“Non si può chiedere agli anziani di restare chiusi in casa senza tenere conto che ci sono persone sole, senza una rete di parenti che possa supplire a quelle necessità quotidiane a cui solitamente provvedevano in autonomia, come fare la spesa ma anche banalmente pagare una bolletta”. Con questo spirito il Comune di Lissone, in provincia di Monza e Brianza, ha deciso di istituire un numero dedicato alle persone con più di 65 anni che si trovano ad affrontare da soli, senza il sostegno di parenti, queste settimane di quarantena, in modo che possano rispettare l’indicazione del governo di restare a casa senza ulteriori disagi. Ma non solo. Le situazioni di fragilità a cui far fronte in questo frangente sono diverse, c’è anche per esempio la mamma sola con i figli piccoli che non può uscire di casa o la persona disabile che ha bisogno dei suoi farmaci. Oltre, ovviamente, alle persone poste in isolamento sorvegliato dall’Ats. Il servizio è partito venerdì 6 marzo, è attivo dal lunedì al sabato dalle 9 alle 18, fino a quando non sarà dichiarata la fine dell’emergenza coronavirus, e consiste principalmente nella consegna a domicilio di spesa (o pasti pronti) e farmaci.
“All’inizio la maggior parte delle chiamate era per chiedere informazioni, quindi c’è stata una prima fase in cui spiegavamo le nuove norme e rassicuravamo le persone dando indicazioni precise sui divieti. Poi però abbiamo iniziato a distribuire i volantini dell’inziativa per la città e così, pian piano, sono incominciate ad arrivare anche le richieste pratiche di chi aveva reale necessità di questo servizio”, spiega il sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi. La gestione è affidata ai Servizi Sociali e alla Protezione Civile che con i suoi volontari si occupa materialmente delle consegne: “Abbiamo deciso di affidarci a loro perché sono persone qualificate che sanno già come muoversi in un contesto delicato come questo, inoltre la loro divisa è ben riconoscibile così che si eviti il rischio di truffe con malintenzionati che si spacciano per incaricati del Comune e approfittano della situazione – prosegue -. Ci coordiniamo anche con le forze dell’ordine e con tutto il centro operativo comunale che ha in carico la gestione dell’emergenza, in modo che tutti i percorsi siano assolutamente tracciati e tracciabili“.
Al numero dedicato rispondono gli assistenti sociali del Comune che si occupano di filtrare le richieste e verificare l’effettiva sussistenza del bisogno, anche se esula dai due servizi principali offerti (consegna a domicilio di spesa e farmaci). “Per esempio, alla signora che ci ha chiamati per chiedere se potessimo andare a ritirarle i vestiti che aveva lasciato in lavanderia abbiamo detto di no, perché non è un’esigenza impellente”, spiega Anna Perico, dirigente settore Famiglia e Politiche Sociali del Comune di Lissone. “A chi invece ci ha chiesto se potessimo prendergli le pile dell’apparecchio acustico perché si stavano scaricando abbiamo detto subito di sì e in giornata siamo andati a comprarle e gliele abbiamo consegnate. Massima disponibilità anche a chi ha magari bollette in scadenza da pagare perché capisco che per una persona anziana non pagarle possa essere fonte di apprensione”.
Per quanto riguarda il servizio spesa, l’operatore che prende la chiamata compila una scheda anagrafica della persona che richiede il servizio e prende nota della lista di prodotti che le servono. “Questa viene trasmessa subito ai supermercati cittadini che si sono resi disponibili per farci trovare la spesa già imbustata, così che i nostri volontari devono solo ritirare i sacchetti e poi possono andare subito a consegnarle. Arrivano sotto casa, citofonano qualificandosi, lasciano la spesa davanti alla porta e poi vanno, in modo da non avere alcun contatto”. Il tutto entro due giorni dalla richiesta. “Qualora la persona non dovesse essere in grado di prepararsi da mangiare da sola, viene inserita invece nell’elenco di consegna pasti pronti a domicilio dei Servizi Sociali”.
Diversa invece la prassi per i farmaci: “In questo caso – prosegue la dottoressa Perico – l’operatore che prende la chiamata chiede prende nota dei medicinali richiesti ma anche del medico di base a cui fa riferimento la persona che li richiede, così da poter avere poi la ricetta. Una volta che questa è pronta, o la Protezione Civile o dei nostri operatori vanno a ritirarla e poi in farmacia a fare gli acquisti. Infine, sempre entro un paio di giorni, consegnano le medicine a chi ne ha fatto richiesta”.
E per i pagamenti? Vista la situazione di emergenza e la necessità di garantire tempi celeri per i servizi, è il Comune ad anticipare tutte le spese. “Non c’era il tempo di organizzarsi con l’Isee o con le altre modalità d’accesso che si usano solitamente per i servizi pubblici ed era fuori discussione chiedere i soldi in contanti per la spesa piuttosto che le medicine – aggiunge -. Così il Comune paga subito per tutti e tiene conto delle spese effettuate per ogni persona tramite un sistema di contabilità che si basa sui singoli scontrini. Poi quanto l’emergenza sarà terminata e si sarà tornati alla normalità tireremo le somme e chiederemo i rimborsi, tenendo conto anche dell’Isee. Se ci sono situazioni di difficoltà ovviamente non chiederemo nulla”.
La risposta della città è stata corale: “Quando il Comune ci ha proposto di collaborare a questa iniziativa abbiamo accettato subito anche se non siamo molti al momento perché molti dei nostri volontari sono over 65 e abbiamo preferito tutelarli”, dice Barbara Signorini, vice presidente della Protezione Civile di Lissone. “Così, abbiamo attivato un tavolo operativo, coinvolgendo i 27 medici di base della nostra città, le farmacie e i supermercati del territorio: tutti hanno dato volentieri la loro disponibilità“, conclude.