In una lettera l'amministratore delegato Louis Camilleri spiega che l'azienda ha messo "in atto misure straordinarie per garantire a tutti condizioni di lavoro più adatte alla situazione", specificando che "se sarà necessario fare di più, lo faremo". Ma il sindacato chiede lo stop della produzione: "Lamborghini e Ducati chiudono, perché noi no? In catena non è possibile mantenere le distanze di sicurezza e non abbiamo le mascherine"
Una lettera inviata a tutti i dipendenti per garantire che “la Ferrari, come sempre, si prenderà cura delle proprie persone”. La firma l’amministratore delegato Louis Camilleri che spiega di avere “messo in atto misure straordinarie per garantire a tutti condizioni di lavoro più adatte alla situazione, senza perdere di vista la continuità aziendale. Ma voglio rassicurarvi: se sarà necessario fare di più, lo faremo”. Nelle ore in cui Conte incontra le parti sociali e annuncia la distribuzione di mascherine e guanti gratis ai lavoratori, cresce la preoccupazione tra i lavoratori nello stabilimento di Maranello, dove l’azienda annuncia di aver ridotto al minimo la presenza dei lavoratori. “La mensa è ancora aperta, ci sono code e c’è chi rinuncia al pasto per evitare di correre rischi – spiega a ilfattoquotidiano.it Pasquale Marano della Fiom, sindacato che nei giorni scorsi ha chiesto il congelamento del premio di produzione data l’emergenza coronavirus -. In catena di montaggio e nei reparti non è possibile garantire la distanza di sicurezza, non abbiamo mascherine. Lamborghini ha già chiuso lo stabilimento di Sant’Agata Bolognese e anche Ducati si ferma almeno fino all’inizio della prossima settimana. L’hanno fatto perché hanno colto la preoccupazione dei dipendenti. Qui in Ferrari cominciamo ad avere paura ad andare al lavoro”. Intanto per lunedì 16 marzo Usi-Cit ha proclamato lo sciopero per lo stabilimento di Maranello perché “ad oggi nessuna mascherina è stata consegnata ai lavoratori, non c’è nessun controllo sanitario davanti alle portinerie e per i trasportatori esterni che arrivano dentro l’azienda e inoltre i lavoratori sono a stretto contatto sulle linee di montaggio. Questa è la situazione che stiamo vivendo”.
La lettera di Camilleri – L’amministratore delegato sottolinea che “quello che stiamo vivendo oggi è un momento in cui qualcosa di molto piccolo, un virus invisibile agli occhi, sta imponendo un cambiamento alle famiglie, alle comunità, a un Paese e probabilmente al mondo intero”. E, aggiunge, “naturalmente anche alla Ferrari“. Per Camilleri “la salute e il benessere delle nostre persone viene al primo posto nei nostri pensieri e non voglio che nessuno di voi possa pensare che queste siano solo parole”, perché, prosegue, “questa emergenza ci sta ricordando qualcosa che forse avevamo dimenticato nel mondo frenetico in cui viviamo: che dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Dei nostri genitori, dei nostri figli, dei nostri amici, di chiunque ci sia vicino”.
Dunque, continua, “i valori umani sono sempre stati le nostre fondamenta ancora più che l’innovazione: passione, rispetto, attenzione agli altri, lavoro di squadra, coraggio” e – conclude – “oggi più che mai questi valori della Ferrari devono restare solidi e aiutarci a vincere anche questa sfida imprevista. E ce la faremo. Insieme”. L’azienda ha inoltre sottolineato che da oggi “la presenza dei lavoratori negli stabilimenti di Maranello e Modena è stata ridotta al minimo, mentre la restante parte dei dipendenti lavora da remoto, in linea con la lettera e lo spirito del decreto. La continuità della produzione – ha proseguito la società in un comunicato – si fonda sulla continuità della catena di fornitura in un contesto estremamente mutevole che, tuttavia, fino a ora non ha comportato delle problematiche per gli impianti produttivi di Ferrari. Ferrari continuerà a valutare l’equilibrio più corretto fra il benessere dei lavoratori, che ha sempre la priorità, e i bisogni dei partner e dei clienti”.
“I lavoratori oggi hanno paura” – In Ferrari, negli ultimi giorni, la preoccupazione è aumentata tra i lavoratori. C’è chi ha deciso di mettersi in malattia, chi di prendere ferie. Ma si tratta di scelte personali e limitate a pochi casi. Fonti tra gli operai a ilfattoquotidiano.it spiegano che la situazione “in questi giorni è di grande tensione”. “In mensa, dove chi ci lavora ha le mascherine, i lavoratori devono lasciare un posto libero a destra e a sinistra quando si siedono. Ma ci sono assembramenti per accedere e c’è chi preferisce uscire, non mangiare in azienda o saltare il pasto – spiega Marano -. Ci chiediamo perché in Ferrari dobbiamo continuare a lavorare quando Lamborghini e Ducati fanno scelte etiche e decidono in nome della sicurezza di chiudere o rallentare fortemente la produzione. Il governo chiede a tutti gli italiani di fare il sacrificio di non uscire, di rimanere in casa, però noi dobbiamo andare in fabbrica. È un controsenso”. Certo, per gli impiegati Ferrari c’è lo smartworking, ma per la produzione no. “In fabbrica è tutto collegato, se vai avanti non puoi isolare dei reparti. Una piccola percentuale di lavoratori si è messa in ferie o in mutua, ma parliamo davvero di scelte individuali che riguardano poche persone. Al di là di quello che è stato stabilito per legge, il tema è uno: bisogna fare una scelta etica perché la gente ha paura ad andare a lavorare”. Sull’urgenza di chiudere le fabbriche, visti gli scioperi di ieri, è intervenuta anche Roberta Turi, segretaria generale della Fiom di Milano: “Non permettiamo a nessuno – tanto meno a chi, come i dirigenti delle associazioni datoriali sta asserragliato in ufficio e invia proclami in teleconferenza – di spiegarci che in questo momento la priorità è produrre lavatrici, bulloni o sedili per la Ferrari e la Lamborghini. Si facessero un giro in una fabbrica, Marco Bonometti e quelli che la pensano come lui. Per noi – ha detto Turi – la priorità è sempre stata e resta la salute delle lavoratrici e dei lavoratori”.