Continuano le proteste nelle carceri e il numero delle vittime tra i detenuti è salito a 12. Tra gli evasi a Foggia, sono ancora in fuga 19 persone tra cui anche persone vicine alla mafia garganica e un condannato per omicidio. Il ministero della Giustizia fa sapere che si sono conclusi quasi dappertutto i disordini che ieri hanno interessato oltre 20 istituti penitenziari. In alcuni invece, continua la nota, la situazione non è ancora definita. Il ministero riferisce ancora che “è previsto l’arrivo di 100mila mascherine per i penitenziari italiani”. Alcuni disordini sono scoppiati nel primo pomeriggio anche all’interno del carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia. I detenuti hanno iniziato a battere sulle inferriate e poi sono viste delle fiamme: la situazione poi è tornata alla normalità. In serata segnalati disordini anche al carcere del Coroneo di Trieste. I detenuti affacciati alle finestre hanno cominciato a battere sulle sbarre padelle e altri oggetti metallici e urlare a più riprese “Libertà Libertà“.
Intanto sono in corso indagini per capire da chi sia arrivato “l’ordine” di far scattare le rivolte all’interno delle carceri negli ultimi giorni. Lo spiega l’Ansa citando fonti giudiziarie: gli inquirenti puntano anche a verificare un’eventuale “regia occulta” dietro l’organizzazione delle proteste fomentate tra i detenuti negli istituti penitenziari. In particolare, oltre alla procure di Milano, anche Trani avrebbe avviato un’inchiesta per far luce sugli episodi nei carceri delle rispettive città. Le indagini, a 360 gradi, al momento non escludono legami con “organizzazioni” esterne al carcere.
Pronto ‘sfollamento’ di San Vittore a Milano – I motivi delle rivolte, in tutti gli istituti, sono gli stessi: molti chiedono l’amnistia, lamentando la paura del contagio del coronavirus. Altri hanno protestato perché le misure varate dal governo per combattere l’emergenza comprendono anche una serie di restrizioni ai colloqui con i parenti. Intanto la Procura di Milano ha aperto un’indagine al momento a carico di ignoti per devastazione, saccheggio e resistenza, in relazione alla rivolta dei detenuti di San Vittore. Che ha fatto riesplodere il problema del sovraffollamento. Per questo il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sta organizzando lo “sfollamento” di San Vittore, ossia il trasferimento di parte dei detenuti in altri istituti di pena. Lo ha detto la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano Giovanna Di Rosa, spiegando che ci sono celle e reparti “non più agibili e la Nave (la sezione modello per chi ha problemi di droga, ndr) è distrutta“.
Le vittime – A Rieti tre detenuti sono morti dopo aver assunto farmaci rubati dall’infermeria durante la sommossa andata avanti per ore e sedata solo nella notte. Altri 7 sono stati trasportati in ospedale, di questi 3 sono attualmente ricoverati in terapia intensiva, mentre un altro detenuto, più grave, è stato trasferito in elicottero a Roma. Sono nove invece le vittime tra i detenuti del carcere di Modena, dopo la rivolta di lunedì. Cinque sono morti nello stesso penitenziario, gli altri sono tra i reclusi trasferiti ad Alessandria, Verona, Parma e Ascoli. Secondo le prime indagini, avevano assunto psicofarmaci rubati dal cassetto delle medicine dopo l’assalto all’infermeria del carcere. Sono invece 22 le persone medicate al termine delle tensioni nel carcere Bolognese della Dozza. Nessuno di questi è grave.
La rivolta a Siracusa – Dopo i disordini di domenica e lunedì in 22 penitenziari in tutt’Italia, da Modena a Palermo, nella notte nuove rivolte si sono verificate a Siracusa, nel carcere di Cavadonna, dove 70 detenuti hanno dato alle fiamme le lenzuola e hanno utilizzato le brande per sfondare alcuni cancelli. Distrutto l’impianto di videosorveglianza e danneggiata anche una delle due cucine, che è stata resa di fatto inagibile. La protesta dei detenuti ha creato danni importanti al blocco 50, quello di media sicurezza: la popolazione nel carcere è di circa 680 detenuti, un centinaio in più della capienza massima.
