A mali estremi occorre rispondere con soluzioni finora impensabili. Davanti a una situazione senza precedenti, con le economie europee che a causa delle misure di contenimento del virus si stanno ritrovando in condizioni “di guerra“, l’Eurogruppo riunito lunedì in videoconferenza ha esaminato anche la possibilità di attivare il fondo salva-Stati Mes, creato nel 2012, per finanziare un piano di interventi coordinato a livello europeo. La notizia, riportata dall’Handelsblatt, segue le indiscrezioni rese note dal Financial Times secondo cui venerdì scorso durante i colloqui preparatori della riunione di oggi questo è stato uno dei principali argomenti di discussione.
E lunedì sera, nonostante non sia stata raggiunta alcuna decisione definitiva, il direttore dell’Esm Klaus Regling ha confermato: “Abbiamo una capacità di prestito non utilizzata di 410 miliardi di euro, circa il 3,4% del pil dell’Eurozona. Abbiamo una serie di strumenti diversi dei quali mai usati. Dunque penseremo, e potremmo farlo insieme alla Commissione, se e come questi strumenti possano essere utili in queste circostanze, molto diverse da 10 anni fa” perché “tutti gli Stati membri continuano ad avere accesso al mercato“.
“Il contenimento forzato sta portando le nostre economie a momenti simili a una guerra. Discuteremo dei prossimi passi e le istituzioni europee studieranno come sconfiggere questa crisi e tornare alla normalità”, aveva anticipato il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, in un videomessaggio diffuso prima della riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze. E tra le possibili soluzioni c’è anche l’attivazione del fondo la cui riforma – ancora da finalizzare e lunedì ufficialmente congelata – lo scorso anno ha causato tante polemiche politiche in Italia. La potenza di fuoco dell’Esm, pari a circa 500 miliardi di euro, potrebbe essere infatti utilizzata per finanziare uno stimolo fiscale a livello di intera Unione.
A chiedere di coinvolgere il Mes nella strategia europea di risposta all’impatto del coronavirus sono stati, in una lettera inviata all’Eurogruppo, anche i Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo, che sottolineano: se la crisi finanziaria del 2008 “ci ha insegnato qualcosa”, è che “la politica monetaria da sola non può bastare e che le misure nazionali non sono sufficienti. Agire velocemente e insieme è la sola risposta efficace ad una crisi che ci riguarda tutti”. Pertanto “serve un piano di ripresa economica” che dovrebbe includere l’azione della “Bce, del Fondo Europeo per gli Investimenti, del Meccanismo Europeo di Stabilità e altri strumenti dell’Unione Bancaria”.
Sul fronte italiano intanto si discute dell’ipotesi, avanzata domenica dall’ex premier Enrico Letta, che la Penisola possa chiedere al Mes l’attivazione di una linea di credito precauzionale, a tassi sicuramente migliori rispetto a quelli pagati ora sul mercato. La Lega e Fratelli d’Italia sono già sulle barricate: per Matteo Salvini la proposta è “insensata” perché “le risorse del Mes, oltre a essere limitate rispetto a quelle di una banca centrale, sono anche prestate a condizioni molto stringenti: i cosiddetti ‘memorandum‘”. E per Giorgia Meloni “sarebbe commissariare il Paese”. Chi è favorevole sottolinea però che in questa situazione di choc esogeno – del tutto indipendente dalle scelte dei governi – si potrebbero alleggerire o eliminare del tutto le clausole di condizionalità.
La disponibilità stessa di una linea di credito dell’Esm, peraltro, potrebbe essere sufficiente (senza nemmeno la necessità di utilizzarla) a prevenire possibili attacchi speculativi sui mercati contro singoli Stati. Anche se occorre, nota il Ft, trovare il modo di evitare che la richiesta di intervento del Fondo “mandi il segnale opposto, che il Paese è sotto stress“. Diversi Paesi ritengono anche per questo si tratti di una mossa prematura. Dunque difficilmente si arriverà a un accordo oggi.