In molti erano già riusciti a sbarcare sull’isola d’Elba nei giorni scorsi, gli altri si sono aggiunti tra sabato notte e domenica, dopo l’emanazione del decreto che, di fatto, ha “chiuso” la Lombardia. Milanesi e lombardi hanno riaperto le seconde case, dove spesso però hanno la residenza, nonostante la stagione pre-estiva. E adesso, alla preoccupazione di fine febbraio, all’isola d’Elba si aggiunge un’emergenza sanitaria che sta portando i sindaci locali a chiedere controlli serrati al porto di Piombino, nonostante non ci siano casi accertati di coronavirus.
L’isola infatti non ha un vero e proprio ospedale ma un pronto soccorso a Portoferraio: manca la rianimazione e in un ipotetico caso di necessità i pazienti andrebbero trasportati con un elicottero militare all’ospedale di Livorno. Domenica, a poche ore dall’emanazione del decreto del governo, molti cittadini elbani hanno lanciato allarmi sui social per la presenza massiccia, e inusuale in questo periodo, di cittadini lombardi nei propri paesi e per questo i sindaci chiedono alla Regione di fare controlli serrati ai porti, in particolare a Piombino, oltre all’obbligatoria comunicazione all’Asl e la quarantena per chi viene dalle zone rosse. “Abbiamo un ospedale che non serve a niente – dice al fattoquotidiano.it il sindaco di Campo nell’Elba, Davide Montauti – non abbiamo un’assistenza medica adeguata e in questo momento di emergenza coronavirus può essere un problema”. “Siamo preoccupatissimi – gli fa eco Manola Balderi, vicepresidente dell’associazione “Elba sanità” – non abbiamo ospedali vicini e i nostri medici non sono attrezzati per rispondere a un’emergenza così grave”.
Controlli e “schedature” di chi viene dal nord – Domenica 8 marzo, a poche ore dal varo del decreto, all’isola d’Elba è stata una calda giornata di sole e le spiagge di Cavoli e di Marina di Campo sono state prese d’assalto da elbani e non solo. Da un lato, quindi, c’è la preoccupazione che i lombardi arrivati nelle loro case isolane non rispettino l’obbligo di quarantena, mentre dall’altro le gelaterie e i bar stanno facendo affari, in maniera inusuale considerando la stagione pre-estiva. “Sì, qui ci siamo accorti di un flusso massiccio di lombardi delle ultime ore, anche se stiamo ancora provando a quantificare quanti sono – continua al fatto.it il sindaco Montauti – Ad ogni modo, abbiamo appena scritto l’ordinanza per fare controlli sulle persone che sono arrivate”.
A Porto Azzurro, il sindaco Maurizio Papi nell’ultima settimana ha già deciso di iniziare a “schedare” chi viene dal Nord: “Chi ha una seconda casa sta provando a rifugiarsi qui – spiega – Per i controlli al porto ci vuole un dispositivo della Prefettura e, in mancanza di questo, abbiamo fatto da soli. Negli ultimi dieci giorni abbiamo censito 300 persone provenienti dal nord che adesso dovranno mettersi in quarantena. Ma è un impegno al di sopra delle nostre possibilità”. Per questo i sindaci elbani domenica pomeriggio hanno riunito l’unità di crisi che lavorerà in maniera permanente per chiedere alla Regione Toscana di fare controlli serrati nei porti: “Vogliamo capire da dove vengono le persone, dove vanno, perché e almeno avere il loro numero di telefono” continua Montauti.
La questione sanitaria – A preoccupare di più è sicuramente la questione sanitaria. L’ospedale di Portoferraio viene considerato un pronto soccorso e, nonostante sia stata montata la tenda della Protezione civile per il pretriage, non dispone della terapia intensiva: al massimo possono essere fatti i controlli sui sintomi e poi fatti i tamponi. In caso di contagio, però, i pazienti dovranno essere trasportati all’ospedale di Piombino o Livorno, seguendo determinate regole: non in nave ma con un elicottero militare (i Pegaso non posso farlo per motivi tecnici) e solo se le condizioni metereologiche permettono di volare. “Sono molto preoccupato per la nostra situazione sanitaria – conclude il sindaco Papi – In caso di contagio dovremmo portare i pazienti sulla terraferma”. Per questo l’associazione “Elba sanità” sta provando a chiedere alla Regione Toscana di installare a Portoferraio quattro postazioni di terapia intensiva: “In poche ore si può fare – spiega Balderi – le attrezzature ci potrebbero essere ma mancano le autorizzazioni”.