Il sindacato dei metalmeccanici chiede che nello stabilimento di Maranello venga congelato il bonus distribuito ai dipendenti in base alle loro presenze in azienda. "In questo periodo di emergenza sanitaria non deve essere penalizzato chi resta in malattia"
“Chiediamo all’azienda il congelamento del premio di produzione in questo momento di emergenza sanitaria perché penalizza chi resta in malattia. Per non perderlo c’è chi viene al lavoro anche con sintomi influenzali“. Pasquale Marano lavora insieme ad altre 160 persone nel reparto verniciatura alla Ferrari di Maranello, stabilimento dove ogni giorno entrano circa 3500 operai nella provincia di Modena, tra quelle in cui il decreto per il coronavirus introduce misure di prevenzione più stringenti. Fa parte della Rsa (rappresentanza sindacale aziendale) della Fiom, sindacato che ha scelto di non siglare il contratto al contrario di Cisl, Fismic e Uil. Questi ultimi tre non hanno sposato la linea Fiom per il congelamento del premio.
Proprio stamattina Ferrari ha confermato la propria continuità operativa per lo stabilimento di Maranello: nessuno stop, spiega la società, “fermo restando che detta continuità non può prescindere da quella dei nostri fornitori, con i quali siamo in costante contatto”. Tanti, infatti provengono dalla Lombardia e gli effetti sulla produzione si stanno già facendo sentire: “Molti loro dipendenti sono in quarantena, e il tasso di assenze delle nostre aziende fornitrici in quelle aree arriva fino al 40% – spiega Marano – i rifornimenti, dai paraurti alla componentistica per auto, arrivano a spot: per fare un esempio, anziché 20 pezzi, ne arrivano 12, 14. Avevamo le scorte e siamo riusciti a tamponare. Finora”.
Per quanto invece riguarda le misure, Ferrari spiega di avere messo in atto quelle necessarie “per consentire al proprio personale di svolgere l’attività lavorativa nelle migliori condizioni possibili”. “Da oggi – prosegue Marano – in produzione bisogna rispettare la distanza di un metro gli uni dagli altri, mentre in mensa, che già aveva predisposto gli ingressi contingentati, sono state introdotte le mascherine“. Le regole vengono rispettate, ma l’unico aspetto sul quale gli operai “iscritti o vicini alla Fiom” insistono, a differenza degli altri sindacati presenti in azienda, riguarda il congelamento del premio di produzione. Ecco come funziona: l’importo corrisponde mediamente a 5000 euro l’anno lordi, e varia in base agli utili e al numero di auto consegnate. In caso di zero ore di assenza è aumentato del 7%, fino a 64 ore di assenza dal lavoro (8 giorni) è al 100%, da 8 a 13 giorni viene corrisposto al dipendente l’85%. Da 14 e 17 giorni di assenza il lavoratore percepisce l’80%, da 17 a 21 il 75% e oltre i 21 giorni al lavoratore spetta il 70% del premio. Ma la totale autogestione dei sintomi può generare comportamenti che mettono a rischio i dipendenti.
“Se c’è responsabilità individuale? Sì e no. Ci sono capireparto che hanno mandato a casa persone che avevano l’influenza, sono attenti, – conclude Marano – ma c’è chi per non perdere il premio di produzione continua a venire al lavoro anche se dovrebbe rimanere a casa”. Marano sottolinea inoltre che “ci sono operai anche con altre patologie”, che potrebbero subire conseguenze pesanti a causa di un eventuale contagio da coronavirus. “Le Rls (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), inclusa la nostra, hanno incontrato l’azienda insieme agli altri sindacati, che ha confermato che al momento si attiene alle indicazioni e alle misure comunicate dalle autorità sanitarie e previste dai decreti governativi. Continuiamo a sollecitare l’azienda perché prenda in considerazione la nostra richiesta”.