Fatevene una ragione, noi uomini, siamo meno a rischio di subire violenza sessuale, una gravidanza non potrà essere di ostacolo alla nostra vita lavorativa, se andiamo con tante donne siamo ganzi e non puttane, in casa spesso i genitori ci davano più libertà rispetto alle sorelle perché sapevano che il mondo era più sicuro per noi, per dire le prime che mi vengono in mente.
Questo non significa che violenza e forme di arroganza e sopruso non possano essere esercitate anche dalle donne, ma che esiste un contesto storico culturale che, in linea di massima, ha privilegiato, in diversi campi, l’uomo perché creato dagli uomini e da essi legittimato, talvolta con l’aiuto di alcune donne che lo hanno trovato ‘normale’, imbevute fin da piccole di quello che è opportuno o meno dire e fare per una donna.
Allontaniamo ogni tentativo intenzionale o ingenuo di mostrificare l’uomo e di santificare la donna, chi persegue tale scopo non fa altro che aumentare divario e incomprensioni tra uomini e donne, cose di cui non necessitiamo affatto, anche se purtroppo esistenti,
Ormai tutti parlano di violenza sulle donne, media, politica, gente comune e se da una parte vi è una sensibilità che solo fino a pochi anni fa non trovavamo e probabilmente non concepivamo neanche, è anche vero che un uso strumentale di legittime battaglie è sempre un rischio che si corre.
Il maschile non si cambia in pochi anni e, nello stesso tempo, non tutto nel maschile è da cambiare e parlare di questo non fa di me un femminista o un nemico degli uomini, ma solo un libero pensatore che, nascendo uomo, sa cosa significa essere tale e che, condividendo numerose esperienze con uomini e donne a livello personale e professionale, sa di aver cambiato molti atteggiamenti e comportamenti che un tempo avrebbe sicuramente considerato normali e legittimi.
Li vedo gli uomini arrabbiati con le donne, li sento pensare che ora non si può neanche più corteggiare una donna senza rischiare, li vedo minimizzare e negare la violenza sulle donne, li vedo parlare della violenza che sono loro a subire dalle donne. La loro rabbia è vera, vera è la percezione che hanno dei rapporti di genere e non sono pochi, per tanti che cambiano altrettanti si convincono di dover rimanere ancorati alla loro posizione, in difesa dei diritti degli uomini. Solo che i diritti degli uomini dovrebbero coincidere con i diritti delle donne e viceversa. Parità è questo, non una partita tra squadre avversarie in cui vinca il migliore, perché il migliore non esiste e ogni situazione va considerata sì nell’ambito di un quadro generale, ma anche situazionale e, anche se, in un conflitto, sono soprattutto gli uomini abituati a usare forza e controllo, questo non esclude che possano fare altrettanto alcune donne.
Di solito i negazionisti della violenza sulle donne sembrano esserlo in toto, e sembra che dicano “non esistono donne vittime”, ma è anche vero che i negazionisti della violenza delle donne sembrano fare altrettanto, se è uomo sarà sempre lui ad aver fatto qualcosa di sbagliato. Trovo solo un nome per tutto questo: ideologia. E con l’ideologia si va poco avanti, si crede acriticamente a un qualcosa perché considerato fortemente identitario, se crolla quella convinzione crolla anche qualcosa di profondamente nostro e allora si fugge dal cambiamento.
Buon 8 marzo di riflessione!
Vignetta di Pietro Vanessi