Facevano lunghe pause caffè nei diversi bar della città. Ma anche shopping sul corso Garibaldi. A volte andavano a fare la spesa o si dedicavano addirittura ad altre attività lavorative. Ai 22 dipendenti della Città metropolitana di Reggio Calabria la guardia di finanza ha notificato l’avviso di conclusione indagini per truffa ai danni dell’ente di appartenenza.
Coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Paolo Petrolo, l’inchiesta si riferisce al 2016 e 2017. È durata circa tre mesi nel corso dei quali le fiamme gialle hanno eseguito numerose riprese video, pedinamenti e servizi di osservazione che hanno consentito di smascherare la truffa posta in atto dai 22 dipendenti pubblici.
Stando alle indagini della guardia di finanza, guidata dal colonnello Flavio Urbani e dal maggiore Giovanni Andriani, gli indagati avrebbero messo in piedi un “collaudato sistema basato su favori reciproci ed espedienti per attestare la presenza lavorativa presso gli uffici dell’ex Provincia di Reggio Calabria”. In sostanza, riuscivano ad assentarsi indisturbati dal luogo di lavoro anche per diverse ore al giorno. C’era chi non andava proprio in ufficio pur figurando regolarmente in servizio.
Gli inquirenti hanno riscontrato atteggiamenti di radicata complicità tra i singoli indagati. Il tutto – sottolineano gli investigatori, “per perseguire personali benefici, in un clima di cronico disinteresse per le funzioni pubbliche svolte e di totale assenza di senso del dovere”. Il “collaudato sistema” dei dipendenti consisteva nella raccolta, a rotazione, di più tessere magnetiche vidimandole per certificare la presenza del personale. Un indagato timbrava il badge e gli altri riuscivano a eludere ogni forma di controllo interno.
Stando all’indagine, ciascun dipendente arrivava ad assentarsi anche per diverse ore al giorno. Molti impiegati sarebbero giunti la mattina con oltre 2 o 3 ore di ritardo e senza vidimare la propria presenza consapevoli che il collega d’ufficio aveva già provveduto ad attestare per loro l’entrata. Un favore che poi sarebbe stato ricambiato dai colleghi ritardatari all’uscita consentendo agli altri di allontanarsi dall’ufficio prima dell’orario previsto. Nel fascicolo dell’indagine ci sono anche i video di alcuni dipendenti della Città metropolitana indagati che, dopo essersi assentati dall’ufficio, rientravano con le buste della spesa.