“Coronavirus? Il dato che ha fornito l’assessore alla Sanità della Regione Lombardia Gallera corrisponde alla realtà: il 35% delle persone in terapia intensiva per coronavirus hanno un’età che va da 50 anni a poco più di 60 anni. Anche stamattina abbiamo in cura delle persone giovani”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “Effetto Giorno”, su Radio24, da Francesco Mojoli, responsabile di Terapia intensiva al Policlinico San Matteo di Pavia, l’ospedale presso il quale è ricoverato il “paziente 1” di Codogno, trasferito ieri dalla terapia intensiva a quella sub intensiva.
Il medico spiega: “E’ giovane anche il “paziente 1” di Codogno (38 anni, ndr), così come è giovane la paziente che è stata ricoverata prima di lui qui e che ha 15 anni di meno. Il virus colpisce anche le persone giovani e lo può fare anche nella forma grave, però è ovvio che essere giovani e non avere comorbidità ci dà più chances per superare questa difficile prova”.
Mojoli descrive la situazione dell’ospedale pavese: “Ci stiamo attrezzando, come abbiamo fatto in queste due settimane a partire dal 21 febbraio, ricoverando tutti questi pazienti e creando nuove unità di terapia intensiva dedicate al coronavirus. Fortunatamente inziamo a vedere il successo dei nostri sforzi, perché i pazienti iniziano a migliorare, per cui possiamo trasferirli dalla terapia intensiva a un reparto meno intensivo, in modo da far spazio agli altri. Dai primi casi di isolamento che abbiamo osservato, ci vuole almeno una settimana di terapia intensiva. A volte anche due. E’ molto importante che in questo periodo non sopraggiungano complicanze – continua – Nel nostro ospedale non abbiamo carenze strutturali. Il Policlinico San Matteo è stato una delle prime strutture a reagire a questa emergenza, creando subito una unità di terapia intensiva dedicata e poi replicandola in queste due settimane. Quindi, dai 5 posti letto siamo arrivati a un numero pari a 24. Cerchiamo sempre di anticipare il problema e non farci trovare impreparati”.
Il primario aggiunge: “Non abbiamo neppure problemi di personale, anche perché tutta l’attività elettiva è stata giustamente bloccata. Quindi, abbiamo potuto riconvertire i ruoli del personale sanitario per gestire questa emergenza. Tutti quanti stiamo facendo un grosso sforzo e vedo una grande dedizione e un grosso entiusiasmo tra di noi. Ma so anche che si stanno approntando delle misure finalizzate ad le strutture che stanno maggiormente sostenendo il peso di questa emergenza, come nuove assunzioni e trasferimenti di medici. Alcune strutture, sia private, sia pubbliche, ci stanno chiamando dicendo che sono a disposizione per “prestarci” i loro medici”.
Infine, Mojoli rivolge un appello ai cittadini: “Noi personale sanitario stiamo facendo la nostra parte tra le mura dei nostri ospedali. Ci stiamo mettendo tutto l’impegno possibile, ma abbiamo anche bisogno dell’aiuto e della collaborazione del cittadino comune. E questo significa adottare il più possibile comportamenti che limitino l’aumento dei nuovi contagi. Qualche giorno fa ho detto che avremmo fatto tutto il possibile e anche l’impossibile. Però non si deve esagerare, eh“.