Società

Coronavirus a Milano: babysitter, spesa a domicilio e consulenze gratis per “mutuo soccorso”. “Tutti possiamo fare qualcosa”

Ri-Make, spazio occupato a Bruzzano, periferia Nord, offre questi tre servizi a chi ne fa richiesta nel quartiere: Marie, ricercatrice, Piero, dipendente comunale, e Roberto, sono i tre referenti, affiancati da chi vorrà unirsi alle attività di volontariato. "La riduzione dei rischi non deve ricadere sulle fasce più fragili ed economicamente precarie"

“Siamo in emergenza sanitaria, dobbiamo essere responsabili e prendere tutte le precauzioni del caso. E in tutto questo prenderci cura degli altri“. Piero è un dipendente comunale: il suo numero di telefono è scritto su un volantino online di Ri-Make, spazio “di mutuo soccorso” a Bruzzano, periferia Nord di Milano. È il referente del servizio di spesa a domicilio che è parte del progetto “Non sei sola, non sei solo” e include anche la possibilità di babysitteraggio gestita da Marie, ricercatrice, e quella di consulenza legale per lavoratori coordinata da Roberto, sindacalista. Attività di volontariato offerte per rispondere ai bisogni del quartiere, servizi che, spesa a parte, esistono già da un anno nelle aule occupate dell’ex liceo Omero. Ma se prima erano sporadiche ora diventano quotidiane, per “non lasciare indietro nessuno” e perché “una vera riduzione dei rischi non ricada sulle fasce più fragili ed economicamente precarie”.

Nell’ex liceo, normalmente, vengono organizzati da “giovani, meno giovani, lavoratori e precarilezioni di italiano per stranieri, pranzi sociali alla domenica, mercatini, dibattiti, teatro. Attività di aggregazione sospese fino a data da destinarsi, ma l’emergenza coronavirus ha fatto emergere canali nuovi per garantire assistenza e aiuto a chi ne ha bisogno. “Abbiamo già ricevuto 15 richieste per una babysitter a domicilio, ma ancora più chiamate da parte di volontari che in questo momento vogliono dare una mano – spiega Marie -. Prima di proporci abbiamo chiesto al nostro legale, che ci ha confermato che si tratta di un’attività di necessità che possiamo fornire visto che ci sono tanti genitori che continuano a lavorare senza avere la possibilità di lasciare figli ai nonni. Finora ci hanno contattato famiglie monogenitoriali, che hanno figli disabili e donne in difficoltà”. Ma anche chi lavora ha bisogno di assistenza “perché lo smartworking – precisa Roberto – diventa difficile se hai i bambini a cui badare”. Tante le persone che si offrono volontarie. “Ci sono giovani universitari che in questo momento non devono seguire lezioni, ma soprattutto educatori ed educatrici precari e che al momento, a differenza degli insegnanti, non vengono pagati. Offrono le loro competenze gratuitamente, è straordinario“. Tutto, precisa Maria, “nel limite delle precauzioni indicate” e mettendo in contatto “persone vicine nel quartiere per garantire spostamenti limitati”.

Marie e i volontari si stanno coordinando in base a richieste e disponibilità, stesso meccanismo per la spesa a domicilio, servizio appena lanciato. “Anche se ci sono parrocchie e amministrazione, sappiamo che esistono persone sole che non accedono ai servizi – spiega Piero -. Le vediamo anche la domenica, quando facciamo il pranzo sociale, dove trovano un momento di socialità e di inclusione. Adesso questa iniziativa, come le altre attività culturali del nostro spazio sono sospese, ma noi ci siamo per aiutare. È tutto molto semplice: ci chiamano, andiamo a comprare quello che serve nei negozi di prossimità, nel quartiere. Abbiamo una macchina per le consegne, in modo da evitare i mezzi pubblici. Poi lasciamo la spesa davanti e casa, e troveremo un modo altrettanto facile e sicuro per il pagamento della spesa. Non si tratta di accettare norme o divieti, ma di capire che siamo in emergenza e che possiamo anche inconsapevolmente essere vettori di diffusione. Qualcosa nel nostro piccolo lo possiamo fare”. La pensa così anche Roberto, sindacalista di Sial Cobas disponibile “per chi è senza stipendio o rischia di perdere il lavoro” a causa dell’emergenza. “Vogliamo dare continuità allo sportello fisico che gestivamo a Ri-Make: possiamo farlo al telefono adesso poi, quando potremo, organizzeremo anche incontri di persona. Il servizio è appena partito e per ora ho ricevuto due chiamate”. Chi erano? “Partite Iva nei settori pubblicità e comunicazione. Mi hanno chiesto di fare girare il curriculum, per cercare di capire se c’è qualche lavoro che possono fare”. Vale lo stesso principio degli altri servizi: “Rivendichiamo solidarietà e mutualismo, adesso come sempre non dobbiamo lasciare le persone a macerarsi nella paura”.