Nel giorno delle rivolte nelle carceri italiane c’è stato un episodio a Milano che vale la pena registrare nella cronaca di queste giornate difficili. Un pubblico ministero e un pm che salgono sulla gru e trattano. Non è la prima volta che Alberto Nobili, il responsabile dell’antiterrorismo milanese, interviene per risolvere casi che avrebbero potuto avere un epilogo tragico. Oggi, assieme al pm Gaetano Ruta, si è fatto portare più vicino possibile ai detenuti di San Vittore saliti sui tetti per convincerli ad entrare nelle loro celle. Nel gennaio del 2017 Nobili, era riuscito a ‘salvare’ un trentenne che da una impalcatura esterna del Palazzo di Giustizia di Milano, ad un’altezza di quasi venti metri, minacciava di buttarsi giù e togliersi la vita: assieme al collega di un tempo Gherardo Colombo, sporgendosi da una base più in alto del ponteggio, aveva rassicurato a lungo l’aspirante suicida fino al punto da farlo desistere.
Nobili, il cui nome è legato anche alla soluzione di alcuni sequestri di persona, come quello di Alessandra Sgarella, alla fine di dicembre del 1997 partecipò alle trattative, offrendosi addirittura come ostaggio nella vicenda di Domenico Gargano, un uomo che per 28 ore rimase asserragliato in una banca alla periferia di Milano. Gargano, piccolo imprenditore, qualche precedente penale di poco conto, si barricò per due giorni nell’agenzia numero 32 di Via Cassinis di Bpm ritenendo lo avessero ‘rovinato’ per la revoca di un fido. Armato di una pistola e con una bomba in borsa, e sotto gli effetti della cocaina, sequestrò i dipendenti della filiale e si fece consegnare 4 miliardi: ingaggiò una lunga trattativa con le forze dell’ordine, intervenne anche Saverio Francesco Borrelli, allora procuratore capo e poi fu catturato e ferito dai Nocs mentre usciva dalla banca insieme a Nobili.
Il magistrato allora era pm della Dda ed era titolare di molte indagini che avevano azzerato la ‘ndrangheta radicata in Lombardia: e aveva ottenuto il permesso di entrare nell’istituto di credito per parlare con Gargano, lo aveva convinto ad accettarlo in sostituzione dell’ ltimo ostaggio. Trattative, condotte con l’allora maresciallo dei carabinieri Mario Iunco, e che sono durate molte ore: il sequestratore è stato persuaso a rilasciare prima gli ostaggi, poi a consegnare la bomba. Alla fine la cattura, senza vittime.
“Siamo saliti sul tetto di San Vittore, per ascoltare le ragioni dei detenuti, anche perché la storia del coronavirus non ci convinceva. E infatti non c’entrava assolutamente nulla – ha detto Nobili a Radio 24 – Hanno colto l’occasione di questo momento particolare, per rivendicare trattamenti carcerari migliori, a partire da una diminuzione delle presenze nelle carceri: a San Vittore, sono attualmente 1.200 detenuti, dovrebbero essercene 700. Noi siamo andati solo come ascoltatori, non abbiamo fatto promesse, abbiamo garantito solo che avremmo fatto presenti le loro istanze agli organi competenti”.