A quanto apprende ilfattoquotidiano.it la struttura opererà sotto la supervisione del professor Massimo Andreoni, direttore della Uoc Malattie Infettive del Policlinico. La scelta di Tor Vergata, oltre ad essere fra i poli d’eccellenza sul fronte della cura e della ricerca in virologia, è anche logistica, dovendo dare risposta al quadrante di Roma sud e dei Castelli romani
Una delle due torri del Policlinico Tor Vergata di Roma ospiterà il terzo Covid Hospital della Capitale. Dopo l’istituto ‘Lazzaro Spallanzani’ – che resta hub per il centro Italia – e la clinica Columbus del Policlinico Gemelli, che verrà inaugurata nella mattinata di lunedì, la Regione Lazio è già al lavoro per realizzare il terzo ospedale nel Lazio dedicato alle persone che hanno contratto il Coronavirus e che necessitano di ricovero. A quanto apprende ilfattoquotidiano.it Covid Hospital 3 avrà circa 80 posti letto (da stabilire quanti saranno destinati alla terapia intensiva) e opererà sotto la supervisione del professor Massimo Andreoni, direttore della Uoc Malattie Infettive del Policlinico. La scelta di Tor Vergata, oltre ad essere fra i poli d’eccellenza sul fronte della cura e della ricerca in virologia, è anche logistica, dovendo dare risposta al quadrante di Roma sud e dei Castelli romani, che mostrano una crescita maggiore dei contagi rispetto ad altre zone della Capitale e della regione.
Gli 80 posti del Covid 3 si andranno ad aggiungere ai 300 posti in corso di realizzazione allo Spallanzani (attualmente sono 150) ed ai 122 della Columbus (già pronti 49). Non solo. Altri posti letto – ma senza terapie intensive – verranno ricavati dalla conversione temporanea della Eastman, la clinica odontoiatrica del Policlinico Umberto I, che appositamente per l’emergenza fornirà 25 spazi per chi ha contratto il Covid-19. L’obiettivo teorico della Regione Lazio è raggiungere una copertura ospedaliera che sia in grado di contenere gli attuali, drammatici, dati della Lombardia. Nella pratica, al picco di contagi previsto in settimana, si spera di restare sotto i 600-700 casi totali, per poi vedere gli effetti del lockdown e, eventualmente, aiutare proprio le province lombarde in difficoltà, a iniziare da quelle di Bergamo e Milano.
Tutto ciò mentre anche a Roma prosegue il lavoro per contribuire alla ricerca scientifica sulla cura del Coronavirus. Il Fatto ha riportato la notizia, in arrivo dall’Olanda, della scoperta dell’anticorpo 47D11 che secondo i ricercatori dell’università di Utrecht neutralizzerebbe il virus. Massimo Andreoni, che è anche direttore scientifico della Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali), ammette che “si sta lavorando per capire come e con quali tempi avviare eventualmente la sperimentazione anche in Italia”. “Noi virologi lavoriamo tutti in rete – racconta a Ilfattoquotidiano.it – La notizia è arrivata da 24 ore e la comunità scientifica si sta adoperando per capire come elaborare i dati e aiutare la ricerca”.
Già avviata, invece, la somministrazione del Tolicizumab, il farmaco della Roche per la cura dell’artrite reumatoide, che prima in Cina e poi a Napoli ha dato risultati importanti. Sabato, una delegazione di medici di Wuhan ha portato i propri dati ai vertici dell’Istituto Spallanzani. La sperimentazione è però ancora all’inizio: “Al momento – rivela Andreoni – il farmaco viene somministrato a più di 100 pazienti, ma purtroppo fino ad oggi siamo andati avanti in maniera un po’ garibaldina. Alcuni stanno effettivamente migliorando, ad altri invece, sembra quasi non fare nulla. Dobbiamo capire bene quali sono i soggetti che ne possono beneficiare, serve ancora tempo”.