Mafie

Latitante arrestato durante i controlli anti-virus, fa piacere sapere che lo Stato non si ferma

Gli effetti del decreto “Resto a Casa” a quanto pare vanno ben oltre il contenimento del Coronavirus. È proprio a causa del decreto firmato dal presidente Conte, infatti, che è finita la latitanza di Cesare Antonio Cordì, 42enne, boss emergente dell’omonimo clan di Locri, ricercato dallo scorso agosto. Cordì si nascondeva in una villetta isolata di Bruzzano Zeffirio, piccolo centro della Locride.

Non è sfuggito alle forze dell’ordine, presenti in maggior numero sul territorio, il fatto che un signore andasse in quel luogo isolato, nonostante le difficoltà di questi giorni a spostarsi dalla propria abitazione. Fermato dai carabinieri l’uomo si è giustificato dicendo che andava a portare la spesa a un suo amico ma grazie ai suoi spostamenti invece è stato possibile notare che l’amico era il latitante Cordì, che aveva scelto quella casa abbandonata come suo rifugio.

Una notizia che, in un momento in cui ci sono grandi preoccupazioni per il futuro del Paese, fa piacere leggere ed è la prova della forte presenza dello Stato in tutto il territorio nazionale. Oltre alla conferma che ogni latitanza ha bisogno di una rete di aiuti da parte della gente del posto. Ed è su questo punto che bisogna insistere. Passata l’emergenza Codiv-19 bisogna tornare nei territori dove la ‘ndrangheta “resta sempre a casa” ed è servita e riverita purtroppo da molte persone che agevolano così facendo tutto il sistema criminale.

Fa piacere sapere che la macchina dello Stato non si ferma ed è attiva su ogni fronte, anche relativamente al contrasto della criminalità organizzata. In un momento di grande difficoltà molto si è detto in tema di lavoro ma pochi hanno ricordato il grande sacrificio delle forze dell’ordine, anche loro a rischio, impegnati sul territorio. Grazie ai medici, agli infermieri a tutto il sistema sanitario pubblico che con grande fatica sta riuscendo a gestire una emergenza di cui non abbiamo precedenti ricordi. Grazie all’amministrazione pubblica, a tutte quelle persone che per motivi “indifferibili” devono comunque lavorare per assicurare i servizi essenziali.

Sono felice di vivere in un Paese in cui, seppur fra mille difficoltà, si sta contrastando l’emergenza con la verità. Probabilmente alcune misure sarebbero dovute arrivare prima, certamente la comunicazione del governo non è stata impeccabile, ma grazie all’impegno di ognuno di noi possiamo uscire da questo periodo buio.

Ora la speranza è che ci siano adeguate misure economiche anche per i piccoli imprenditori, che sono coloro i quali stanno soffrendo più di chiunque altro in questo periodo. Non lasciamoli soli, soprattutto al Sud. Aggrediamo la mafia sostenendo chi lavora. Forse questa è l’occasione giusta per ripartire, quando tutto sarà finito, con una maggiore consapevolezza e con la convinzione che lo Stato è sempre dalla nostra parte. Perché se non sapremo fronteggiare l’emergenza economica il rischio più grande, nei territorio più a rischio, è che ci sia chi è già pronto a sostituirsi ancora una volta allo Stato.