Le proteste da Aversa a Palermo – Ad Aversa, nel Casertano, durante il cambio di turno di mezzanotte, i detenuti hanno protestato rumorosamente sbattendo oggetti contro le inferriate e bruciando pezzi di carta nelle loro celle. Un gruppo di detenuti del carcere Pagliarelli di Palermo invece si è impossessato di un piano detentivo prendendo le chiavi della guardia penitenziaria. È in corso una mediazione con la direttrice Francesca Vazzana che assicura che la “situazione sta tornando alla normalità”. Altre proteste sono in corso anche a Campobasso e Matera, ma in questi casi, consistono nella battitura delle sbarre.
Foggia, ancora caccia a 19 detenuti evasi – A Foggia continuano le ricerche di 19 evasi, dopo che si sono costituiti nel pomeriggio ai carabinieri di San Giovanni Rotondo Andrea Quitadamo, Francesco Notarangelo ed un terzo detenuto Bartolomeo Pio Notarangelo, tutti ritenuti legati ad un clan del Gargano. Sono ancora ricercati i due principali evasi, Cristoforo Aghilar – accusato di aver ucciso la mamma della ex fidanzata ad ottobre dello scorso anno ad Orta Nova – e Francesco Scirpoli, anche quest’ultimo ritenuto vicino al clan Garganico. Sono ricercati anche Antonio Borromeo – 27 anni, condannato nel giugno 2019 per la guerra di mala avvenuta a Brindisi fra il 2017 e il 2018 – e Angelo Sinisi, 33 anni, condannato per rapina.
A Melfi liberati i nove ostaggi – Situazione rientrata alla normalità a Melfi (Potenza) dove, dopo circa dieci ore di proteste, sono stati liberati i nove ostaggi – quattro agenti della polizia penitenziaria e cinque operatori sanitari – e i detenuti sono rientrati nelle sezioni. Situazione sotto controllo anche ad Alessandria. La situazione ha provocato reazioni da parte della politica: l’opposizione hanno auspicato l’intervento dell’esercito, mentre i renziani hanno chiesto al ministro della giustizia Alfonso Bonafede di riferire il Parlamento. L’informativa del guardasigilli è stata fissata per mercoledì 11 marzo alle ore 17.
“Le mafie dietro le rivolte” – “I provvedimenti presi hanno proprio la funzione di garantire proprio la tutela della salute dei detenuti e tutti coloro che lavorano nella realtà penitenziaria, ma deve essere chiaro che ogni protesta attraverso la violenza è solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato”, ha detto il ministro della Giustizia. Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, ha sottolineato come le proteste siano cominciate contemporaneamente in tutto il Paese: “La contemporaneità delle rivolte all’interno delle carceri italiane lascia pensare che ciò a cui stiamo assistendo sia tutt’altro che un fenomeno spontaneo – ha detto Pianese – C’è il rischio che dietro le rivolte possa esserci la criminalità organizzata“.
Il riassunto delle rivolte in tutta Italia – Le proteste sono iniziate domenica, a Frosinone e a Modena. Detenuti in rivolta a Piacenza, Ferrara, Reggio Emilia e Bologna. Disordini a San Vittore a Milano e a Rebibbia a Roma, con le infermerie assaltate: fuori dal carcere romano si sono radunati i familiari dei detenuti, che per qualche ora hanno bloccato la via Tiburtina. Situazione tornata alla normalità a Regina Coeli, dopo i roghi appiccati per protesta. A Pavia due poliziotti tratti in ostaggio poi sono stati liberati. Analoghe scene di protesta a Napoli e Salerno, a Torino e Alessandria. Le agitazioni e le rivolte delle scorse ore hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine anche a Frosinone, Alessandria, Lecce, Bari e Vercelli. Caos anche a Prato. Danneggiato l’istituto penitenziario di Salerno, dove la rivolta è terminata in giornata, mentre ad Ariano Irpino e a Santa Maria Capua Vetere c’è stata una vera e propria rivolta.
A Foggia evasioni di massa – La situazione peggiore si è registrata a Foggia, con oltre 70 detenuti detenuti evasi. In un caso i fuggitivi hanno rapinato un meccanico di auto e attrezzi nella zona del Villaggio Artigiani, l’area nella quale si trova il carcere. Quattro detenuti evasi sono stati fermati sulla tangenziale di Bari: avevano appena rubato un’auto, intercettata grazie al numero di targa. Nel frattempo il penitenziario foggiano, secondo alcune fonti della polizia, era finito completamente in mano ai rivoltosi, che hanno rotto le finestre e divelto un cancello della block house, la zona che li separa dalla strada. All’ingresso della casa circondariale è stato appiccato un incendio.