L’emergenza coronavirus – che ha comportato lo stop per due mesi dell’attività di procure e tribunali – ha fatto slittare di quasi tre mesi per il processo Ruby ter a carico di Silvio Berlusconi e altri 28 imputati. È la decisione della VII sezione penale di Milano sulla base dei provvedimenti anche ministeriali emanati in questi giorni. Il processo è stato aggiornato all’8 giugno, con sospensione della prescrizione, ma è stata ‘prenotata’ anche la data del 20 aprile per verificare se ci saranno le condizioni o meno per riprendere già quel giorno. Da quanto si è saputo, stamani in aula il collegio, presieduto da Marco Tremolada, ha indicato come data di rinvio del processo, con al centro le accuse di corruzione in atti giudiziari e di falsa testimonianza, l’8 giugno, alla presenza di pochi legali delle parti, tra cui gli avvocati Federico Cecconi per Berlusconi e Paolo Cassamagnaghi, che difende Marysthell Polanco.
I giudici, comunque, hanno anche deciso di ‘prenotare’ due date precedenti, il 20 aprile e il 18 maggio, per vedere se si riuscirà a ripartire in quelle date, se saranno migliorate le condizioni dell’emergenza sanitaria in corso. Anche perché il processo ‘Ruby ter’ vede la presenza di numerose persone in aula, tra legali, collaboratori, imputati, pm e giudici e, dunque, è impossibile garantire le distanze di sicurezza tra le persone. Per questo motivo nelle settimane scorse, quando era esplosa l’emergenza, il procedimento era già stato rinviato.
Oggi l’aggiornamento del processo a distanza di tre mesi è stato deciso, in pratica, sulla base sia della sospensione feriale prevista da oggi e fino al 22 marzo che delle indicazioni del ministero ai vertici degli uffici giudiziari di favorire i rinvii dei procedimenti non urgenti a dopo il 31 maggio.