Oltre 590 casi positivi, compreso quello del sottosegretario alla salute Nadine Dorries, e 8 decessi. Anche il Regno Unito, che secondo i modelli statistici potrebbe essere 13 giorni indietro rispetto al nostro Paese nell’espansione del contagio, inizia ad aprire gli occhi sull’emergenza Covid-19.
E mercoledì, insieme alla prima manovra finanziaria post-Brexit, ha presentato un piano da 30 miliardi di sterline per supportare il sistema sanitario, le famiglie e le aziende, sebbene nulla sia stato predisposto per prevenire la diffusione dell’epidemia.
Un brusco risveglio anche per la City, nonostante il più deciso intervento pubblico d’oltremanica degli ultimi decenni, e il primo taglio di emergenza dei tassi da parte della Banca centrale dal 2008.
“So quanto le persone siano preoccupate”, ha esordito il ministro delle Finanze Rishi Sunak, in carica solo da poche settimane, davanti al Parlamento. “Quello che tutti devono sapere è che stiamo facendo tutto ciò che possiamo per mantenere questo Paese e le nostre persone in salute e finanziariamente sicure”.
Sunak ha annunciato un piano da 30 miliardi di sterline per contrastare l’emergenza sanitaria, che include 7 miliardi destinati alle aziende e alle famiglie, 5 miliardi al NHS, il sistema sanitario nazionale e un alleggerimento fiscale di 18 miliardi per supportare l’economia.
Le misure comprendono: un nuovo regime di prestito per l’interruzione del lavoro, attraverso la British Business Bank, che permetterà alle aziende con un fatturato non superiore a 41 milioni di sterline di chiedere un prestito fino a 1,2 milioni, con una copertura statale fino all’80 per cento delle perdite; l’intera copertura statale delle indennità di malattia fino a 14 giorni, per le aziende con meno di 250 dipendenti; una sovvenzione da 3.000 sterline a 700.000 piccole imprese, che sarà versata dalle autorità locali, per coprire l’equivalente di tre mesi di affitto; la sospensione per un anno delle tasse sulla proprietà immobiliare a negozi, ristoranti e locali in Inghilterra con un imponibile inferiore a 51.000 sterline, una misura che riguarderà circa la metà di tutti gli immobili commerciali.
Oltre alle misure temporanee per fronteggiare il Covid-19, la manovra prevede ulteriori potenziamenti per il servizio sanitario, che beneficerà di nuovi fondi per circa 6 miliardi. Un primo passo verso l’obiettivo, già portato in Parlamento all’inizio di gennaio, di dotare il NHS di circa 34 miliardi di sterline in più all’anno entro il 2024.
Il budget di quest’anno verrà utilizzato per potenziare i servizi dei medici di base, permettendo 50 milioni di visite in più all’anno, l’assunzione di 50.000 nuove infermiere e un maggiore impegno per il supporto alle persone con autismo e con disturbi dell’apprendimento. Cento milioni di sterline sono invece destinati all’avanzamento dei lavori di 40 nuovi ospedali, i cui progetti sono stati annunciati all’interno dell’Health Infrastructure Plan.
Lo sviluppo delle infrastrutture rappresenta il punto nevralgico della manovra di un governo che al momento intende mantenere in equilibrio la necessità di costruire il proprio futuro dopo il recente divorzio da Bruxelles, e l’emergente questione sanitaria. Il piano presentato da Sunak prevede investimenti per 640 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni: un sostegno pubblico all’economia che triplica la spesa media degli ultimi 40 anni, puntando alla realizzazione di strade e autostrade, case, sviluppo della banda larga e ricerca, raggiungendo il 3% del Prodotto interno lordo.
L’intervento statale più imponente dal 1955 si tradurrà in una stabilizzazione del debito attorno al 75% del Pil, quasi il 10% in più del livello di indebitamento che aveva accolto David Cameron al numero 10 di Downing Street nel 2010, all’indomani dello scoppio della crisi finanziaria globale. Tra i progetti stradali interessati, che riceveranno un totale di 27 miliardi, ci sono l’A66 nel nord-est, la Lower Thames Crossing nel sud-est e l’A303 nel sud-ovest del Paese.
Sono previsti inoltre 2,5 miliardi destinati specificamente a sistemare le buche nelle strade, 500 milioni per portare la rete 4G a una copertura del 95% del Paese, e 12,2 miliardi per la costruzione di 200.000 nuove case popolari. Infine, un messaggio forte e chiaro rivolto alle nazioni costitutive del Regno.
Il Tesoro, già presente in Scozia, aprirà propri distaccamenti in Galles e Irlanda del Nord. E a questi Paesi il governo ha destinato nuovi fondi: 640 milioni di sterline andranno a Edimburgo, 360 milioni a Cardiff e 210 si dirigeranno a Belfast. Poche righe sono invece dedicate al “UK Shared Prosperity Fund”, che nell’architettura post Brexit sostituirà “gli oltremodo burocratici fondi strutturali europei”. Il testo della manovra assicura che i 4 Paesi del Regno vedranno almeno pareggiati i fondi finora ricevuti da Bruxelles, non fornendo tuttavia alcun dettaglio e rinviando a nuovi piani nel futuro.
Misure importanti sono state assunte anche dalla Banca d’Inghilterra. “Un pacchetto tempestivo e incisivo”, lo ha definito il governatore Mark Carney, che terminerà il suo mandato il prossimo 15 marzo, per lasciare il testimone ad Andrew Bailey, numero uno della Financial conduct authority (Fca).
L’istituto centrale ha tagliato il tasso di riferimento di mezzo punto, portandolo allo 0,25% con l’obiettivo di “aiutare le aziende a rimanere in piedi e le persone al lavoro, e prevenire una temporanea perturbazione che potrebbe causare un danno economico di più lunga durata”, ha scritto la BoE. Che punta anche su altre due misure.
La prima permetterà alle banche di prendere a prestito denaro dalla banca centrale a un tasso pari o molto vicino a quello di riferimento per i prossimi 4 anni, per spingere gli istituti di credito a fornire liquidità alle aziende e alle famiglie a tassi inferiori. La seconda taglia invece la riserva di capitale anticiclica allo 0% per le banche esposte a creditori britannici, liberando 190 miliardi di sterline, l’equivalente di 13 volte il finanziamento netto alle imprese registrato nel 2019.
L’azzeramento durerà almeno 12 mesi, e dunque ogni successivo rialzo avrà effetto non prima di marzo 2021. Una netta inversione di tendenza, dal momento che il tasso di riserva si attestava attualmente all’1%, con la previsione di raggiungere il 2% entro la fine del 2020.