Intro: La cravatta di Pardo – Ci voleva il Coronavirus perché sbucasse la più azzurra delle sorprese marzoline. Manca pochissimo al cambio degli armadi. Giusto una decina di giorni, ma Pier Don King Pardo ha voluto stupirci con effetti speciali. Tikitaka in versione ospiti ad un metro e ottanta di distanza l’uno dall’altro è anche quella in cui il conduttore esibisce l’acquisto insperato per Natale. Il pacchetto arrivato di straforo dai parenti che non vedevi da anni. Il dono infiocchettato della perfida suocera. È il cravattone azzurro partenopeo, più Felice Caccamo che Luigi Necco, a distrarci ad ogni piano americano che il nostro ruba allo svagato Mughini, al malandrino Bobo Vieri. Una battuta di Giorgio Gori, con o senza tampone, e sbam il cravattone liscio liscio, stretto stretto, lungo lungo, appena un millimetro sopra la cintura, buca lo schermo. Un’espressione corrucciata di Carlo Pelegatti e sbam Pardo ti piazza l’oggetto del desiderio che ad un certo punto diventa sciarpa Pierre Cardin finita ammollo nel Golfo di Sorrento. Il tema del giorno non c’è, o c’è già stato, o l’hanno masticato e digerito, e Pier capisce che per stare lì in onda, barra dritta e via andare, anche una cravatta può far primavera.
Primo brano: il ballo di Sabatini – “Come passiamo questi giorni dentro casa?”, si chiede Pardo durante Tikitaka. Eh già, le soluzioni sono tante. Libri, film, telefonate, chat, Pornhub. Oppure Sandro Sabatini. L’ospite fisso quando la zona rossa si restringe. Lui è pronto sempre. L’avevamo scritto qualche tempo addietro. Lo puoi sempre chiamare all’ultimo istante. Sandro è sempre lì “che gira per i corridoi Mediaset tutto il giorno con la chiavetta aziendale da credito illimitato alla macchinetta dei caffè”. Probabile che tra domenica e lunedì i fornitori di macchiatone abbiano rallentato, per ovvi motivi, il servizio. E Sabatini si è ritrovato libero come un passerotto nel bosco. Eccolo domenica sera nel rinnovato studio di Pressing – Serie A modello Il pranzo è servito. Tanti bei piattoni impilati a sostituire la postazione di Giorgia Rossi e a fare da appoggio/scrivania agli ospiti come dall’indimenticabile Corrado. Sabatini è uno che i programmi li dovrebbe condurre. Altro che De Coubertin. Il tocco modesto per asfaltare gli assonnati colleghi di sedia, domanda autoproposta e poi palla sugli spalti, è impagabile. “Che la Juventus abbia vinto le due partite con l’Inter significa qualcosa? Secondo me sì. Credo sia un argomento di normale dibattito ad alto livello con opinionisti del calibro di Beccalossi e Tacchinardi (lì di fianco a lui ndr) sia a livello dei tifosi”. Il saettante occhio azzurro, strage di cuori nelle balere pistoiesi, non si ferma davanti a nulla. Nemmeno 24 ore dopo, ancora ingabbiato tra i corridoi Mediaset riappare sul divano di Pardo. E subito mostra la stoffa del polemista nudo e crudo, alla Sgarbi per intenderci. Di fronte alla chiusura volontaria di 800 bar e ristoranti di Bergamo per le disposizioni sul Coronavirus Sabatini tira dritto verso la porta per poi aprire la polemica sulla fascia: “È bellissimo ascoltare questo messaggio, spero sia vero al 100% e che lo facciano per responsabilità e dovere. Perché io conosco altri amici che chiudono perché non ce la fanno a pagare gli stipendi”.
Secondo brano: Evaristo dance – Quando c’è Beccalossi c’è casa (bresciana). Evaristo in tv, tutto sicumera e gingerino al bancone della schedina del Totocalcio, lo sdoganò Paolo Rossi in Su la testa. Lo fece apparire in una gag storica, modello Io e Annie. Paolino a lamentarsi dei due rigori sbagliati in semifinale di Coppa Uefa nell’82, contro lo Slovan Bratislava. E all’improvviso il Becca sbuca da dietro le quinte. Prende l’orecchio del comico e dice: “E adesso?”. Da lì Beccalossi non è più cambiato. Sempre uguale da 25 anni. O meglio, giusto via i riccioloni Valderamma per una rasatura Ronaldo (Luis Nazario de Lima non Cristiano) oggi leggermente brizzolata. Evaristo è un altro di quelli che nel caos domenicale, Serie A chiusa o non chiusa, zone rosse a chiazze zona rossa tutta l’Italia, è rimasto senza lasciapassare per tornare a Brescia. Lunga la giornata del nostro. Al pomeriggio è stato ospite di Quelli che il calcio. Letteralmente surclassato da Luca e Paolo, Enrico Bertolino, Mia Ceran e compagnia, Evaristo ha fatto da comparsa silente per tre ore. È apparso giusto un attimo mentre degustava un piatto di casonsei, e poco dopo mentre schiacciava un ricostituente pisolino post prandiale. La domenica è poi continuata con i riflettori di Pressing – Serie A. Il cuore nerazzurro ferito di Beccallossi si è potuto così esprimere in libertà assoluta con quelle sue tipiche affermazioni antesignane del rap della Val Trompia: “Dybala deve stare in posizione… vanno lasciati liberi… tenendo presente… i cavallini di razza vanno lasciati liberi”. Evaristo pensiero che si è poi superato parlando di Lukaku addirittura in una sorta di monologo introspettivo shakespeariano: “A volte mi trovo a dialogare… si però Becca non è un fuoriclasse… perché io nella mia squadra lo vorrei sempre… credo che il problema di stasera è che aveva qualche problema… non era… perché anche se lui non fa la grandissima… però sul piano dell’impegno… non credo che uno… che con le squadre piccole è protagonista… non ci credo”.
Gran finale: la canzone di Spadafora – Carta vince, carta perde. Stadi chiusi e stadi aperti. Il ministro Spadafora e la sua domenica bestiale. Rincorre ogni tv, ogni canale, ogni schermo, ogni radiolina di Tutto il calcio minuto per minuto. E allora tutti lo ospitano. A Quelli che il calcio alle 15 è in diretta telefonica. Imbestialito. Imbufalito. Incavolato nero. Con chi? Con loro, quelli là, gli altri… Alle 18 appare in video a 90esimo minuto. Motivo? Aveva dimenticato che due giorni prima il campionato si faceva a porte chiuse, poi a porte aperte ma con le mascherine indossate al contrario, poi partite in chiaro ma senza audio, poi con pubblico cartonato tutti stretti in tribuna, poi a porte chiuse ma con telefonini spenti… (ad libitum).