Il più è prenderci la mano. Intanto trovare la location. Il posto adatto. L’angolino dove non si veda lo stendino, che ormai è uno di famiglia e io manco lo noto più, oppure le ciabatte buttate nell’angolo, la vestaglia, due unicorni di peluche. Poi tocca guardarsi prima allo specchio. Diamoci una pettinata, dài. Ossignore che occhiaie, ma ‘sto ciuffo? Non c’è verso di farlo stare? Pazienza, passiamo oltre, cominciamo.
All’inizio c’è questo senso di straniamento. Di spaesamento. Questa alienazione. E poi il silenzio, quello sì che è strano. E diciamocela tutta, la cosa peggiore è che mi sento un po’ cretina a parlare da sola in una stanza, non che io non sia una che parla da sola, ma farlo per ore non mi era ancora capitato. E si vede che c’è una prima volta per tutto. No, ripensandoci non è il parlare da sola, la cosa peggiore. E’ l’effetto tutorial. Si accende la lucina e io non so come iniziare, tipo “ciao ragazzi, oggi vi spiegherò…” …ma vi spiegherò cosa? Come stendere il fondotinta in crema? Come bruciare la superficie della creme brulè? Come costruire un centrotavola con i tappi di sughero? Meglio di no, sono un’incapace in tutte queste cose, e loro finirebbero per dar fuoco al centrotavola di sughero cospargendolo di fondotinta e incendiandolo con la fiamma ossidrica che si usa per la crema catalana.
Naturalmente il più è vincere l’imbarazzo. Guardare la videocamera, che tanto non devo tenere d’occhio se quello là nel terzo banco fa di nascosto i compiti di inglese o se sotto alla cuffia della felpa quell’altro sente la musica. O se mangiano. Sicuro che mangiano, anche a casa, quando e se guardano il video. Forza, ci vuole lo sguardo fiero. Un bicchiere d’acqua vicino. Sarebbe meglio un prosecchino, ma diamo il buon esempio. Colpetto di tosse tattico e voce disinvolta.
E siamo alla voce. Ommioddio, ma davvero ho questo accento? Ho le vocali così larghe, da piemontesina bella, le piace la meeenta? Davvero quando parlo ho questo suono stridulo e fastidioso, quando leggo i versi di una poesia con quello che credevo fosse un accento ispirato degno del miglior Gassmann sembro invece Amanda Lear con la raucedine che declama Dante? Com’è che Manzoni non è ancora uscito dal sepolcro e non è venuto a prendermi a calci, sentendomi leggere a voce alta? Anima nobile, il Manzoni. Non come me, che alla fine li minaccio di bocciature e torture medievali se oseranno screenshottare un fotogramma e trasformarlo in un meme. Lo so che finirà così. Lo dico sempre, io, “non meme ma opere di bene”.
Il bello è che poi, come in tutte le cose, ci si dimentica delle difficoltà iniziali. Si comincia a prenderci la mano. Arrivano i commenti dei ragazzi, arrivano i compiti. Ommioddio, io l’avevo detto soltanto alla fine del video, quali fossero i compiti da fare, e quindi l’hanno visto! Arrivano i messaggi, i commenti. Le domande. E allora funziona, e allora non c’è imbarazzo che tenga. Youtuber, fateci posto, che stanno arrivando i prof.
*professoressa presso l’Istituto professionale Lombardi (Vc). Autrice della pagina Facebook Portami Il Diario