Fa discutere l'approccio del governo Uk all'ermegenza. Anche se i titoli di prima pagina di quasi tutti i giornali del Regno sono elogiativi. Il premier invita i cittadini a prepararsi a perdere i loro cari
Da un parte il premier Boris Johnson che informa i cittadini che devono prepararsi a perdere i loro cari e dalla stessa il suo consigliere scientifico, sir Patrick Vallance, che dichiara che “circa il 60% della popolazione del Regno Unito dovrebbe essere infettato dal coronavirus” per far sì che la società possa guadagnare una immunità di gregge dai futuri focolai, dato che l’infezione potrebbe tornare “di anno in anno”. Tutto questo mentre nel resto d’Europa la situazione si aggrava di ora in ora.
Fa discutere l’approccio del governo Uk all’ermegenza. Anche se i titoli di prima pagina di quasi tutti i giornali del Regno sono elogiativi. Il Times definisce “solenne” il suo intervento, il Daily Mail parla di parole “cupe”, ma “severe”, il filo-conservatore Daily Telegraph dà credito allo sforzo di rallentare il virus per ora attraverso misure solo intermedie (come quella d’indicare l’auto-isolamento obbligatorio in quarantena per una settimana a chiunque abbia nel Paese sintomi di febbre e tosse persistente); solo il filo-laburista Daily Mirror si chiede perplesso in apertura se questo approccio attendista sia “sufficiente”; mentre il liberal Guardian sottolinea le critiche di una parte del mondo medico-scientifico e le differenze con i provvedimenti più drastici – tipo chiusura delle scuole – di altri Paesi. L’Express cita tuttavia i toni non edulcorati di Johnson come “un esempio di leadership”. Mentre HuffingtonPost Uk riconosce al premier “una severità e una serietà” inaspettate.
Intanto il numero di casi confermati nel Regno Unito ha raggiunto quota 590 – un aumento di 134 in 24 ore, anche se Vallance ritiene che il numero effettivo di persone infette nel Paese, al momento, potrebbe essere compreso tra 5.000 e 10.000. Secondo l’esperto la maggioranza della popolazione inglese, pari a oltre 65 milioni di persone, dovrebbe essere infettata dal coronavirus per far sì che si riduca il rischio di diffusi focolai futuri. “Pensiamo che questo virus probabilmente si presenterà di anno in anno – ha fatto notare – diventando come un virus stagionale. Se la comunità ne diventerà immune, questa rappresenterà una parte importante del controllo a lungo termine. Circa il 60% è la percentuale necessaria a ottenere l’immunità di gregge”, che solitamente si raggiunge attraverso la vaccinazione di massa, non le infezioni dirette.
Il piano del governo, l’idea più “sensata” quindi sarebbe quella di provare a teleguidare il tutto attraverso misure parziali e graduali, affinché il picco dell’epidemia arrivi un po’ per volta, verso la stagione estiva calda, fino a toccare complessivamente il 60% della popolazione diluendo l’impatto sia sul sistema sanitario, azzoppato da anni di tagli, sia sull’economia in tempo di Brexit. Un’analisi d’impronta pragmatica, che alcuni specialisti e una parte dei giornali sposano. Ma che altri, inclusi l’ex ministro della Sanità Jeremy Hunt e non pochi medici, giudicano avventata, quando non cinica, parlando di risposte troppo lente “a quattro settimane” dalla prospettiva di uno scenario italiano anche sull’isola.