Dalla Puglia che ha affidato il coordinamento all'epidemiologo Pier Luigi Lopalco alla Sicilia che ipotizza di allestire un ospedale all'interno di una nave da crociera, le sei regioni del Sud trattengono il fiato e accelerano nel caso i numeri dovessero ingrossarti a dismisura rispetto ai 439 casi registrati fino a giovedì sera. Fino a poche settimane fa i posti in terapia intensiva disponibili in tutto il Mezzogiorno erano 1.076, ma tra accordi con la sanità privata e potenziamento delle strutture pubbliche a breve ce ne saranno altri 510
Una corsa contro il tempo nella speranza che i contagi rallentino e i piani d’emergenza che si stanno definendo riescano a reggere l’urto con il picco che, ne sono certi tutti, arriverà tra molti giorni. Dalla Puglia che ha affidato il coordinamento all’epidemiologo Pier Luigi Lopalco alla Sicilia che ipotizza di allestire un ospedale all’interno di una nave da crociera, le sei regioni del Sud trattengono il fiato e accelerano con riordino e riapertura degli ospedali, nuove forniture e assunzioni di personale per permettere ai sistemi sanitari di poter gestire il diffondersi dell’epidemia di coronavirus se i numeri dovessero ingrossarti a dismisura rispetto ai 455 casi registrati fino a giovedì sera. Fino a poche settimane fa i posti in terapia intensiva disponibili in tutto il Mezzogiorno erano 1.076, ma tra accordi con la sanità privata e potenziamento delle strutture pubbliche a breve ce ne saranno altri 510, poco meno del 50 per cento in più. Un risultato raggiunto in appena 15 giorni e che va avanti, augurandosi che nel frattempo la ‘blindatura’ decisa dal governo freni o almeno diluisca nel tempo le positività.
Puglia, la task force guidata da Lopalco e il sostegno dei privati
Una delle prime regioni del Mezzogiorno ad aumentare la capienza dei reparti è stata la Puglia. La task force costituita dal governatore Michele Emiliano partiva da una base di 150 letti nei reparti di terapia intensiva. Si è già arrivati a 209 e si conta di raggiungere i 300 posti. Si è riusciti a ricavare, inoltre, altri 680 posti letto per chi necessiterà di ospedalizzazione dopo aver contratto il Covid-19. Al vaglio c’è anche la riapertura degli ospedali di San Pietro Vernotico e Terlizzi per chi sarà in via di guarigione, mentre la sanità privata è disponibile a fornire altri 495 letti. Da qui, i calcoli illustrati mercoledì dalla Regione Puglia che ha affidato il coordinamento all’epidemiologo brindisino Pier Luigi Lopalco. La previsione è di un picco di contagi tra fine marzo e gli inizi di aprile: l’obiettivo è contenere a circa 2000 i casi di positività. Per metà di questi, viste le percentuali finora registrate nello ‘scenario Lombardia’, dovrebbe essere sufficiente l’isolamento domiciliare. Per la restante metà sarà necessario il ricovero, nel 15% dei casi in terapia intensiva. Se le previsioni verranno rispettate – al momento sono 98 le persone infette – il sistema sanitario pugliese reggerà l’urto.
La corsa della Calabria per quintuplicare i posti
La governatrice Jole Santelli era stata chiara nelle scorse settimane: “Una sanità come quella calabrese, vessata da anni da tagli selvaggi, non è in grado di reggere una situazione di totale emergenza”. Così, nonostante giovedì pomeriggio si contassero solo 33 casi, è già partita la corsa per aumentare i posti disponibili nelle terapie intensive degli ospedali. La base di partenza era 107 in 12 strutture: Cosenza la città più protetta con 17 posti, l’ospedale di Castrovillari come fanalino di coda con appena 2 letti. È quindi scattato il piano di emergenza approntato dal commissario straordinario Saverio Cotticelli che prevede l’attivazione di 400 posti in caso di necessità. Altri 90 letti saranno approntati nella zona nord tra Cosenza, Castrovillari, Rossano, Cetraro, il Pugliese Ciaccio di Catanzaro, il Mater Domini di Catanzaro, Lamezia, Crotone, Reggio Calabria, Polistena e Vibo Valentia. Altri 110 nell’area nord verranno allestiti nelle strutture di Paola, Rogliano e Rossano, mentre 100 posti saranno a disposizione dell’area centro nelle strutture di Germaneto e Tropea. Nell’area sud saranno attivati 100 posti negli ospedali strutture di Gioia Tauro, Locri, Melito Porto Salvo. La Regione ha anche strutturato un piano per le quarantene che prevede l’utilizzo, oltre ad ambienti di proprietà regionale, anche una collaborazione con l’Agenzia dei Beni Confiscati e l’Esercito per individuare strutture idonee.
