Originario di Lozza, in provincia di Varese, il sacerdote è stato vicario a Somma Lombardo e a Mezzana ma non ha mai smesso di portare il camice bianco. Ogni estate, infatti, partiva per l’Africa per svolgere del volontariato con l’associazione Cuamm di Padova
L’oratorio è chiuso. Le messe sono sospese. Il catechismo ai ragazzini non c’è più. E così don Fabio Stevenazzi, prete della comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate, ha deciso di tornare a fare il medico, professione che aveva esercitato prima di entrare in seminario.
Da lunedì sarà in forze all’ospedale di Busto Arsizio per dare una mano ai colleghi impegnati nell’emergenza coronavirus. Originario di Lozza, in provincia di Varese, è stato vicario a Somma Lombardo e a Mezzana ma non ha mai smesso di portare il camice bianco. Ogni estate, infatti, partiva per l’Africa per svolgere del volontariato con l’associazione Cuamm di Padova.
Don Fabio è stato in Tanzania e in Etiopia: si è dato da fare con le mamme e con i bambini dell’ospedale San Luca di Wolisso, nel dispensario di Migori e poi all’ospedale Tosamaganga, specializzato nelle emergenze ostetriche. Ora di fronte a quanto sta accadendo nel nostro Paese ha deciso di essere di nuovo in prima linea e di mettersi a disposizione della sanità pubblica.
“Mi sono fatto avanti per dare una mano in un ospedale, durante questa emergenza sanitaria. Mi sono rivolto ai medici di Gallarate che conosco e loro mi hanno indirizzato a Busto Arsizio dove ci sono le maggiori emergenze”, ha raccontato don Fabio ai suoi parrocchiani. Una scelta condivisa dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, sentito dal vicario episcopale di zona e dal parroco di Gallarate, monsignor Riccardo Festa, che ha avuto parole di ringraziamento per il suo curato: “È un gesto importante, che ci sentiamo di condividere. In questi giorni di difficoltà negli ospedali e anche, purtroppo, di sospensione prolungata delle attività pastorali don Fabio ha messo a disposizione la sua qualifica e la sua esperienza di medico. Accompagniamo con stima e preghiera il suo cammino”.
Contattato da ilfattoquotidiano.it don Fabio non ha voluto rilasciare dichiarazioni per rispetto del lavoro dei suoi futuri colleghi medici: “Devo entrare in punta di piedi nell’équipe di coloro che da settimane si stanno già prodigando al massimo delle loro forze e che sicuramente alla fine avranno fatto molto più di me. Tutti abbiamo bisogno di preghiera, forza e coraggio!”. Intanto nei giorni scorsi don Stevenazzi ha conosciuto il suo primario e dopo aver fatto una serie di esami per accertare il suo stato di salute, ha partecipato a un training formativo per conoscere le procedure da adottare in corsia in questa particolare situazione di emergenza.