posizione decisamente più centrale. Da quanto trapelato, però, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, Greco avrebbe fatto una serie di ammissioni confermando di aver acquistato all’ufficiale della Marina militare Antonio Di Molfetta elettrodomestici così com’è stato prospettato dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziario che hanno condotto l’inchiesta. Non solo. Nelle sue ammissioni avrebbe sostanzialmente confermato che soddisfare le richieste dell’ufficiale che era a capo del servizio Efficienza Navi era una sorta di prassi per garantirsi un percorso privilegiato e rapido nel pagamento delle fatture.
Per Greco, tuttavia, il pm Carbone aveva espresso parere negativo alla revoca dei domiciliari, ma il gip Ruberto lo ha comunque liberato pur imponendo il divieto di esercitare l’attività di impresa. Restano invece ai domiciliari Federico Porraro, dipendente civile arrestato con l’accusa di aver ceduto una serie di beni della Marina militare a uno degli imprenditori in cambio di denaro, Abele D’onofrio, il funzionario dell’arsenale che avrebbe passato agli imprenditori, in cambio di denaro, i bandi di gara prima della loro pubblicazione. Agli arresti nelle loro abitazioni si trovano anche il tenente di Vascello Di Molfetta, l’imprenditore Armando De Comite – l’uomo, difeso dall’avvocato Adelaide Uva, ritenuto a capo del cartello di imprese che si spartiva gli appalti – Angelo Raffaele Ruggiero, Alessandro Di Persio, Nicola Pletto e Giona Guardascione. Per il prossimo 10 marzo, intanto, sono fissate le prime udienze dinanzi al tribunale del Riesame