In Sicilia l’idea di un ospedale galleggiante
L’ultimo passo del governatore Nello Musumeci è stato quello di iniziare a pensare a un piano B di fronte all’offerta attuale del sistema sanitario regionale e tenendo presente i massicci rientri dei fuorisede dalle regioni del Nord durante le ultime settimane, nonostante ad oggi i contagi sull’isola siano 111. “Ho parlato con l’Autorità portuale di Palermo che mi conferma esserci un armatore disposto a mettere al molo una nave crociera con un centinaio di posti letto e personale sanitario”, ha spiegato negli scorsi giorni. Un ospedale galleggiante, insomma, qualora il piano d’emergenza già attivato non dovesse essere sufficiente a contenere la possibile ondata di contagi. La Regione, intanto, ha chiesto aiuto anche alle cliniche private. Come spiegato da Ilfattoquotidiano.it negli scorsi giorni, infatti, le strutture sanitarie siciliane dispongono di 252 posti letto in reparti di Malattie infettive. Solo il 25% però è in isolamento, oltretutto concentrati soprattutto nella provincia di Catania e quasi già saturi prima della pandemia. Su base regionale, invece, i posti letto in terapia intensiva sono 346, ma appena 50 in isolamento. E la distribuzione non è omogenea sul territorio: Enna conta appena 6 posti, Caltanissetta 12 posti, a Ragusa e Messina sono 16, idem ad Agrigento, che però non ha un reparto di Malattie infettive, 13 ne ha a disposizione Trapani, 18 la provincia di Siracusa.
La Campania si prepara per reggere 3mila contagi
Trenta milioni di euro sul piatto per passare da 320 a quasi 500 posti in pochi giorni. Così la Regione Campania ha deciso di prepararsi alla possibilità di un incremento delle positività al coronavirus assai maggiore rispetto ai 200 pazienti infetti registrati fino a giovedì pomeriggio. Se la crescita dovesse diventare esponenziale, sarà necessario implementare i reparti di terapia intensiva e il piano ideato dal governatore Vincenzo De Luca si sta strutturando su una scenario di 3mila contagiati totali, con la possibilità di trasformare l’ospedale Loreto Mare e il Cotugno di Napoli in Covid hospital.
La Basilicata ha 49 posti in terapia intensiva: “Ci stiamo attrezzando”
Due reparti di malattie infettive per un totale di 30 posti letto, altri 49 pazienti che possono essere assistiti in terapia intensiva. Come spiega a Ilfattoquotidiano.it Ernesto Esposito, responsabile della task force per contrastare il coronavirus, sono questi i numeri che la Regione Basilicata può schierare: “Ci stiamo attrezzando per fronteggiare un’emergenza simile a quella della Lombardia, il piano è in via di definizione in questi giorni”. E sarà attivo celermente, promette, anche se ad oggi la sua regione è la meno colpita d’Italia con 8 positivi: “Contiamo di completare l’80% del piano in 7-10 giorni, per il restante 20 per cento ci vorrà un po’ più di tempo”.
I 30 posti del Molise, che valuta la riapertura di 2 ospedali
Trenta posti disponibili tra pubblico e privato, con la possibilità di arrivare a 45. Il Molise – che finora ha registrato 16 contagi – parte da questi dati e per questo ha predisposto il piano per la riapertura di due ospedali in caso di necessità. Si tratta delle strutture di Larino e Venafro, che si aggiungerebbero al Veneziale di Isernia, al Cardarelli di Campobasso e al San Timoteo di Termoli. Al momento i privati – gruppi Neuromed e Cattolica – hanno dato il via libera a 17 posti di terapia intensiva. Nel dettaglio – come spiegano i media regionali – si tratta di 11 letti nell’Irccs di Pozzilli, quattro dei quali in sub-intensiva, e di altri 6 al Gemelli Molise. Una dotazione che, in caso di necessità, potrebbe ancora aumentare. Nei due centri privati verrebbero ospitati i pazienti che necessitano di essere curati in terapia intensiva ma non sono affetti da Covid-19, così da trasformare le strutture pubbliche in hub per la cura del coronavirus.
Hanno collaborato Vincenzo Iurillo e Lucio Musolino