Ve ne state a casa vero? Mi raccomando. Il nemico da battere qui è la curva dei contagi. Se è verticale e ha un picco in tempo molto ravvicinato manda in pappa le strutture sanitarie. Più si spande in orizzontale, invece, e meno andiamo sotto stress come sistema di cura. Mi informano intanto che stanno potenziando le rianimazioni. Bene. Diamoci e diamogli tempo. Ergo, a casa.
E tempo ci vorrà, ancora. Non finisce in due settimane. Dunque usiamolo bene:
– primo stando a casa, riducendo al minimo le possibilità di contagio. Così aiutiamo la Sanità, che ci sta aiutando e che dobbiamo aiutare.
– secondo cogliendo l’occasione di questa solitudine, di questa immobilità (che non doveva esserci) per pensare, leggere, scrivere, mandare email che dobbiamo mandare da tanto tempo e che non abbiamo mai scritto. Fabbricare cose con le mani. Studiare. Ascoltare musica. Suonare.
È quello che Marcel Proust avrebbe definito “Tempo ritrovato”, diverso dal “Tempo perduto”.
Serve pazienza e tempo. Mi segnalano questo articolo medici che lo definiscono ben fatto. Atteniamoci alle indicazioni, che sono giuste e servono allo scopo. Ma soprattutto cogliamo l’occasione di questo stop per immaginare oggi quello che avverrà domani.
#stateveneacasa
#fermatevi
#usateiltempoelasolitudine
#nonfateipirla
#iostoacasa