“Abbiamo davanti giorni, non mesi”. La voce del professor Vincenzo Montesarchio, direttore dell’Unità di Oncologia dell’ospedale dei Colli di Napoli, è pacata e infonde sicurezza. Ma si avverte comunque un’urgenza. Bisogna portare a termine prima possibile “uno studio clinico con criteri stringenti e controlli” degli effetti del Tolicizumab, l’anticorpo monoclonale autorizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide, che da sabato ha iniziato a essere utilizzato dai camici bianchi napoletani per tirare fuori dalla terapia intensiva i pazienti ricoverati con Covid 19 nell’ospedale per le Malattie infettive del Cotugno.
Il farmaco è stato somministrato successivamente anche a Milano (San Raffaele), Bergamo, Fano, a Roma (Spallanzani) e verrà anche utilizzato negli ospedali pugliesi come annunciato dal presidente Michele Emiliano. Ma lo studio, dopo il via libera dell’Aifa, riguarderà gli ospedali di Napoli, Modena e appunto l’Istituto romano. “Il virus è veloce e contagioso, noi dobbiamo essere velocissimi. Anche perché – spiega al fattoquotidiano.it – vogliamo trattare pazienti prima che necessitino della terapia intensiva. Avere un paziente vigile e che collabora aiuta. Speriamo di avere al più presto i dati”. I pazienti trattati in Italia al momento hanno tra i 33 e gli 80 anni e proprio da Napoli oggi arriva la notizia che tre sono migliorati. “Da sabato abbiamo trattato sei pazienti tutti intubati. Di questi, tre hanno avuto un miglioramento importante. Il primo paziente ha evidenziato segni di miglioramenti alla TAC di controllo effettuata ieri sera” spiega Paolo Ascierto, direttore dell’unità di immunologia clinica del Pascale che sta collaborando con i colleghi del Cotugno. E si attende di stubare il primo paziente migliorato se rimarrà stabile. Questo paziente è stato “superficializzato”, quindi cosciente. Degli altri tre pazienti, due sono stazionari e uno è stato ritrattato. Le prime notizie che arrivano da Fano e Modena “confermano un trend di massima soddisfacente”.
“La sperimentazione si è allargata ad oltre 50 pazienti in tutta Italia e nel giro di una settimana avremo un’indicazione più ampia – spiegava ancora ieri Ascierto – Stiamo proseguendo su due binari paralleli. La situazione di emergenza ci spinge a usare subito il farmaco e lo possiamo fare anche perché la Roche che lo produce lo ha messo a disposizione gratuitamente su richiesta dei medici. E tutti lo chiedono, perché se il paziente risponde vuol dire che chi è in terapia intensiva ne esce presto e se lo prendi prima non ci vai. Siamo in contatto con gli ospedali del Nord Italia che stanno avviandone l’uso su decine di pazienti. Nel giro di una settimana avremo l’effetto su circa 50 pazienti trattati: se anche la metà di essi avrà avuto forti miglioramenti possiamo essere soddisfatti, perché significa avere in prospettiva bisogno della metà dei posti di terapia intensiva che sarebbero serviti. Ci darebbe una enorme speranza“. La prima risposta positiva sul Tolicizumab è arrivata dalla Cina che ha riscontrato netti miglioramenti in 20 dei 21 pazienti intubati e trattati con il farmaco. Il farmaco non cura il coronavirus ma combatte le conseguenze sul sistema immunitario.
Anche in Puglia verrà utilizzato il farmaco. Ieri c’è stato un incontro in videoconferenza tra la task force regionale per l’emergenza coronavirus e i vertici della società farmaceutica Roche, alla presenza del professore Pier Luigi Lopalco, ed è stata raccolta l’offerta dell’amministratore delegato della società per ricevere gratuitamente il farmaco. Nei prossimi giorni la Regione farà sapere all’azienda il fabbisogno programmato per poter mettere a disposizione il farmaco negli ospedali pugliesi. Intanto l’Agenzia italiana del farmaco sta svolgendo degli “approfondimenti” e “credo che a breve, entro qualche giorno, al massimo una decina, si potrà avere un riscontro sull’uso – diceva ieri in conferenza stampa il commissario Angelo Borrelli -. Vedremo entro breve. Presto avremo il risultato degli studi che si stanno facendo”.
Oltre alla sperimentazione per l’urgenza, se ne sta avviando una, con tempi più lunghi, scientifica: “Servono – spiega Ascierto – dei dati che abbiano pieno rigore scientifico e quindi abbiamo organizzato una task force tra Azienda dei colli e Istituto Pascale, coordinata da Franco Perrone che ha prodotto una bozza di protocollo scientifico e lo ha mandato all’Aifa che deciderà gli step successivi”. In attesa della sperimentazione scientifica, però, il Tolicizumab corre: “I colleghi cinesi stanno continuando ad usarlo gli abbiamo spiegato come lo usiamo e lo stanno facendo. Poi faranno una sperimentazione anche loro ma lo hanno già inserito nelle linee guida mediche del Paese contro il Covid19”.
La malattia scatenata dal coronavirus Sars Cov2 provoca quello che gli esperti chiamato distress respiratorio elevato ovvero una difficoltà a respirare che impone quindi nei pazienti il supporto respiratorio con ossigeno e caschi e nei casi gravi il ricovero in terapia intensiva. Le condizioni critiche dei pazienti non sono solo dovute alla al virus, ma anche a una reazione eccessiva del sistema immunitario che, in alcuni casi, diventa causa stessa di danno e di progressione dei sintomi. Il farmaco in questione modifica la risposta immunitaria, placa il caos che i medici chiamano “tempesta di citochine”, proteine che regolano la migrazione delle cellule immunitarie l’infezione e uno stato infiammatorio che causa danno del tessuto a livello dell’interstizio del polmone. Quindi il farmaco non cura la malattia ma attenua le disastrose conseguenze. Intanto per quanto riguarda la ricerca l’Italia parteciperà da subito a due studi per testare l’antivirale remdesivir. Il virus corre veloce, ma medici e scienziati “sperano” di esserlo di più.