“Nessuna guerra è stata vinta solo creando ospedali, le armi per vincere sono la quarantena, il contenimento e la sorveglianza attiva”. Andrea Crisanti è il direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università di Padova. Fin dall’inizio dell’epidemia ha sempre sostenuto la necessità di estendere il test del tampone anche agli asintomatici. A partire dall’ospedale di Padova dove “seguendo l’esempio cinese, fin da subito abbiamo controllato tutto il personale e i pazienti per evitare che chi entrasse potesse infettare o essere infettato. È un nostro merito, anche se abbiamo disatteso le direttive ministeriali che non consentivano di eseguire i test sugli asintomatici”. La stessa strategia attuata a Vò Euganeo: “Abbiamo fatto fin dal primo momento tamponi a tutti scoprendo che il 3% della popolazione era positivo, ma che più della metà non presentava sintomi”. L’isolamento degli asintomatici ha fatto sì che a due settimane di distanza: “il numero dei positivi è passato dal 3% allo 0,3% ovvero una riduzione del 90%. Se avessimo questi numeri in tutta Italia, faremmo festa”. La strategia del Veneto adesso è quella di estendere i campioni il più possibile: “Il nostro obiettivo è di passare in una settimana da 1500 a 5000 test. Se non identifichiamo i casi uno per uno, non elimineremo la malattia”.