L'annuncio del patron viola rompe l'idillio con il primo cittadino di Firenze che adesso teme di veder nascere una nuova struttura in uno dei comuni limitrofi. Ma i due si incontreranno di nuovo l'8 aprile, il giorno dopo il termine ultimo per le offerte pubbliche. Intanto la parlamentare fiorentina Rosa Maria Di Giorgi si appresta a presentare in parlamento una proposta di legge per semplificare le procedure e rendere meno stringenti i vincoli per la ristrutturazione di stadi storici
Mentre il centrodestra toscano riflette sulla candidatura della leghista Susanna Ceccardi come candidata alle prossime elezioni regionali, avanza un candidato forte per le opposizioni al Pd e al centrosinistra: Rocco Commisso. È una battuta al vetriolo che circola in questi giorni a Firenze dopo che il magnate italo-americano patron della Fiorentina ha inferto un duro colpo ai sogni principeschi di Dario Nardella annunciando che “la Fiorentina non parteciperà al bando pubblico per l’area Mercafir che scadrà il prossimo 7 aprile”. In una lunga lettera affidata al canale ufficiale Violachannel, Commisso scrive che dopo un’attenta valutazione delle particolari condizioni finanziarie e contrattuali della gara pubblica d’appalto per la Mercafir, resi pubblici a febbraio, la Fiorentina ritiene “che nessuna delle tre condizioni da me a suo tempo richieste, tempi rapidi, costi ragionevoli e controllo totale del progetto di costruzione e gestione dello stadio dopo il suo completamento, sia stata soddisfatta”.
Un ‘no’ che ha scosso Palazzo Vecchio. “Apprendo con grande dispiacere che, nonostante i nostri sforzi dimostrati, la proprietà ritenga ad oggi di non voler fare questo importante investimento per i tifosi e per Firenze”, è stato il commento piccato di Nardella. L’idillio a suon di violino, lo strumento musicale amato dall’inquilino di Palazzo Vecchio, è finito. Niente più pacche sulle spalle tra Nardella e Commisso dopo il ‘no’ al bando per l’acquisto nell’area Mercafir, dove sorge il mercato ortofrutticolo fiorentino e dove avrebbe dovuto sorgere lo stadio. “Costo? 22 milioni di euro. Troppi”, sostiene Commisso. “Finalmente qualcuno che sa dire no e fare opposizione a Nardella”, sono i commenti che girano sui social da parte dei tifosi viola di centrodestra.
Così dopo aver messo l’uno contro l’altro i sindaci Pd dei comuni dell’area fiorentina, da Campi Bisenzio a Bagno a Ripoli, da Signa a Figline Valdarno, che pur di realizzare lo stadio non hanno esitato ad andare contro il primo cittadino del capoluogo, che è anche presidente dell’area metropolitana fiorentina, Commisso è diventato il presidente viola più amato del tifo viola.
Ma Rocco è troppo pragmatico per legarsi a qualche carro politico. Dopo lo schiaffo inflitto a Nardella, non chiude i ponti del dialogo. I due si rivedranno (sempre che Commisso possa volare in Italia) l’8 aprile. Un giorno dopo, guarda caso, la chiusura dei termini della gara per la Mercafir. E se nessuno si sarà fatto avanti, è possibile che Nardella abbassi il prezzo.
È questa la strategia di Commisso? Lo si vedrà. Intanto continua il casting dei terreni dei comuni fiorentini e diventa più concreta l’ipotesi di un forte restyling dello stadio Franchi, costruito agli inizi degli anni Trenta dall’architetto Pierluigi Nervi. Ipotesi pare non condivisa dal soprintendente alle Belle Arti Andrea Pessina. Per superare le riserve di Pessina, la parlamentare fiorentina Rosa Maria Di Giorgi si appresta a presentare in parlamento una proposta di legge, assieme al collega Stefano Lepri, per semplificare le procedure e rendere meno stringenti i vincoli per la ristrutturazione di stadi storici. Come il Franchi, appunto.
Una partita complessa, quella che sta giocando Commisso, tra politica e pallone, tra Palazzo Vecchio e Montecitorio. Senza sconti e timidezze. “Ho 70 anni, non posso aspettare dieci anni per costruire lo stadio. Fast, veloci”, ripete ogni giorno ai suoi collaboratori nel briefing viola tra New York e Firenze.