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Coronavirus, mai come ora il momento richiede gente responsabile. Altro che Lagarde

In mezzo alle tante devastazioni assassine prodotte dalla pandemia in corso, sorge la timida speranza che la nuova peste possa almeno funzionare da classica “scopa manzoniana” dell’inadeguatezza; per liberarci dalla nutrita schiera di pagliacci che occupano da troppo tempo la scena mediatica mondiale.

Perché mai come adesso il momento richiede gente seria e responsabile, non macchiette che per un like o un voto sono pronte a qualsiasi piroetta. Come abbiamo modo di verificare dalle nostre parti anche in queste difficilissime giornate, in cui l’ansia di protagonismo dei Salvini e dei Renzi persegue l’avvelenamento dei pozzi dell’opinione pubblica pur di realizzare miserrimi intenti. Il loro macabro disegno: liberarsi di un premier troppo serio (e troppo popolare) per i loro gusti.

Il tutto accompagnato dalla piaggeria dei corifei con patentino da giornalisti – il coro dei Sallusti-Belpietro-Feltri (con il soccorso non del tutto inaspettato di grandi firme del conglomerato Gedi-Repubblica e del Corriere) – che, per servire al meglio i rispettivi datori di lavoro e blandire il loro target di lettori, scatenano decibel ringhiosamente insensati contro il governo e la sua opera; crocifissa a priori sull’asse che va dall’insufficiente al criminale.

Per non parlare dei pigolii non disinteressati dell’ultima “papi-girl”, che dal buen retiro provenzale vellica i sensi necrotizzati dell’amato, elogiandone le scoppiettanti performance nel terremoto abruzzese (una mastodontica grancassa illusionistica ad uso dei media e a scorno dei sinistrati); a fronte dell’aplomb assennato e coscienzioso del minimalista Giuseppe Conte.

Mentre fa capolino una possibile inversione di tendenza, corroborata da sondaggi che registrano l’apprezzamento espresso dalla pubblica opinione verso i comportamenti affidabili: la speculare condanna di quelli infidi e scorretti.

Intanto il quadro dell’inadeguatezza si allarga a dismisura, con in testa gli atlantici Boris Johnson e Donald Trump; che per giorni e giorni hanno continuato a minimizzare i contagi per non essere costretti a interrompere le loro gag, dovendosi fare carico di problemi non commisurati alla loro unica dote: l’istrionismo.

Nel cast degli inadeguati, di cui sarebbe oltremodo necessario liberarsi, ritroviamo un altro profilo da commedia buffa che calca la scena da decenni: la “signorina grandi firme” con sciarpetta d’ordinanza e coiffure vaporosa, l’attuale presidente della Bce Christine Madelaine Odette Lagarde, nata Lallouette. Per chi l’avesse dimenticato, quella che – pietendone benevolenza e conseguenti cariche – scriveva a Nicolas Sarkozy: “Sono al tuo fianco per servirti”.

Donna in carriera a livelli caricaturali. La tizia che oggi si permette di rappresentare tutto il fastidio del ceto privilegiato, a cui è riuscita ad avere accesso, nei confronti degli outsider disturbatori dei loro sonni beati; blaterando che l’Italia in ginocchio per il coronavirus impari a cavarsela da sola. Al massimo si potrà stampare un po’ di euro per soccorrere i compari di sempre: i banchieri. Quelli già salvati nel 2011 grazie agli interventi dei vari Stati, che poi si spartirono sotto forma di benefit i finanziamenti pubblici. Il mondo degli ottimati a cui le Lagarde sono sempre pronte a reggere bordone.

Perché quelle come lei risultano il non apprezzabile esito del quarantennio NeoLib. La stagione ideologica dell’avidità e del carrierismo, che ha stravolto il movimento delle donne. Il “femminismo liberista” recentemente denunciato Nancy Fraser sulle pagine di MicroMega: “un femminismo che considera le donne semplicemente come un gruppo di sottorappresentate e tenta solo di assicurare a poche privilegiate di poter conseguire posizioni e paghe pari agli uomini della loro stessa classe”.

Non sarebbe male che di questi tempi se ne stessero a casa pure i tipi alla Lagarde. Insieme agli altri clown dello spettacolo indegno di questi anni incoscienti.