Gli appelli a donare sangue durante l’emergenza coronavirus non sono rimasti inascoltati, anzi. Come dichiarato dal presidente del Centro nazionale sangue in questi giorni l’afflusso di donatori è stato “impressionante” in tutte le regioni. Le scorte, si legge in un comunicato, sono state ricostituite in tutto il territorio nazionale, assicurando quindi la compensazione interregionale per le aree in difficoltà, e addirittura, sottolinea Giancarlo Maria Liumbruno “la bacheca Sistra che monitora le disponibilità e le carenze regionali, ha registrato un surplus di quasi 900 sacche”.
La solidarietà però “non deve fermarsi”, ricorda Liumbruno. “Il risultato è impressionante per cui bisogna ringraziare i donatori, ma anche tutti gli operatori dei centri di raccolta, dai medici agli infermieri ai volontari delle associazioni e tutto il personale sanitario e non sanitario che lavora presso i servizi trasfusionali e i poli di produzione e qualificazione biologica del sangue”, dichiara il presidente, sottolineando, che a quei 1800 pazienti che quotidianamente hanno bisogno di trasfusione serve continuità. “La raccomandazione è prenotare telefonicamente le donazioni, per permettere una raccolta programmata, che ci consenta di avere scorte stabili, per garantire terapie costanti e adeguate, e di superare l’emergenza legata al coronavirus senza altri momenti di crisi”, specifica.
La risposta eccezionale, addirittura, è arrivata anche in Lombardia, una delle regioni epicentro dell’epidemia da Covid-19, dove sono state raccolte 110 sacche in più da mettere a disposizione per altre regioni. “Tutte le associazioni sono impegnate per garantire che la donazione sia effettuata in maniera sicura seguendo una serie di raccomandazioni a partire dalla prenotazione telefonica, che permette non solo di evitare assembramenti, ma anche di programmare attentamente i flussi”, conferma Gianpietro Briola, portavoce del Civis, il coordinamento delle associazioni e presidente nazionale dell’Avis.
Già nei giorni scorsi si erano registrati dei grandi afflussi di donatori nei singoli centri di raccolta, come ad esempio al Cardarelli di Napoli, dove i donatori avevano addirittura creato una fila, oppure all’Avis di Milano, con il centralino preso d’assalto non solo dai vecchi volontari, ma anche da nuovi potenziali donatori.